A Roma direbbero che “uno così sta caricato a pallettoni”. In effetti Jorge Martin ha scelto mostrare le zanne affilate nella videointervista realizzata per il canale ufficiale della MotoGP. Sguardo fisso, frasi brevi, parole pesate e, soprattutto, il piglio di quello che non ha paura di niente e di nessuno, pur essendo consapevole di trovarsi davanti alla sfida della vita. Non è lo stesso Martin dell’anno scorso, più palesemente alle prese con l’emozioni, ma un ragazzo che sta vivendo il momento con una maturità nuova. Il suo team manager, Gino Borsoi, l’aveva anche detto di vedere un pilota molto più maturo rispetto al 2023, ma adesso è proprio Jorge Martin a aver deciso di uscire allo scoperto. Nessuna strategia, nessuna dichiarazione orientata al mettere la mani avanti: solo l’ammissione sacrosanta di non avere alcuna intenzione di perdere la concentrazione a due passi dalla realizzazione di un sogno. E di futuro non vuole neanche sentire parlare: “Ho un tatuaggio con il mio numero e la data della vittoria del mondiale in Moto3 con Gresini. Sceglierò l’1 se vincerò in MotoGP? Non lo so, ma farò di tutto per avere la possibilità di scegliere tra l’1 e il mio 89”.
"Mi sono fatto aiutare per gestire le emozioni"
Quello che gli interessa è il presente e per valutazioni diverse ci sarà tempo. Un presente che, però, è meno “alla giornata” di come l’aveva inteso nella passata stagione. “L’anno scorso ho molto sofferto la pressione, è stato difficile – ha raccontato – ora sono diverso sul piano mentale e ho un atteggiamento differente. Non riuscivo neanche a dormire prima delle gare e quindi mi sono detto che era il caso di farmi aiutare per imparare a gestire tutte quelle emozioni. Penso sia stato importante per me avere almeno gli strumenti per gestire le situazioni e capire come affrontare il fine settimana o come affrontare anche un brutto risultato. Penso che questa sia stata la chiave di questa stagione. E penso che sì, essere più presenti nel presente sia stato importante. Forse ho pensato troppo la scorsa stagione, cercando di immaginare quello che poteva succedere. La scorsa stagione forse ero troppo ossessionato dal risultato: pensavo solo a vincere. Quindi ora cerco di concentrarmi maggiormente su me stesso, cerco di imparare da ogni situazione. Quindi non si tratta più solo di vincere: se posso vincere è perfetto, ma se non posso non succede nulla. Posso conviverci. Penso che sia stata la lezione principale che ho imparato dalla scorsa stagione”.
"A febbraio avevo paura di non saper più andare in moto"
La ferita del mondiale perso proprio nel finale ha sanguinato per un po’ e Jorge Martin l’ha ammesso senza troppi giri di parole, spiegando che a febbraio, nei test invernali, ha addirittura avuto un senso di paura prima di risalire sulla sua Desmosedici del Team Pramac. “Temevo di non saperci andare più – ha proseguito – poi una volta in sella ho capito che potevo essere ancora veloce e avrei potuto riprovarci anche con qualcosa in più”. Il qualcosa in più, appunto, è la maturità trovata anche grazie al lavoro portato avanti con professionisti che si occupano della gestione delle emozioni, oltre che con gli uomini della sua squadra e del suo staff. “In questa stagione – ha spiegato - dormo perfettamente , quindi penso che abbiamo fatto un buon lavoro. Certo, sento che la pressione c'è, ma non la vivo così male e anzi mi sembra una buona cosa. Penso che, come si dice al Roland Garros, la pressione sia un privilegio: sono fortunato a farci i conti. Non tutte le persone riescono a farlo. Senza dubbio quando sei indietro è più facile perché devi solo spingere e quando sei davanti è un po' più difficile perché pensi un po' di più. Ma la mia strategia quest’anno è stata quella di sentirmi dietro anche quando stavo davanti”.
"C'è una parte che non posso controllare, lo so"
Una strategia che evidentemente ha pagato, visto che a quattro GP dal termine e alla vigilia di un GP d’Australia in cui sulla carta Jorge Martin può essere favorito rispetto a Pecco Bagnaia, il giovane spagnolo di Pramac è molto più vicino all’obiettivo grosso di quanto non lo sia stato lo scorso anno. “Paradossalmente lo scorso anno ero forse più veloce. Ora non mi sento più veloce di Pecco Bagnaia o anche di Marc Marquez e Enea Bastianini: siamo sullo stesso livello. Ma sento che sono più forte io come pilota e come persona. Sono al mio massimo e il mio obiettivo è combattere. Il mio compito adesso è spingere e dare il 100% senza pensare troppo al resto. Poi è chiaro che c’è una parte che non posso controllare, ma è inutile pensare a quella. È un grande sogno, so che posso vincere, ma so anche che posso non vincere: è un cinquanta e cinquanta. Se non vincerò ci riproverò la prossima stagione, ma voglio vincere ora”.