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L’accordo tra Casey Stoner e la Ducati? Merito di una firma su di un tovagliolo

  • di Redazione MOW Redazione MOW

29 marzo 2022

L’accordo tra Casey Stoner e la Ducati? Merito di una firma su di un tovagliolo
Il paddock della MotoGP è pieno di storie come questa, perché un pilota lo puoi ricoprire di soldi ma resterà sempre un pilota: istintivo, veloce, spesso sconsiderato. Se Casey Stoner è andato in Ducati è anche per queste qualità. Non le sue però, ma di Carlos Checa

di Redazione MOW Redazione MOW

Cosa sarebbe successo se Casey Stoner non fosse approdato in Ducati con un anno d’anticipo, fortunatamente, non lo sapremo mai. Sappiamo bene quello che ha fatto però, vincendo un mondiale contro le aspettative di tutto e tutti al suo primo anno con una nuova moto. La Ducati era ancora piccola e Livio Suppo aveva azzeccato la scelta delle Bridgestone, ma che Rolling Stoner potesse salire sul tetto del mondo nel suo primo anno in rosso era decisamente improbabile. Se è successo però è merito anche di Oscar Haro, uomo di fiducia di Lucio Cecchinello nel team LCR, e di Carlos Checa.

La storia, ripresa dalla Gazzetta dello Sport e raccontata dallo stesso Haro sul canale Twitch di Nico Abad, è piuttosto singolare: “Livio Suppo voleva ingaggiare Stoner, ma Casey aveva un contratto biennale con HRC. Così c’è stato un incontro in Portogallo (quando si correva all’Estoril, ndr.) e Cecchinello è venuto incontro alla sua proposta: 'So che il sogno di Casey è quello di diventare un pilota ufficiale. Non ho intenzione di rovinargli la vita anche se è legato a noi per un altro anno’”.

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Un post condiviso da Casey Stoner AM (@official_cs27)

Lucio, a sua volta, in passato ha raccontato di aver anche regalato il primo cellulare a Casey per discutere del suo contratto di approdo alla MotoGP, perché l’australiano non aveva neanche quello. Cedere Stoner però significava trovare un altro pilota con un anno di anticipo sui contratti biennali che (al tempo come oggi) regolavano le trattative all’interno del paddock. La prima scelta era lo scambio con Sete Gibernau, uscito da una prima stagione ben al di sotto delle aspettative con la Ducati: “Gli abbiamo spiegato che eravamo una squadra satellite e non avevamo un budget infinito - spiega Oscar Haro - ma avrebbe potuto gareggiare con una Honda gommata Michelin. Lui si è impuntato e abbiamo lasciato perdere”. È stato Ramón Forcada, oggi capotecnico di Andrea Dovizioso, a suggerire Carlos Checa: “Era al bar dell'hotel. Gli ho chiesto se intendeva guidare la nostra moto, mi ha chiesto se fosse Honda-Michelin, la migliore accoppiata in quel momento. Quando ho annuito, mi ha detto: 'Dammi un tovagliolo e firmiamo’”. Per Checa quella fu l’ultima stagione in MotoGP prima di passare alla Superbike. Per Casey, invece, fu il primo dei due titoli mondiali della sua carriera.

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