Che il 2020 di Marc Marquez non sarebbe finito con il ritorno in pista dell’otto volte campione del mondo era cosa più che nota. Non perché Marquez non tornerà, ma perché quello che è accaduto a luglio a Jerez avrà sicuramente degli strascichi. Anche legali. A metterlo nero su bianco, ora, è la prestigiosa rivista francese Moto Revue, che in un lungo servizio in cui ripercorre il 2020 del Cabroncito, racconta che Honda ha inviato suoi emissari in Europa per accertare eventuali responsabilità su tutto ciò che ha fatto seguito alla caduta di Jerez 1 e alla frattura dell’omero del braccio destro.
Perdere Marquez è significato, al di là dell’aspetto umano e di quello sportivo, anche perdere cifre decisamente importanti e non poter veder fruttare come si sarebbe voluto l’investimento a quattro anni sul rinnovo del contratto del fenomeno di Cervera. Ecco perché Honda vuole vederci chiaro per stabilire se potranno essere impiantate o meno azioni legali. Ci sarebbe, poi, anche un discorso interno legato al menagement, con qualche testa che potrebbe clamorosamente saltare se gli emissari giapponesi dovessero rilevare delle negligenze anche da parte degli uomini di HRC (Alberto Puig su tutti?).
Nomi non se ne fanno, ma è chiaro, però, che le indagini in corso ruotano soprattutto intorno alle scelte del dottor Mir, che ha operato Marquez la prima e la seconda volta, e del dottor Chartre, che ha autorizzato il ritorno in pista dell’otto volte campione del mondo dopo pochissime ore dal primo intervento chirurgico. C’è stata negligenza o tutto quello che è successo è stato semplicemente figlio di una maledetta sfortuna? Che la piastra si sarebbe rotta, aprendo di fatto una odissea per Marquez, era prevedibile oppure no? Sono queste le domande a cui Honda sta cercando di dare una risposta.
Una risposta che però è arrivata, sotto forma di opinione personale, già chiara e netta da parte di Bernard Achou, ex collaboratore del dottor Costa e ex osteopata della Clinica Mobile. “Quando torni in moto quattro giorni dopo un'operazione, tutti sono responsabili. I medici, i capisquadra – ha affermato Achou, secondo quanto riferiscono gli spagnoli di As.com e Motosan – Le prime responsabilità sono però del chirurgo che ha eseguito l'intervento. In un arto superiore come l'omero, la prima calcificazione richiede almeno tre settimane e ci vogliono sei settimane per completarla. Sia Mir che Chartre sono responsabili di questo disastro. Dopo l'intervento i tempi di guarigione non sono stati rispettati e non si è tenuto conto del rischio di complicazioni”.
Al di là del passato, però, a preoccupare l’ex osteopata della MotoGP è il percorso di guarigione di Marc Marquez. Nonostante le foto che ultimamente lo ritraggono sorridente e al lavoro per recuperare la piena mobilità e nonostante il breve comunicato diffuso da Repsol in cui si fornivano rassicurazioni circa il quadro clinico del Cabroncito, Achou spiega che l’infezione con cui Marc Marquez sta facendo i conti non può essere sottovalutata.
“L'osteomielite – ha concluso - è molto molto difficile da trattare. Se gli antibiotici non funzionano, sarà sicuramente necessario un quarto intervento per rimuovere la placca, pulire l'osso, tagliare la zona interessata e immobilizzarla con fissatori esterni. Spero che tutto questo non sia necessario, ma se accadrà non vedremo Marc Marquez in pista per tutto il 2021, è inaccettabile che un pilota di questa categoria non possa competere. Anche l'aspetto psicologico non va sottovalutato, Marquez gareggerà ancora una volta sotto condizionamento, come una spada di Damocle. Se dovesse cadere di nuovo e ferirsi di nuovo il braccio, potrebbe essere drammatico. E questo mentalmente è complicato”.