La notizia del venerdì di Phillip Island della MotoGP fa riferimento a Pecco Bagnaia, rimasto ancora una volta fuori dalla top ten (undicesimo a quasi sette decimi di distacco dal leader Brad Binder) al termine delle prequalifiche. Pecco dovrà quindi passare per la Q1 domattina, proprio come aveva fatto in Indonesia una settimana fa. Tuttavia, è interessante cercare di analizzare il motivo per cui Bagnaia non è riuscito ad esprimersi ai suoi abituali livelli alla prima presa di contatto con l’asfalto australiano: già dal primo turno di libere andato in onda nella nottata italiana le cose non funzionano granché; Pecco chiude undicesimo e si lamenta della scarsa trazione della Desmosedici GP23 in uscita di curva. Nelle prequalifiche – alba italiana e orario post prandiale a Phillip Island – Ducati e Bagnaia si rendono protagonisti di una strategia inusuale, anzi unica: mentre tutti i piloti, da metà sessione in poi, montano la soft al posteriore e scendono coi tempi, Pecco resta in pista con una media usata al posteriore, girando ad un secondo e mezzo abbondante di ritardo dalle migliori prestazioni. Nel box del numero 1 scelgono di montare la morbida al retrotreno e di adottare la configurazione time attack a dodici minuti dallo scadere.
Il primo tentativo termina, guarda caso, con l’undicesimo tempo ad un secondo dalla vetta. Pecco rientra ai box per montare un’atra soft e giocarsi il tutto per tutto nei minuti finali, in un colloquio rapido con Christian Gabarrini – oltre ai problemi in trazione – si menzionano altri difetti della GP23 in ingresso curva, e i meccanici Ducati lavorano sul precarico della forcella. Alla successiva uscita dalla pitlane di Pecco Bagnaia, ecco materializzarsi il momento clou del venerdì di Phillip Island della MotoGP: solamente la Honda di Joan Mir separa geograficamente il leader del Mondiale da Jorge Martin, che intanto ha in cassaforte un 1’28”299, sufficiente per accedere al Q2 con un certo agio. Bagnaia – prima di lanciarsi - si volta, vede Mir e Martin, ma quest’ultimo impiega solamente tre curve per sbarazzarsi della RC213 V, francobollandosi agli scarichi di Pecco. La velocità di Jorge (in corrispondenza del suo nome la tabella dei tempi si accende di rosso) in ingresso curva sembra essere doppia rispetto a quella di Bagnaia, che infatti diventa un ostacolo nell’ultimo settore per Martin, costretto ad abortire. Pecco - a casco giallo – migliora, ma non abbastanza: chiude undicesimo appunto, appena fuori dalla zona salvezza del venerdì. La domanda sorge spontanea: “È pura coincidenza che nei minuti finali Jorge e Pecco fossero in pista assieme, oppure Martín ha aspettato che Pecco uscisse per agganciarsi al suo posteriore e provare ad innervosirlo?”. Tutto è possibile, ma le supposizioni svaniscono di fronte al fatto che Bagnaia oggi, visti gli evidenti problemi con la Ducati e le difficoltà nello sfondare il muro dell’undicesima posizione, non sarebbe comunque entrato in top ten.
Resta qualche dubbio in più, invece, sulla gestione del turno da parte di Pecco e del box rosso. Insistere così a lungo sulla media posteriore in ottica gara potrebbe aver fatto perdere a Bagnaia un po’ di smalto e confidenza nel momento in cui tentare l’assalto al cronometro diventava obbligatorio. Anche perché gli altri avversari – Jorge Martin e Maverick Vinales in primis – che sulla soft hanno macinato più chilometri, dicono che la morbida potrebbe percorrere la distanza di gara senza eccessivi cali. La differenza di grip ai massimi angoli di piega rispetto tra soft e media – secondo gli spagnoli - è talmente ampia che rinunciare alla mescola morbida in Gara sarebbe un vero peccato: significherebbe rinunciare alla possibilità di scappare nei primi giri. Vinales e Martìn (oggi rispettivamente terzo e quarto), che domattina si giocheranno la pole position, possono già pensare a questa eventualità. Con loro, in Q2, ci saranno sicuramente le due KTM ufficiali di Brad Binder e Jack Miller, firmatari di una sorprendente doppietta nel venerdì australiano, considerate le storiche difficoltà della RC16 tra i curvoni di Phillip Island (il miglior risultato della moto austriaca dalle parti del Mar di Tasmania coincide con il decimo posto di Brad Binder nel 2022). Bene anche i fratelli Espargaró (Pol quinto e Aleix nono), a conferma degli ottimi riscontri di Aprilia e KTM dopo primo assaggio dell’asfalto australiano. Nei dieci, infine, le Ducati di Marco Bezzecchi (che, a suo agio sin dalle prime battute, si è concentrato sul degrado della soft posteriore, testandola con oltre 20 giri di usura), Fabio Di Giannantonio, Enea Bastianini (entrambi in trend positivo dopo Mandalika) e Johann Zarco.
Pecco Bagnaia, invece, se la dovrà vedere in Q1 con Marc Marquez, scivolato in entrambe le sessioni del venerdì alla curva dieci, senza riuscire a replicare i salvataggi che – nello stesso punto – gli riuscirono nel 2019 e nella scorsa edizione. Affronteranno la prima eliminatoria anche le Yamaha ufficiali (“La M1 non gira qui!” – ha detto Fabio Quartararo) e le Aprilia RNF di Miguel Oliveira e Raul Fernandez, oltre alle Ducati satellite di Luca Marini e Alex Marquez, entrambi in difficoltà tecnica e fisica dopo i recenti infortuni. Tutte le considerazioni fatte sulle gomme e sulla strategia del Team Ducati Factory – che ci ha spesso smentito all’ora della Gara – potrebbero diventare irrilevanti. Sì, avete capito bene. Perché, come si dice nel paddock, “è solo venerdì”. Ma soprattutto perché a Phillip Island da domani le previsioni annunciano pioggia e, gettando un occhio a domenica, anche raffiche di vento a settanta chilometri orari. La Dorna, infatti, ha appena deciso di invertire la programmazione di Sprint Race e Gara, che viene così anticipata alle 6:10 italiane del sabato. La Gara breve, invece, sarà all’alba della domenica italiana (ore 5 del mattino). Pioggia e, soprattutto vento, permettendo.