La domenica era il giorno di Dio, prima che la Formula 1 se la comprasse con le pubblicità delle sigarette. Marlboro, scritto a caratteri cubitali, nero su bianco, il rosso intorno. Sulle tute, sulle monoposto, sui cartelloni pubblicitari in giro per gli autodromi di tutto il mondo. McLaren, Ferrari e chiunque andasse veloce, più veloce degli altri, più veloce di tutti, in un periodo in cui "andare veloce" era tutto ciò che di cui era fatta la Formula 1.
Negli anni 70 il tabacco è entrato a gamba tesa nelle sponsorizzazioni della regina del motorsport, diventando il simbolo di un mondo al limite, di eroi bukowskiani, di adrenalina oltre le regole. E a rendere grande quel mito è stato, anche, il pioniere di questa dualità tabacco-velocità: John Hogan, per tutti "Mr Marlboro".
Scomparso il 4 gennaio all'età di 76 anni, Hogan è stato duramente colpito dal Covid-19, e le complicanze del virus lo hanno portato via precocemente.
A ricordarlo, tra gli altri, l'attuale CEO della scuderia McLaren Zak Brown, da decenni colonna portante della Formula 1: “Sono profondamente rattristato dalla morte di John Hogan questa mattina dopo una coraggiosa battaglia contro il Covid. John era un gentiluomo, un pioniere e una leggenda di motorsport e Formula 1. A livello personale è stato per me un brillante mentore e amico”.
Un uomo che ha fatto della sua passione per la Formula 1 la sua fortuna, costruendo un impero partendo da un'idea: quella di unire i vizi e le passioni capaci di rendere l'uomo vivo, seppur al limite. Ideali e se identificati in un solo pilota, forse avrebbero il volto di James Hunt, campione del mondo che - proprio a John Hogan - fu eternamente debitore. Hogan per Hunt, che conosceva dai tempi della F3, fu la spinta per sbarcare in McLaren dopo l'addio di Fittipaldi. Philip Morris e McLaren avevano infatti iniziato un legame di sponsorizzazioni nel 1973, e la riuscita di questo accordo permise a Mr Marlboro di spingere sulla scelta di sostituire Fittipaldi con Hunt, dando al ragazzo l'occasione di vincere il mondiale di Formula 1 nel 1976.
Quello con James Hunt fu solo uno dei tantissimi incontri nel destino di un uomo fondamentale per la crescita della F1, un uomo che per sempre ricorderemo come uno dei pionieri del marketing sportivo ma, prima di ogni altra cosa, come un grande appassionato di velocità.