Da Miami al Cota è una Formula 1 che ha completamente rivisto le sue gerarchie: se prima di arrivare in America, a Miami, teatro del sesto appuntamento stagionale, il campionato sembrava saldamente nelle mani della Red Bull e di Max Verstappen, tredici round dopo, al ritorno negli States è cambiato tutto, con la Mclaren a farla da padrona. La scuderia inglese ha saputo capitalizzare al meglio il ruolo giocato sinora dagli aggiornamenti, affermandosi come l’assoluta protagonista, soprattutto se si considerano le prestazioni in pista, dal momento che in classifica costruttori c’è stato si il sorpasso, concretizzato però solo a Singapore, nel corso dell’ultimo appuntamento prima della lunga pausa. In America ritorna la sfida, con la scuderia inglese in grande slancio e una Red Bull che, nonostante le difficoltà incontrate nella fase centrale di campionato, promette battaglia, grazie anche ai nuovi sviluppi che verranno introdotti nel fine settimana: la RB20 è sinora stata troppo altalenante e tra una configurazione e l’altra della propria veste aerodinamica, ha generato il caos tra piloti e tecnici, con quest’ultimi più volte impossibilitati a correggere le difficoltà palesate in pista.
Un caos di cui Mclaren ha approfittato sì, visto il primato in classifica costruttori, ma solo in parte: nonostante la grande competitività della vettura, il divario che separa Lando da Max è ancora di 52 punti, un qualcosa di quasi inspiegabile se si considera come, nonostante le forti difficoltà incontrate dalla Red Bull, il distacco è stato ridotto di una sola lunghezza rispetto ai 53 punti che separavano i due contendenti dopo il GP di Miami, vinto peraltro dallo stesso Norris. Troppi errori sia da parte della scuderia inglese, a volte apparsa poco ferma nelle proprie decisioni, un aspetto sul quale il team principal Stella ha più volte puntato la sua attenzione, sia da parte di Lando, soprattutto nelle fasi calde dei gran premi quando non sempre ha saputo dimostrare la propria lucidità. Al contrario, Verstappen ha fatto della lucidità e della prontezza le sue armi preferite: non vince dal gran premio di Spagna e nonostante un mezzo al di sotto dei propri avversari, ha saputo tenere botta, ricorrendo spesso a prestazioni da capogiro. L’unica flessione è arrivata a Monza e Baku, dove tra setup sbagliati e decisioni azzardate non ha conquistato nemmeno la top 5.
Discorso diverso, come detto, per il mondiale costruttori: se Mclaren ha sinora potuto contare sulle prestazioni di entrambi i propri piloti, per Red Bull il discorso è totalmente differente: da un lato la straordinaria solidità di Max, dall’altra le scarse prestazioni di Checo, chiamato a una svolta al fine di mantenere il proprio sedile. Nonostante ciò, nulla è ancora scritto, sia da una parte che dall’altra e gran parte della lotta si giocherà sul piano degli sviluppi: nonostante quello di Austin sia un weekend sprint, quasi tutti i team, inclusi Mclaren e Red Bull, introdurranno l’ultimo pacchetto di upgrade in vista del finale di stagione, i quali potranno confermare o ribaltare ancora una volta la storia di questo mondiale. Infine, anche il ruolo degli avversari non è da sottovalutare nella lotta al vertice, soprattutto per il campionato piloti. Se Ferrari sembra aver ritrovato la propria competitività, Mercedes negli ultimi appuntamenti è stata più altalenante; insieme, queste rappresentano due variabili che dunque potranno essere l’ago della bilancia nella lotta mondiale. In America potrebbero riaprirsi i giochi ancora una volta, in un mondiale che finora ha saputo regalare emozioni di gara in gara.