Francesco Bagnaia è piccino e gigantesco assieme. Lì, davanti al Presidente della Repubblica, fatica a prendere il via, non trova il discorso salvato nelle note del telefono e si chiede come gli sia capitato, un 16 novembre, di parlare al Quirinale con Sergio Mattarella. Si è portato la moto, quella che ha vinto il titolo. Con lui parte della famiglia, i dirigenti Ducati, una ventina di persone in tutto - e altrettante cravatte rosse - arrivate a Roma col Frecciarossa. In treno Marco Ventura, capomeccanico di Bagnaia, aiuta Cristian Gabarrini a fare il nodo alla cravatta. Pecco con sé ha anche il casco del GP d’Italia con le frecce tricolori dipinte sul cielo azzurro, seconda vittoria dell’anno sulle sette conquistate in questo 2022, un regalo per Mattarella che il Presidente definisce “preziosissimo”. È una giornata lunga, lui se la gode e ce la godiamo anche noi che pensiamo a quanto, nonostante il ritiro di Valentino Rossi, le corse in moto siano ancora una cosa della gente, di chi la vede al bar e ne parla poi. Di chi si è innamorato di una Ducati che, per anni, è stata come quella squadra di calcio, quella che tifi da quando sei bambino anche se non vince mai. O chi a quei piloti vuole bene davvero, nessuno escluso, ma sa che quando ci arriva uno dei nostri la festa è più grande. È roba nostra, roba sua. Di Pecco che ringrazia Ducati, ricorda Agostini e l’MV Agusta, parla della VR46 Riders Academy.
Dopo la conferenza gli chiediamo come è stata la festa a Valencia, lui sorride: “È stato un gran casino”, esordisce, poi ci ripensa: “Un gran trambusto dopo la gara, coi festeggiamenti nel box a cui ho assistito poco perché giustamente ero a fare tutte le varie interviste, le foto… però alla fine quello che mi è rimasto di più è stato vedere la gente, erano tutti commossi per questo risultato. Vedere il mio team molto felice è quello che credo mi porterò dietro”. Pecco continua a ridere con gli occhi. Ma, spiega, aver vinto un mondiale non renderà le cose più facili in futuro: “Bisognerà riuscire a lavorare bene e cercare di evitare gli errori commessi quest’anno, cercando di partire da subito nel modo giusto. Non è mai facile”.
C’è poi una regola non scritta nelle corse in moto: se vinci il mondiale la moto te la lasciano. Pecco, a domanda, risponde: “Speriamo, vediamo, vedremo”, anche qui sorride. “Non è scontato, ma ci proverò”. Alla fine gli domandiamo se tra Marquez, Quartararo e Bastianini ha già pensato a chi potrà dargli più fastidio, ma di questo lui sceglie di non parlare. D’altronde è presto, prestissimo per farlo, e la prova vivente di questo è proprio lui che a metà stagione era dato per finito, costretto a fare i conti con 91 punti di distacco e un avversario che non sbaglia mai. Il prossimo anno però sarà più bravo davvero, perché ha imparato quello che i coach motivazionali ripetono in continuazione su internet, nei libri a poco, in convegni per venditori porta a porta e anche altrove come se fosse per tutti, come se fosse una scelta. Ha imparato a crederci anche là sotto, anche quando sei da solo. Ha imparato, per citare un vecchio film, una cosa per pochi: “È così che si diventa grandi, con le palle appese a un filo”.