Per chi ha sempre seguito il Mondiale endurance ciò che è successo questo weekend è stato come un miraggio. Il circuito de La Sarthe ha ospitato per la centesima volta la 24h di Le Mans, che quest'anno si presentava con ben 62 vetture al via, e le 325.000 persone arrivate da ogni parte del mondo per godersi questo spettacolo. Ciò che ha sbalordito tutti però è stata l'azione in pista, infatti in 24 ore di gara non c'è mai stato un momento vuoto, di noia o di relax. Per chi Le Mans la segue da anni sa che è raro vedere un'edizione totalmente piatta ma era altrettanto difficile prevedere così tanta azione quanta quella che abbiamo visto quest'anno. Tra i continui cambi di leadership in Hypercar, la pioggia che andava e veniva e la quantità incredibile di ritiri - e incidenti pazzeschi da cui, per fortuna, sono usciti tutti illesi - è stata forse la 24h più divertente e interessante degli ultimi dieci anni.
In pole position a guidare tutto il gruppo c'era la Ferrari numero 50, quella che Antonio Fuoco condivide con Nicklas Nielsen e Miguel Molina e che ha fatto registrare il giro più veloce sia in qualifica che in Hyperpole, e subito accanto la vettura gemella, la 51 di Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi. Le Toyota, vittime di un BoP penalizzante di peso applicato in seguito al dominio assoluto delle prime tre gare, seguivano agonizzanti ma convinte di poter comunque portarsi a casa la vittoria. In LMP2 invece il più veloce è stato Paul Loup Chatin al volante della IDEC Sport mentre Nicky Catsburg è riuscito a piazzare la Corvette numero 33 davanti a tutto il gruppo delle GTE Am con un distacco di ben un secondo e mezzo.
La partenza non ha fatto sconto a nessuno di difficoltà: dopo la lunga celebrazione in griglia - dove i militari francesi si sono calati dall'elicottero per portare la bandiera, sventolata poi dalla leggenda del basket Lebron James - la Safety car guidata dal nove volte vincitore di Le Mans Tom Kristensen ha guidato le 62 vetture per il giro di formazione sul circuito che si è fatto trovare bagnato in alcuni punti e più che asciutto in altri, mettendo subito la prima sfida davanti ai piloti incaricati di partire. Le Mans funziona così: gli ostacoli arrivano quando nessuno se lo aspetta e così è stato per Jack Aitken al volante della Cadillac #311. Il britannico, arrivato alla prima chicane, quella più bagnata, ha perso il controllo della vettura impattando nelle barriere e costringendo la Safety car a tornare subito in pista. Dopo circa quaranta minuti però i marshall hanno ricominciato a sventolare le bandiere verdi lungo i 13.626 km del tracciato ed è stato in quel momento che la 24h ha veramente preso il via.
Per la prima volta è Ferrari a dettare il ritmo
Ebbene sì, nonostante il primo giro più difficoltoso per Nielsen e Calado - dato che anche nel WEC le vetture sembrano avere lo stesso problema che ritroviamo costantemente in F1, ovvero mandare le gomme in temperatura - i due ci hanno messo poco poi a guidare il pacchetto, con stint puliti e concentrazione massima. Sia la 50, in testa per la maggior parte del tempo, che la 51 non hanno mai riscontrato problemi e anche dal muretto non c'è stata una chiamata sbagliata: le strategie hanno funzionato tutte alla perfezione, con i meccanici velocissimi al cambio gomme e al rifornimento. AF Corse, il team gestito da Amato Ferrari, è stato in grado di preparare due macchine impeccabili per la 24h, che hanno costretto Toyota, ma anche Porsche e Cadillac, inevitabilmente all'inseguimento.
La casa costruttrice giapponese è stata comunque la più minacciosa per la Scuderia di Maranello perché, nonostante le difficoltà, il passo non mancava e con dei piloti al volante come Kamui Kobayashi e Brendon Hartley c'era sicuramente tanto potenziale da sfruttare. Il dettaglio più magico di questa 24h di Le Mans però è stato vedere effettivamente tutte le scuderie in lotta: la leadership se la sono passata, oltre alle due Ferrari e Toyota, anche le Cadillac, le Porsche e addirittura, per un breve momento, anche la Peugeot numero 94 con al volante Gustavo Menezes è riuscita a stare davanti a tutti finché un errore dello statunitense non ha reso vani gli sforzi del team francese.
Sono state lotte all'ultimo centimetro disponibile, con tante sportellate che hanno tenuto tutti con il fiato sospeso, ancor di più quando le bagarre trovavano delle vetture più lente da doppiare senza perdere il vantaggio creato o appena annullato. Basta pensare che a fine gara le statistiche indicano ben 20.000 sorpassi in classe Hypercar, tra doppiati e lotte tra competitors, che è un numero incredibile e rappresenta bene l'edizione 2023 di Le Mans.
Ci pensa la pioggia a rimescolare le carte prima del tramonto
Quando tutto sembrava essersi tranquillizzato, con le Ferrari davanti a tutti, le slow zone rimosse e tutta la pista libera da ostacoli, ci ha pensato madre natura a portare il caos nuovamente sul tracciato di Le Mans. La pioggia, che comunque tutti stavano aspettando perché preannunciata, è arrivata tutta insieme e ha reso un settore della pista estremamente scivoloso, cogliendo di sorpresa i primi sfortunati che ci sono passati. Nel giro di un minuto abbiamo visto la Glickenhaus #709, la LMP2 del team WRT, la Ferrari 488 di Lilou Wadoux, la Cadillac gialla numero 3 e la Porsche guidata dall'italiano Riccardo Pera in classe GTE Am iniziare una danza che ricordava quella dei pattinatori sul ghiaccio: "Mi sono sentito passeggero della macchina, non potevo fare assolutamente niente" ha detto Pera ai microfoni dei pit reporter una volta rientrato al box di GR Racing.
Alla fine, a gara finita e scommesse chiuse, possiamo dire che, nonostante il momento abbia causato sia panico che ilarità, tutto è bene quel che finisce bene dato che sia la Porsche #86 che i prototipi sono finiti in zona punti. Chi da questo incidente ha tratto brutte conclusioni è stata, purtroppo, la vettura vincitrice della 6h di Spa Francorchamps, la Ferrari 488 GTE del Richard Mille Racing Team che è stata costretta al ritiro.
Toyota torna al comando durante la notte
Il sole è tornato a splendere in poco tempo a Le Mans, accompagnando le vetture al tramonto e creando uno scenario da favola con i colori del cielo sempre più tenue. Come veniva rappresentato dal trofeo speciale ideato per il centenario della competizione - che vede due piste intrecciarsi, una più chiara per rappresentarla di giorno e una più scura per la versione notturna - il tracciato di Le Mans è come se si trasformasse durante la notte; le temperature si abbassano notevolmente, la visibilità diventa minima e gli errori sempre più semplici da commettere. Viene richiesta una concentrazione disumana ai piloti, che devono stare attenti alle vetture più veloci e a quelle più lente, guardando più negli specchietti che avanti se al volante di una LMP2 o di una GTE.
Toyota si era tenuta l'asso nella manica proprio per l'arrivo della notte e in poco tempo è riuscita a prendere la testa della gara con la numero 8. La vettura sorella invece, la #7 con al volante Mike Conway, Jose Maria Lopez e Kamui Kobayashi, si è trovata coinvolta in un contatto tra due GTE proprio con il giapponese alla guida ed è stata costretta al ritiro. Poco dopo però la sfortuna ha colpito anche la Ferrari numero 50, in sosta ai box per cinque giri per riparare l'ERS, danneggiato da un sassolino di ghiaia che ha dato problemi al radiatore.
Ferrari trionfa a Le Mans dopo 50 anni mentre Toyota si perde in un bicchier d'acqua
Con il sole che è tornato a splendere James Calado è uscito dalla pit lane in prima posizione dopo uno stint da paura di Pier Guidi che, insieme ad Antonio Giovinazzi, ha inseguito per tutta la notte la Toyota al comando. La numero 8 poi è riuscita a tornare nuovamente prima per via di un pit stop particolarmente lento per la Ferrari - che non ne voleva più sapere di riaccendersi. Pier Guidi però, probabilmente il pilota MVP della corsa, è riuscito a ripartire e ci ha messo poco ad accodarsi a Brendon Hartley. Dopo qualche giro è riuscito a superarlo, riprendendosi quella prima posizione che poi non ha più abbandonato.
La Ferrari è tornata a Le Mans dopo 50 anni e ha vinto, al primo tentativo, nonostante tutto e tutti. "Il cielo di Le Mans si tinge di rosso" dice Antonio Giovinazzi, commosso per questo incredibile risultato. La squadra di Antonello Coletta, il responsabile delle attività sportive, è riuscita a riportare la Ferrari sul tetto del mondo con gran classe, lanciando un messaggio forte e chiaro: la Ferrari che vince, c'è.
Toyota invece ha avuto esperienza dell'altra faccia della medaglia di Le Mans, quella che nessuno vuole mai vedere: quella della sconfitta. Dopo gli stint incredibili di Brendon Hartley e Sebastien Buemi è salito al volante della GR010 Ryo Hirakawa che in fase di doppiaggio ha perso la vettura toccando le barriere con solo due ore dal termine della corsa. I meccanici non ci hanno messo molto a riparare la vettura, che è riuscita a mantenere la seconda posizione, ma con due minuti di ritardo dalla #51 sono sfumate tutte le possibilità di vittoria. Terza sul podio è arrivata la numero 3 di Cadillac, la vettura iscritta al WEC di Earl Bamber, Alex Lynn e Richard Westbrook, che anche se un po' indietro in termini di passo gara è riuscita a portarsi a casa il primo podio stagionale.
Inter Europol Competition vince incredibilmente in classe LMP2 con Corvette davanti a tutti in GTE Am
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo e il sogno più grande di un pilota è quello di trionfare a Le Mans. In tanti possono fantasticare, in pochi effettivamente ci possono riuscire ed è sicuramente il caso di Albert Costa Balboa, Fabio Scherer e Jakub Smiechowski, il trio al volante della LMP2 schierata da Inter Europol Competition. Fin dalla 1000 Miglia di Sebring avevano dimostrato di avere tanto potenziale ma essendo il team uno di quelli con meno budget a disposizione non era facile arrivare a risultati troppo importanti. Nessuno se lo aspettava e invece la #34 gialla e verde ha trionfato davanti a team e piloti che di esperienza e possibilità economiche ne hanno il doppio, con Costa che faticava a crederci e ha passato tutta l'ultima ora al telefono per distrarsi e non farsi mangiare dall'illusione, con Scherer che ha corso e ha portato la macchina al traguardo con un piede rotto e con Smiechowski emozionato sul podio.
La stessa luce negli occhi ce l'avevano anche Ben Keating, Nico Varrone e Niky Catsburg, i tre piloti ufficiali di Corvette che, oltre a potersi vantare della leadership di campionato, possono scrivere il loro nome nell'albo d'oro di Le Mans. La vittoria in classe GTE l'hanno accarezzata da vicino quasi tutti i team, a partire dalla Ferrari #54 di AF Corse, alle Iron Dames che si sono dovute accontentare di un quarto posto dopo quasi tutta la gara in testa, per arrivare a Roxy, la Porsche 911 di Project 1 - AO con la livrea da dinosauro che ha catturato l'attenzione di tutti quanti.
Ciò che ci insegna la 100esima edizione della 24h di Le Mans
Queste 24 ore di pura azione sono come una doccia di acqua fredda per il motorsport degli ultimi tempi. Hanno regalato delle emozioni uniche ed indimenticabili, insegnando a chi si è approcciato per la prima volta che cosa vuol dire seguire una gara di endurance. Tra le lacrime di gioia di James Calado e quelle di sconforto e delusione di Michelle Gatting agli abbracci stretti da ogni meccanico dopo tutti i pit stop e l'orgoglio del lavoro di squadra, Le Mans è stata la perfetta vetrina di lancio di cui il WEC aveva bisogno dopo una metà di stagione che già aveva fatto parecchio rumore.
Un grande insegnamento, forse, potrebbe trarlo anche la Formula 1 che ultimamente se le sta inventando tutte per cercare di fare ancora e ancora più spettacolo: la 24h di Le Mans non ha avuto bisogno di niente per regalare a ogni spettatore tanto divertimento, trasmettendo la passione e la dedizione nella semplicità. Le Mans tornerà in azione tra un anno e già se ne parla: arriveranno ancora Hypercar, altri costruttori e, soprattutto, tanti nuovi appassionati che, se il WEC continua a regalare così tanta azione, si apposteranno intorno al tracciato per poter vivere la gara più emozionante del mondo in prima persona.