Prima il Ranch, con i presunti abusi edilizi e le accuse di turbare la quiete, tutti finiti con un nulla di fatto e con la struttura della VR46 che, piuttosto, è risultata in regola su tutti i fronti. Adesso, però, il nome di Valentino Rossi torna sulle pagine di cronaca non sportiva a causa di un esposto alla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche che non coinvolge direttamente il nove volte campione del mondo, ma che colpisce la sua città: Tavullia. Secondo quanto riferisce il Corriere Adriatico nell’edizione di Pesaro, infatti, la segnalazione sarebbe stata firmata da un esponente di Italia Nostra e in attesa di conoscere quali saranno le decisioni prese in merito, il fanclub e l’amministrazione locale hanno deciso di rimuovere sia lo striscione che campeggiava sulle mura all’ingresso del centro storico di Tavullia, sia quello con tutte le foto delle vittorie di Valentino che era affisso di fronte all’ingresso del fanclub, sia l’insegna dell’appena inaugurato Yellow Park.
La scelta è stata giustificata per una questione istituzionale, ma bisogna sottolineare che le insegne in questione non sono fisse e, di fatto, non stravolgono in maniera permanente e definitiva l’architettura delle mura e nemmeno l’aspetto. Tanto che a dirsi profondamente arrabbiati per quanto sta accadendo sono gli stessi abitanti di Tavullia che vedono in questa segnalazione solo l’espressione della frustrazione di chi odia Valentino Rossi e quello che è riuscito a fare anche per il nome della stessa Tavullia. “Senza di lui saremmo stati un paesino sperduto – ha detto un residente proprio al Corriere Adriatico – La gente non viene qui per le mura medievali”. E, soprattutto, le mura medievali sono ancora lì, senza alcun danno oltre quelli già provocati dal tempo che passa. La vicenda, insomma, ci pare assurda. E siamo sicuri che presto ci saranno novità.