È vero, a vederli così Jorge Martín e Francesco Bagnaia, 10 punti di distacco quando mancano 4 GP al termine della stagione, sembra che stiano discutendo per chi si lava le mani per primo nel cesso del ristorante: “Vai tu, figurati”, e l’altro: “Ma no, insisto, c’eri prima tu”. Prima o poi qualcuno prenderà l’iniziativa, per adesso il punto è che viene da chiedersi se sia tutto finto. Finta gentilezza, finta cortesia. La verità è che questa sfida qui si combatte a distanza come una guerra fredda, cosa che si vede bene in pista - dove entrambi sbagliano soprattutto per dimostrare all’altro di essere migliori - e si fa fatica a notare fuori, dove sono sorrisi e strette di meno.
Più difficile da raccontare, certo, eppure è quasi altrettanto interessante da vivere. Nel giovedì di Phillip Island in conferenza stampa ci sono solo loro due ed è la seconda volta quest’anno: Dorna, probabilmente, andrà avanti così, proponendo questo dualismo, fino a Valencia. “Sarà dura, non solo perché stiamo arrivando a fine anno ma anche perché l’asfalto è stato rifatto e il meteo è incerto”, dice subito lo spagnolo. È vero: il meteo a sud di Melbourne dice pioggia in venerdì, vento il sabato e freddo la domenica, che per un pilota è quasi come correre al buio. “Dobbiamo capire le gomme e non ci saranno tante sessioni per farlo”, spiega Bagnaia. “La media quest’anno è la soft del 2023”.
A questo punto torna comoda l’estrema sintesi di Martín: “L’importante è arrivare a Valencia con delle opzioni. Se sbagli è un disastro”. Lui che lo scorso anno si è giocato il mondiale così, tra una caduta in Indonesia (quando era primo con tre secondi di vantaggio) e la gomma sbagliata in Australia, farà l’impossibile per tenere la barra dritta. Anche se - lo abbiamo visto a Misano - in condizioni miste commettere un errore di valutazione è ancora più facile.
Bagnaia pare più rilassato, sicuro di sé: “Non è obbligatorio guidare il campionato e se il massimo risultato è un secondo posto ci terremo quello, ma il nostro potenziale è alto, ci permette di vincere”, dice quando gli chiedono della sua strategia. Ed è come se mettesse assieme i consigli del team (“Non esagerare”) con il suo istinto da scommettitore, tutto o niente. Martín di contro sembra più diposto a chiudere un po’ il gas per controllare il campionato.
Tutte queste buone maniere tra imprenditori di fine Ottocento vengono meno nel momento in cui Dorna trasmette una domanda di Pedro Acosta, che in Giappone si era lamentato per l’approccio troppo sereno dei due. Acosta chiede a Bagnaia e Martín se pensano che il costruttore farà dei favoritismi (aiutando l'italiano, evidentemente) ora che manca così poco a fine stagione. “Lo spero”, dice Pecco con il sorriso di chi ha capito come fare questo gioco. Poi però continua: “Se avessero voluto aiutarmi avrebbero potuto farlo a Misano, quando ho provato un telaio nuovo che mi è molto piaciuto: non potendolo mettere a disposizione di tutti, hanno preferito non darlo neanche a me. Gigi è sempre stato molto chiaro su questo”.
Martín replica dicendo che si concentrerà solo su quello che può controllare, quindi la guida. Ma per credere alle parole di Bagnaia (e di Dall’Igna) basta pensare a cosa succederebbe se il Team Prima Pramac di Paolo Campinoti si rendesse conto di essere stato penalizzato: più che il mondiale, Ducati perderebbe la reputazione, che è proprio quella si stanno costruendo a Bologna con una vittoria dietro l’altra.