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Formula 1, ha senso una pausa di tre settimane al centro della stagione? Pro e contro del lungo stop pre Austin

  • di Matteo Mattei Matteo Mattei

14 ottobre 2024

Formula 1, ha senso una pausa di tre settimane al centro della stagione? Pro e contro del lungo stop pre Austin
Dopo una pausa estiva durata meno di un mese, la Formula 1 ha incontrato un altro lungo stop pre Austin di ben tre settimane, in un momento di vuoto prima della cavalcata finale verso la fine della stagione. Scelta sensata o inutile periodo di pausa? Vediamo pro e contro

di Matteo Mattei Matteo Mattei

La pausa autunnale della F1 2024, lunga tre settimane tra il GP di Singapore e quello degli Stati Uniti, sembra quasi una replica delle vacanze estive. Solo che c'è un piccolo dettaglio, alla fine di questa pausa non ci troveremo davanti a un dolce rientro alla routine, ma davanti a due spietate "triplette", tre gare consecutive in tre weekend. In pratica una sorta di full immertion per team e piloti già sfiancati dalla lunga stagione. Ha quindi davvero senso fare uno stop così lungo in un calendario che si propone come il più lungo di sempre, con 24 gare? Come in qualsiasi scelta discutibile, ci sono i pro e i contro.

Se consideriamo che tutti hanno bisogno di un po' di respiro, anche i team di F1 hanno bisogno di una pausa ogni tanto. Con 18 gare già disputate, è chiaro che piloti, ingegneri e meccanici non siano proprio freschi come a maggio. E non mettiamo di mezzo la questione lavoro o sport, divertimento, analizziamo la stagione nel suo complesso. Un break prima delle ultime sei gare della stagione permette di ricaricare le batterie e prepararsi per l'ultimo decisivo sprint. Questa pausa permette di mettere a punto strategie, testare aggiornamenti e correggere gli errori fatti in precedenza. Se c'è un momento in cui è possibile migliorare la performance e salvare il campionato, è proprio ora. E questo vale per tutti, dalla Red Bull che sta lottando per il titolo alla Stake che insegue le briciole rimaste in classifica, ogni dettaglio conta. La pausa autunnale della F1, era già stata inserita anche nel calendario del 2023. In quel caso, la cancellazione del GP di Cina aveva lasciato un vuoto tra le gare di inizio ottobre e fine mese. Inoltre la stessa pausa era stata fissata proprio per consentire alle squadre di recuperare energie e risorse in una stagione che era stata particolarmente intensa. La differenza però era che quest'ultima aveva un numero di GP inferiore rispetto a quella di quest'anno. Molti pensano a un ripetersi della pausa estiva, da constatare però il fatto che non c'è nessuna "factory shutdown". A Maranello ad esempio nessuno è in ferie. In queste settimane, i team lavorano a pieno ritmo senza dover fermare lo sviluppo nelle proprie officine. Chiunque abbia ancora delle idee nel cassetto può tirarle fuori e sorprendere tutti a Austin. Tra queste, magari qualcuno riuscirà finalmente a fornire a Max Verstappen una monoposto nuovamente imprendibile? Chissà, la pausa è una chance anche per confermare la velocità della McLaren o le aspettative fin qui disattese della Ferrari.

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Di contro, diciamolo chiaramente, questa pausa è troppo lunga, troppo stressante. Tre settimane senza corse in una stagione che sembra non finire mai? Assurde. A cosa serve una pausa così lunga se poi la pressione raddoppia con una sequenza di tre gare una dietro l'altra? La tripla serie di GP che ci aspettano, Stati Uniti, Messico e Brasile, mette i team a dura prova, specialmente considerando la logistica e le lunghe trasferte. Fare tre weekend consecutivi di gare vuol dire aumentare il carico di lavoro per tutti i membri del team, già stremati da una stagione frenetica e spesso lontani da casa per mesi. Inoltre, forse il più importante, dal punto di vista dei tifosi, questa lunga pausa è un colpo al cuore. Dopo l'elettrizzante sequenza di gare estive, ci troviamo di fronte a un vuoto che rischia di far calare l'interesse o più che altro di spegnere nuove scintille competitive appena innestate. Non dimentichiamo che viviamo nell'epoca dell'intrattenimento continuo, nell'immediatezza di contenuti e spettacoli, lasciare tre settimane senza gare è come spegnere la tv nel mezzo della serie più avvincente dell'anno. I fan vogliono azione, non silenzi. Come se non bastasse, dopo la tripletta di gare ce ne sarà ancora un'altra. Dopo una breve pausa post Brasile, i team si troveranno ad affrontare un'ultima importantissima sequenza di gare infernali: Las Vegas, Qatar e Abu Dhabi. Ancora tre weekend di fuoco, con viaggi intercontinentali e temperature che faranno sudare tecnici e piloti mentre noi dalle nostre poltrone accenderemo i riscaldamenti. Un calendario che sembra un tiro alla fune, da un lato, una pausa estesa che fa respirare, dall'altro, un tour de force che rischia di esaurire definitivamente le energie di tutti. In conclusione, questa lunga pausa ha senso? Da una parte, concede un meritato riposo a team e piloti. Dall'altra, crea un'illusione di relax prima di tuffarsi nel delirio della pista. La realtà è che il calendario F1, con questo numero record di gare, ha bisogno di pause per evitare il burnout totale, ma la scelta di programmarle in questo modo sembra più una corsa contro il tempo che una gestione ponderata delle risorse. Pausa o tripla poco importa, anche il più annoiato dei piloti vorrebbe correre ogni weekend e quindi, spazio allo spettacolo e accendete quei motori!.

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