Le Mans e un figlio. Sono i due desideri confidati da Jorge Lorenzo a Paolo Ianieri sul palco del Festival dello Sport di Trento: uno che riguarda il pilota, l’altro che riguarda l’uomo. Sempre lì: l’uomo e il pilota. Sempre divisi come Jorge Lorenzo ha fatto per tutta la sua vita, mostrando il talento del primo e nascondendo – forse troppo – le sensibilità del secondo. Fino a riuscire in qualcosa che è riuscito a pochi campioni: farsi apprezzare anche dopo aver smesso di correre. Probabilmente più di quando correva ancora. Perché, appunto, ha cominciato a raccontare l’uomo, a mostrare le emozioni e, ora, pure a confidare un desiderio che è enorme come quello di diventare padre. Mettendolo a fianco a quello del pilota, ossia partecipare alla 24 Ore di LeMans al volante di un’auto da corsa. “La verità – ha poi scherzato – è che un pilota di moto può fare bene nelle auto, magari arrivando anche in top ten di qualche competizione importante, ma un pilota d’auto difficilmente potrebbe fare bene con le motociclette”.
Lui, ad esempio, si dice “convinto di poter fare bene”. Ecco, la convinzione è ciò che ha accompagnato sempre Jorge Lorenzo, sin da quando, piccolissimo, suo padre l’ha messo sopra una motocicletta con l’obiettivo chiaro e dichiarato di farlo diventare un campione. C’è riuscito, probabilmente sacrificando il bambino, ma con un Jorge che oggi non vuole essere arrabbiato: “A modo loro i miei genitori mi hanno amato”. E a modo suo è riuscito a farsi amare anche lui. Nonostante una personalità votata al vero più che alla diplomazia. Come quando, ad esempio, ha incontrato Max Biaggi. “Era il mio idolo – ha spiegato – gli dissi subito che io nella sua rivalità con Valentino facevo il tifo per lui. Però non penso che questo abbia poi condizionato la mia rivalità con Vale, credo sia stata più figlia della mia velocità”. Una rivalità forte che ha permesso a entrambi di crescere, ma che forse è costata anche cara a entrambi, “ognuno di noi due senza l’altro avrebbe vinto di più”, ma che non è mai scaduta nel mancarsi di rispetto. Tanto che adesso il 99 e il 46 arrivano a definirsi quasi amici e non perdono occasione per parlare bene l’uno dell’altro. Nonostante il 2015. “La gente aveva creduto alla versione di Valentino – ha raccontato ancora - Il 2015 è stato un anno brutale: è successo di tutto: non ero mai stato in testa alla classifica da solo se non dopo l'ultima gara. Oggi con Vale? Massimo rispetto per lui: tutti noi abbiamo beneficiato del suo carisma perché ha permesso a tante persone di avvicinarsi al Motomondiale, dando visibilità al movimento".
Odiarsi come sportivi e volersi bene come ragazzi, quindi, con Jorge Lorenzo che ammette di non aver avuto lo stesso rapporto con Marc Marquez: “È una bestia a livello sportivo. Dal 2020 in avanti è stato sfortunatissimo per quel che riguarda il fisico. Senza quei problemi avrebbe conquistato almeno due o tre mondiali in più, ma all’inizio, nel 2013, non accettavo il suo modo di correre, molto aggressivo. Ora ha un po' più di rispetto nei confronti dei rivali. C'è da dire che le regole sono più severe rispetto a dieci anni fa". Rispetto che Marc Marquez dovrà avere anche nei confronti di Pecco Bagnaia il prossimo anno, dividendo il box di quella Ducati che rappresenta il grande rammarico della carriera di Jorge Lorenzo. “Mi è dispiaciuto tanto non aver vinto con la casa italiana – ha ammesso Lorenzo – Penso sempre che se fossi rimasto altri due anni forse avrei portato a Borgo Panigale un titolo mondiale prima di Pecco. Con Ducati ho un ottimo rapporto, ora è la moto migliore ma ai miei tempi non lo era e credo che mi abbiano cercato proprio per aiutarli a crescere. Adesso non hanno rivali e penso che tra Marquez e Bagnaia sarà una sfida alla pari”.
“Sfida”. Un’atra delle parole che è spesso sulla bocca di Jorge Lorenzo. Che ammette che anche il suo podcast Duralavida è stata una sfida e contestualmente una scommessa. Qualcosa che è nato per gioco con l’amico Luca Rosiello, ma che – possiamo anche ammetterlo – è diventato fonte di notizie anche per chi fa il mestiere del raccontare il motorsport da tutta la vita. “Chi mi piacerebbe o sarebbe piaciuto intervistare nel podcast? – ha concluso il 99 - Michael Jordan, Ayrton Senna e Muhammad Alì: sono tre personaggi che vanno oltre lo sport e che ritengo incredibili".