C’è una parola che va di moda e che, come tutto ciò che diventa abusato è ormai finita per risultare un termine vuoto: resilienza. Solo che c’è gente per cui quella parola ha un significato vero, anzi è quasi un valore e se guardiamo alla MotoGP c’è pure un pilota che probabilmente la interpreta meglio di tutti gli altri: Fabio Di Giannantonio. Perché è vero che c’è anche un certo Marc Marquez, che ha sofferto per anni e ha avuto la forza di restare lì col pensiero sempre rivolto al futuro, ma è vero pure che Marc Marquez ha una storia differente alle spalle e otto titoli mondiali già messi in tasca. Per Fabio Di Giannantonio, invece, è stato sempre tutto da costruire e c’è mancato anche poco che passassero i titoli di coda dopo appena due stagioni tra i grandissimi della velocità in moto. Ecco, è esattamente in quel momento lì, mentre il futuro sembrava proprio non esserci, che il Diggia ha scelto di trovarlo prima e andare a prenderlo poi. Come? Nell’unica maniera possibile di un pilota: arrivando davanti.
Era appena un anno fa e era esattamente il fine settimana del GP d’Australia. Quello in cui il Diggia, mentre tutto andava malissimo, ha messo per la prima volta i suoi stivali sul gradino di un podio della MotoGP. Terzo nella gloriosa Phillip Island e inizio ufficiale di una impresa sportiva e umana che ha assunto i contorni di una favola vera. O, se vogliamo, di una meravigliosa storia di resilienza. Quel podio in Australia, poi la vittoria in Qatar e un finale di stagione che ha convinto tutti, Valentino Rossi compreso. E’ stato lui a dargli una sella nel suo team e il resto lo ha fatto Ducati, scommettendo proprio sul Diggia per la prossima stagione e affidandogli una Desmosedici che sarà identica a quella di Pecco Bagnaia e Marc Marquez nel 2025. Dentro ogni favola, però, c’è sempre il colpo di coda del cattivo. Con il Diggia il cattivo ha preso le sembianze di un infortunio alla spalla che non sta lasciando tregua, che provoca dolore e, cosa ancora peggiore per un pilota, non permette di allenarsi come si dovrebbe.
Ancora una volta un bivio. Ancora una volta una scelta: operarsi e chiudere prima del tempo la stagione o onorare fino all’ultima curva l’impegno e attingere di nuovo al pozzo della resilienza? Quale è stata la scelta è quasi inutile da dire, perché il pilota romano aveva anche fatto capire che nella sua testa – pur prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi dell’intervento – c’era la volontà di resistere. Di provarci sempre. E comunque. Lo farà di nuovo a Phillip Island in questo fine settimana, in un luogo che per lui è magico non solo per il ricordo che lì ha costruito, ma anche più “meramente” per le caratteristiche del circuito. “Il circuito di Phillip Island è davvero unico sotto ogni aspetto – ha detto ieri nelle dichiarazioni che aprono il week end di gara - è uno dei miei circuiti preferiti, molto veloce e con grandi ricordi. Qui ho ottenuto il mio primo podio in MotoGP nel 2023. È stato un momento che non dimenticherò mai, anche perché è arrivato in una fase molto speciale della mia carriera".
Un momento speciale che adesso ricorre, anche se con meno affanno, prospettive già definite e sicuramente maggiore serenità. Ma con la gran seccatura, appunto, di una spalla che comunque ha già fatto sapere di pretendere un appuntamento col chirurgo. “A Motegi mi sono sentito un po’ meglio di altre volte sia sulla moto che fisicamente – ha concluso il pilota romano - Sono andato a casa e ho sfruttato questa settimana di sosta per riposarmi e cercare di riprendermi. Ho anche qualche controllo medico in più. Non sono ancora al 100% e non sarà facile gestire questo finale di stagione, ma sarò in pista e continuerò a fare del mio meglio per rientrare nella scia dei piloti più forti”. Resilienza, insomma, e voglia di esserci lo stesso, anche se questo significherà “rovinarsi” il riposo dopo Valencia tra la possibilità della sala operatoria, la fisioterapia e un lavoro fisico che dovrà inevitabilmente essere concentrato non solo sulla preparazione alla stagione successiva, ma soprattutto sulla funzionalità della spalla.