Proprio nei giorni in cui si è riaccesa la polemica sulla vicenda di Nikita Mazepin, dopo l'annuncio della Haas che conferma la presenza del russo nella line up 2021 al fianco di Schumacher, sui social l'indignazione contro la Formula 1 è sempre più forte. L'hashtag #WeRaceasOne, simbolo con cui la FIA quest'anno ha voluto esporsi sul piano sociale, è stato da molti sostituito a quello #WeRaceforMoney, per enfatizzare le contraddizioni di un movimento che sempra avere delle solide basi di lotta per le parità, ma solo nei momenti opportuni.
Quello che, nel singolo caso, è ormai destinato a concludersi in un fuoco fatuo (mettiamoci l'animo in pace: Mazepin correrà in Formula 1) apre però la stada a una serie di altre contraddizioni nel mondo del motorsport. Da sempre al limite, sia in pista che fuori, da qualche anno la F1 ha deciso di diventare più politicamente corretta, più attenta alle questioni razziali e sociali, più - in una sola parola - attuale.
Ma casi come quello di Mazepin, e quello del recente annuncio dell'inserimento nel calendario ufficiale di un Gran Premio in Arabia Saudita, fanno capire che il punto di arrivo è ancora molto lontano.
In questo contesto si inserisce Jos Verstappen, figura da sempre presente nella fulminea carriera del giovane Max e, ben prima, grande personaggio della Formula 1 negli anni 90, pur non raggiungendo mai, neanche lontanamente, il talento assoluto del figlio.
Max non ha mai nascosto il carattere rude di papà Jos, difendendone però i metodi educativi e sostenendo che senza il grande lavoro del padre, e i suoi insegnamenti, il ragazzo non sarebbe mai arrivato in Formula 1. Ma mentre si parla (giustamente) di consenso e di molestie intorno al caso Mazepin, la storia di Jos Verstappen passa troppo spesso sotto al tappeto, proponendo ogni giorno ai tifosi un modello di padre, di marito e di uomo, quantomeno ambiguo.
Max, in una recente intervista a Servus TV riapre un’antica ferita: il padre, dopo la fine del mondiale kart del 2012, lo abbandonò in autostrada, arrabbiato per l'errore del figlio in un momento così importante per la sua carriera. "Successe dopo il campionato di kart. Dopo 10 minuti mi venne a prendere, quindi adesso ci posso ridere su, ma allora furono tempi molto difficili".
Un commento che ha raggelato i fans, riportando a galla il carattere violento Verstappen Senior. Se abbandonare un figlio in autostrada non fosse sufficiente, ricordiamo infatti anche le risse dell’ex pilota di Formula 1, le denunce e i maltrattamenti all'ex moglie. Sono in molti quelli che, ricordando il Verstappen bambino promessa dei kart, parlano anche dei comportamenti del padre, citando decine e decine di episodi in cui Jos ha "punito" il figlio per un pessimo risultato in gara a suon di schiaffi nei paddock.
Sulla questione delle donne della vita di Jos si apre un altro, inquietante, capitolo: nel dicembre 2008, Verstappen è stato accusato di aggressione, di aver minacciato l'ex moglie tramite messaggi e di aver violato un ordine restrittivo emesso in precedenza. Ad accusarlo Sophie Kumpen, mamma di Max. Nel gennaio 2012 poi l'ex pilota è stato arrestato e costretto a trascorrere due settimane in carcere dopo aver commesso violenza domestica nei confronti dell'ex-fidanzata averla investita deliberatamente con la propria auto.
Gli episodi purtroppo non finiscono qui: risse nei paddock, nei locali notturni, e scazzottate in cui è stato coinvolto anche il padre (che lo ha, a sua volta, denunciato).
In molti, in questi anni, hanno accusato Max di giustificare Jos, sostenendo che i suoi metodi lo hanno reso più forte, pronto per la Formula 1 a soli 17 anni. Significativa una vecchia intervista del pilota Red Bull che, arrivato in classe regina come un bambino prodigio senza precedenti, disse: "Per me il passaggio in Formula 1 non è stato difficile perché nessuno è mai stato duro con me come lo è stato mio padre".