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L’ultimo sfregio di Suzuki: le moto finiscono in una discarica e il motivo è assurdo

19 novembre 2022

L’ultimo sfregio di Suzuki: le moto finiscono in una discarica e il motivo è assurdo
La Suzuki ha detto addio al paddock della MotoGP dal gradino più alto del podio nel finale di Valencia. Alex Rins dopo la gara aveva chiesto alla Casa giapponese di lasciargli un esemplare di GSX-RR 2022 da portare a casa, come ricordo delle sei stagioni trascorse nel box azzurro. Hamamatsu, tuttavia, non ha voluto sentire ragioni. Ecco perché

Due vittorie nelle ultime tre gare per la moto che, di lì a poco, si sarebbe ritirata dalle competizioni. La Suzuki ha salutato la MotoGP nel modo più incredibile, epico e paradossale possibile. L’ha fatto grazie ad Alex Rins e a tutto il team azzurro guidato da Livio Suppo. I ragazzi del Team Suzuki MotoGP non hanno mai smesso di lavorare, pur sapendo che il futuro più prossimo sarebbe stato altrove, dopo la decisione improvvisa da parte dei piani alti di Hamamatsu – trapelata in un lunedì di maggio - di ritirarsi dalla top class al termine della stagione 2022. Professionali sino all’ultimo metro, l’orgoglio e la determinazione sventolati fieramente insieme alla bandiera a scacchi finale. Dal Ricardo Tormo di Valencia la Suzuki si è congedata in grande stile, vincendo in solitaria. Tre settimane prima a Phillip Island, tra l’azzurro del cielo e del mare, la moto azzurra aveva trionfato in una battaglia ravvicinata con Honda e Ducati. “Vamos Suzuki!” – gridava euforico Alex Rins al parco chiuso.

Imprecisati motivi finanziari e di politica aziendale - solo un velato riferimento alla volontà di espandersi nel settore della mobilità elettrica - hanno spinto Hamamatsu ad abbandonare le corse. Prima il Mondiale di Motocross nel 2018 e poi, quest’anno, anche la MotoGP. Tutti gli appassionati delle due ruote hanno sperato sino a Valencia che i piani alti di Hamamatsu potessero cambiare idea, tornare indietro, e mantenere le GSX-RR nel Motomondiale. La competitività del progetto MotoGP, vincente nel 2020 con Joan Mir, ha dimostrato di essere rimasta inalterata anche in quest’ultima stagione. I tecnici, i meccanici ed i piloti hanno messo in luce un attaccamento quasi viscerale all’ambiente Suzuki MotoGP, senza lasciare nulla di intentato pur di regalarsi un ultimo bel ricordo in azzurro. Un colore, un modo di essere e di lavorare in MotoGP, nei confronti del quale l’intero paddock ha elargito apprezzamenti, manifestando sincero dispiacere per il ritiro. Ecco perché ci si sarebbe aspettati che la richiesta di Alex Rins di avere per sé la Suzuki con cui ha vinto a Valencia riscontrasse l’approvazione da parte di Hamamatsu, così come a Joan Mir era stato concesso di portare a casa la GSX-RR 2020 vincitrice del titolo. Tuttavia Livio Suppo, team manager Suzuki nell’ultima stagione in MotoGP, ha spiegato ai colleghi di GPone come dal Giappone si siano opposti: “È ormai una certezza che le Suzuki MotoGP non si salveranno, solamente un paio di esse finiranno in un museo. Le altre verranno pressate insieme ai ricambi e a tutto il resto. Lo fanno tutte le Case giapponesi per una questione di tasse, perché altrimenti resterebbero degli asset su cui pagare tasse. Per questo, da sempre, fanno questa scelta di mandare sotto ad una pressa tutti gli esemplari”.

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