Joan Mir, 23 anni compiuti lo scorso settembre, è il nuovo campione del mondo della MotoGP. Ironia della sorte, il pilota si presenta esattamente come la sua moto: senza spigoli, sotto i radar e senza particolari difetti, ma con tanta consistenza. Il suo titolo mondiale in questo 2020 senza Marc Marquez ha fatto discutere, ma lui sembra procedere dritto per la sua strada in attesa di potersi confermare. Il maiorchino ha da poco rilasciato un’intervista alla testata spagnola Mundo Deportivo, di cui riportiamo qui i passaggi più interessanti.
Quando gli viene chiesto di presentarsi a chi ancora non lo conosce, il maiorchino risponde così: “Sono una persona abbastanza normale e la mia giornata tipo è abbastanza normale. Mi alzo, vado ad allenarmi e faccio quello che mi piace, sono appassionato. Vivo per quello che faccio”.
Tranquillo e metodico, Joan racconta di essersi sempre dedicato con tutto sé stesso nel mondo delle moto: “Ho perso molte esperienze quando ero più giovane perché ho sempre preso le cose molto sul serio, da quando sono piccolo ho pensato che fare festa e tutto il resto non fosse compatibile con questo sport: sono sempre stato molto concentrato sul mio percorso, che ho creduto fosse il solo per arrivare dove sono. E sì, ho lasciato altre cose da parte, ricordo il compleanno dei miei amici di quando ero bambino, andavano tutti alla festa e io no perché dovevo allenarmi. In quei momenti è stata dura, ma in questo momento non mi manca niente, anzi. Penso di vivere una vita molto più intensa di quella che stanno vivendo alcuni miei amici”.
Poi gli viene domandato se le emozioni del primo titolo (in Moto3, nel 2017) e di questo 2020 in MotoGP siano in qualche modo equiparabili. Joan spiega che forse quello a cui tiene maggiormente è il primo (!), ma che doverne scegliere uno soltanto sarebbe impossibile, come chiedere ad una madre quale sia il suo figlio preferito. Ammette, però, che questo titolo in MotoGP gli ha dato più sicurezza per lottare con Marquez nel 2021, anche se il pacchetto moto-pilota non è ancora al suo massimo potenziale: “Ho più fiducia in me stesso, perché quest'anno ho dimostrato di poter vincere il titolo, ma per competere in un Campionato del Mondo con il pacchetto Marquez e Honda dobbiamo migliorare la velocità della moto ed essere un po’ più competitivi, dobbiamo portare a casa più pole position e più vittorie. Abbiamo altri punti di forza come la perseveranza, ma dobbiamo vincere più gare”.
Sulle peculiarità della Suzuki invece, Mir risponde che: “Sono tanti i piloti che partendo 12° già pensano che la gara sia finita. Credono che si possa vincere soltanto partendo davanti, scappando via nei primi giri. Noi non abbiamo un pacchetto abbastanza competitivo da partire dalla pole position, ma abbiamo comunque dimostrato che un titolo si può vincere anche in rimonta. Certo, ci manca la velocità per fare pole position e vincere più gare, ma con la nostra velocità, che non considero certo la migliore, siamo riusciti a vincere un titolo. Se riuscissimo a migliorare sotto questo aspetto avremo più margine degli altri, e potremo vincere altri titoli”.
Poi Joan parla del rapporto con Alex Rins, che durante il primo anno di convivenza era stato piuttosto spinoso, salvo poi risolversi dopo le prime gare del 2020 senza il bisogno che Davide Brivio si imponesse sui piloti: “Davide non doveva parlare con noi. E non gli abbiamo permesso di farlo, perché ci siamo sempre rispettati molto in pista e anche fuori. È vero che poi, quando i risultati sono cominciati a venire fuori poco a poco, sono stato felice di vedere Alex sul podio e penso che lo fosse anche lui, questo ha migliorato il rapporto. Poi c'è sempre rivalità, a volte la stampa carica un po’ le cose, capita di fare brutte dichiarazioni sul tuo compagno di squadra nei momenti in cui bisognerebbe stare zitti. Tutto questo non aiuta ad avere sempre un buon rapporto e ci sono stati commenti che non mi sono piaciuti, ma alla fine conviviamo bene nel box”.
Infine, a Mir viene chiesto se metterà il numero 1 sul cupolino. In molti lo vorrebbero vedere dopo tanti anni (l’ultimo era stato Casey Stoner con la Honda) in cui i piloti hanno preferito tenere il proprio, a cominciare da Valentino Rossi. “L'1 attrae molto anche me - ha dichiarato il maiorchino - Non so cosa farò, la scelta è solo mia. Mi piace molto anche il mio numero, amo vedere il mio numero sulla moto e tanti piloti che hanno fatto la storia hanno deciso di non cambiarlo. Vorrei averli entrambi… Ma un giorno mi alzerò, manderò un messaggio con scritto il numero per il 2021 e lascerò che sia ciò che Dio vuole”.
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