Pecco Bagnaia l’ha detto anche a Mattarella: devo ringraziare la VR46 Riders Academy. D’altronde sono loro ad averlo accolto, dandogli la possibilità di trasferirsi a Pesaro quando aveva 17 anni per fargli guidare le moto. Nella struttura fondata da Valentino Rossi - da un'idea partita con Marco Simoncelli, e cresciuta con Franco Morbidelli - scorrono sacrificio e denaro, ma soprattutto passione. Perché è sulla voglia e sul gusto di guidare che Valentino ha costruito la sua carriera ed è questo che vuole da chi gli è attorno. Guidare, divertirsi, cose così. Il titolo della MotoGP per la VR46 arriva, grazie a Pecco Bagnaia, dopo i campionati vinti in Moto2, uno suo (2018) e uno di Franco (2017). Arriva, il titolo, nello stesso anno in cui Rossi ha lasciato le corse passando dall’altro lato della barricata, rinunciando alla Moto3 per passare alla masterclass con tutte le complicazioni con cui ogni squadra deve confrontarsi. Lì Alessio 'Uccio' Salucci ha dimostrato che no, non era solo l'amico di Vale.
Ora, esattamente com’era stato l’anno scorso e quello prima ancora, serve reinventarsi, cambiare, rivedere. Dal 2023 al posto del VR46 Racing Team in Moto2 ci sarà Fantic Motor e per alcuni piloti che hanno gravitato attorno al Ranch sarà il momento di trovare un’altra sistemazione. Non del tutto però, perché anche i divorzi sono più dolci in VR46: “Stiamo lavorando a un pacchetto Amici dell’Academy, un programma vero e proprio”, ha spiegato Uccio agli austriaci di Speedweek. “Non vogliamo solo salutarli, loro ci piacciono, siamo un gruppo con la stessa passione. Probabilmente continueranno ad allenarsi con noi. Non ci prenderemo più cura di loro al 100%, ma al 60%”. Destino, questo, a cui vanno incontro Niccolò Antonelli, Stefano Manzi e Alberto Surra, mentre su Andrea Migno e Celestino Vietti resta l'incognita.
Il tutto, Uccio l’ha detto chiaramente, per concentrarsi maggiormente sui piloti della MotoGP senza disperdere le energie, non certo per tirare su nuovi piloti: “Il gruppo che abbiamo ora (Morbidelli, Bagnaia, Marini, Bezzecchi, ndr.) è composto da piloti che sono arrivati tutti entro un anno o due. Anche le età erano molto simili. Non dico che sia stato facile, ma lavorare con loro a casa è stato più una cosa fatta in gruppo. Ora è un po' più difficile trovare giovani piloti che dovrebbero poi allenarsi insieme a quelli che sono già lì. Non è semplice. Perché l'età è diversa e in generale tutto è un po' diverso. Quindi non ci sembra giusto in questo momento prendere nuovi ragazzi che potrebbero sbilanciare un po' la compagnia”. Un problema che aveva evidenziato lo scorso anno anche Valentino Rossi a proposito di Alberto Surra: "L'Academy è un po’ come essere in caserma, ci sono i veterani e per essere accettati bisogna prima guadagnarsi la simpatia dei vecchi del gruppo. Non è tanto facile”.
Questa soluzione, dunque, sembra poter funzionare bene per tutti: vai al Ranch, guidi le moto assieme agli altri, parli di corse. E non vivi quella dinamica da college inglese da cui, ora possiamo dirlo, sono scaturiti già tre titoli mondiali, ma - evidentemente - anche dinamiche di gruppo molto chiare e non sempre facili per tutti. In futuro forse vedremo un'altra generazione di piloti farsi le ossa lì a Tavullia per arrivare in alto, ma non sarà facile. Rossi ha smesso di correre in moto e il Ranch non è mai stato un business, quanto il sogno di un romagnolo che ce l'ha fatta.