È dal 2016, l’anno in cui Michelin è tornata come fornitore unico in MotoGP, che l’avantreno è diventato un tema centrale nelle domeniche dopo le gare. Nei primi anni i piloti cadevano in ingresso curva con una tale frequenza che si è cominciato a parlare di “classica caduta da anteriore Michelin”, una chiusura di sterzo così repentina da diventare irrecuperabile per tutti, fatta esclusione per il Marc Marquez dei tempi migliori.
Se il posteriore del marchio francese ha sempre funzionato bene infatti, l’anteriore non offriva lo stesso supporto in frenata a cui erano abituati i piloti con Bridgestone, dando non pochi problemi in fase di staccata. Poi lo sviluppo è andato avanti, sia per la Michelin che per le moto (costruite per assecondare gli pneumatici) e i piloti hanno imparato ad interpretare l’anteriore. Resta il fatto che la gestione delle gomme è ancora fondamentale in MotoGP: bisogna farle arrivare a fine gara, evitare che si surriscaldino, tenerle in temperatura e fidarsi senza esagerare. Insomma, un lavoraccio.
Anche perché oltre alla scelta della mescola i team devono fare i conti con le pressioni, che vengono controllate con un sensore da quando, nel 2016, Loris Baz prima e Scott Redding poi si sono ritrovati con una gomma esplosa in piena accelerazione. Michelin aveva reagito ritirando le specifiche incriminate e obbligando le squadre a montare un rilevatore per la pressione degli pneumatici, che non deve scendere sotto la soglia di 1,7 bar per il posteriore e a 1,9 bar per l’anteriore.
Cosa che, a raccontarlo è il noto giornalista inglese Mat Oxley, Pecco Bagnaia avrebbe clamorosamente mancato di fare al GP di Jerez de La Frontera. Pare infatti che il suo pneumatico anteriore fosse al di sotto della soglia minima consentita, offrendo quindi un vantaggio nella guida e aumentando i rischi di un brutto incidente. Questo perché più la pressione è bassa meglio lavora la gomma - che si deforma maggiormente offrendo più aderenza - ma esagerando c’è il rischio concreto di un cedimento della carcassa con tutte le conseguenze immaginabili per chi guida la moto.
Se Bagnaia non è stato sanzionato, spiega ancora Oxley, è perché esiste un gentleman agreement tra i costruttori per chiudere un occhio sulla faccenda. Ora però c’è chi, dopo il GP di Spagna, è andato a lamentarsi con i documenti alla mano. Documenti che, pubblicati dallo stesso Oxley, mostrano almeno quattro piloti scesi in pista con pressioni irregolari. Per rientrare nei limiti del regolamento la gomma deve stare nel range ottimale per almeno metà gara, in questo caso 12 dei 25 giri previsti, e non è stato così per Pecco Bagnaia, Jorge Martín, Alex Rins e Andrea Dovizioso. Su quest’ultimo si è riscontrata un’irregolarità al posteriore, per gli altri tre all’anteriore. Va detto, aggiunge Oxley, che è quasi impossibile che i piloti fossero informati dell’irregolarità, un capotecnico non darebbe mai un’informazione del genere a un pilota che sta per lanciarsi su di una motoa 300 Km/h. E, aggiungiamo noi, Bagnaia ha vinto la gara, ma dei quattro è stato l’unico a cui le cose sono andate per il verso giusto. Martín è caduto, Alex Rins è finito 19° dopo un lungo, Andrea Dovizioso ha chiuso 17°. Se le pressioni facessero miracoli, probabilmente non esisterebbe questo accordo tra i costruttori e anche gli altri tre piloti avrebbero corso diversamente.
Eppure, chi ha denunciato la cosa chiede un cambio di passo: “È chiaro da tempo che alcune squadre stanno imbrogliando le regole delle gomme”, sono le parole che un ingegnere avrebbe detto ad Oxley consegnandogli il foglio con le pressioni. “Siamo davvero scontenti di questa situazione, è andata avanti troppo a lungo e non è corretta. Il problema è che la maggior parte dei team rispetta le regole ma alcuni no, quindi ottengono prestazioni migliori delle gomme e se la cavano, per via dell'accordo. La cosa veramente brutta è che vediamo recidivi - ha continuato a spiegare - Come tutti sanno, la MotoGP è incredibilmente vicina, con tutti noi che cerchiamo di lavorare nel dettaglio per trovare un vantaggio. Se riesci ad avere anche un piccolo vantaggio in un'area della moto, allora può fare la differenza tra vincere e perdere, quindi perché le squadre possono ottenere un vantaggio illegalmente e nessuno dice nulla? Questo è completamente sbagliato. Pensiamo che l'accordo debba essere annullato e le regole applicate correttamente, come in ogni altro caso. In un campionato di alto livello come la MotoGP non possono esserci persone che infrangono le regole e che la fanno franca”, ha lamentato l’ingegnere. "Non possiamo tornare indietro e guardare i vecchi risultati perché c’era questo accordo, ma d'ora in poi dovrebbero essere applicate le regole di minima pressione, proprio come si fa con tutte le altre regole tecniche - la sua conclusione - Se le regole verranno applicate sono sicuro che non vedremo situazioni come Jerez, dove il vincitore è stato fuori dalle regole per ogni singolo giro di gara”.
A Jerez, domenica, le temperature erano particolarmente alte, motivo per cui alcune squadre potrebbero aver sbagliato i calcoli. Sempre secondo Oxley però, è altamente improbabile che gli ingegneri di Bagnaia abbiano commesso un errore: “Le prestazioni degli pneumatici sono così rilevanti - i team lavorano con regolazioni di 0,1 bar o meno - che è altamente improbabile che queste pressioni fossero state al di sotto del minimo legale per errore”, ha commentato. Se Dorna, FIM e MSMA prenderanno provvedimenti a riguardo è difficile da dire: potrebbe esserci un incontro in merito nel giovedì di Le Mans, ma potrebbe anche non succedere nulla. Quello che certo, ancora una volta, è che in MotoGP la sfida tra i piloti in pista è solo la punta dell’iceberg.