Su una macchina giocattolo, di quelle su cui tutti i bambini d'Italia sono saliti almeno una volta nei giorni della loro infanzia, un piccolo Antonio Fuoco divide lo spazio del sedile con il fratello Leonardo. Avranno due anni, poco più o poco meno. Sorridono, i piccoli di casa Fuoco, al volante di una macchina che neanche a dirlo è rossa: sul davanti un logo, una parola e uno stemma semplicemente inconfondibili, anche a quell'età. C'è scritto Ferrari nel destino di quel bambino e c'è scritto velocità nella storia di entrambi. Leonardo prenderà la strada delle due ruote, Antonio quella delle quattro.
A sorprendere però è il numero ben in evidenza su quella piccola auto giocattolo, il 50. Tornerà quel numero nel momento più importante della carriera di Antonio, tornerà cercato, in parte inaspettato, redentore di una carriera che lo ha visto seminare tantissimo e raccogliere molto meno di quanto avrebbe meritato. Il 50 è il numero che splende sulla Ferrari 499P della Hypercar del campionato WEC di quest'anno, guidata da Antonio Fuoco e dai suoi due compagni di squadra Miguel Molina e Nicklas Nielsen.
La loro è la vettura numero 50, gioiello di tecnica e sviluppo che insieme a quella dell'altro equipaggio Ferrari, al via con il numero 51, hanno il compito enorme e grandioso, di riportare la squadra del Cavallino alla 24 Ore di Le Mans nel centenario della sfida automobilistica più famosa e rappresentativa del mondo.
Un ritorno, quello della Ferrari, che esattamente 50 anni dopo riporta anche la rossa in pole: l'ultima prima fila risale infatti al 1973 quando Arturo Merzario e Carlos Pace ottennero il miglior tempo con la 312 PB davanti a Jacky Ickx e Brian Redman. Eccolo, ancora, quel 50. Numero di un passato che torna presente. Perché questo primo anno per la squadra di Maranello nella classe Hypercar del WEC doveva almeno su carta essere un periodo di transizione, di sviluppo. E sicuramente così è per tutti gli uomini impegnati a riportare il Cavallino in questa categoria del motorsport, ma il sogno ormai è grande e le possibilità di tornare indietro sono poche.
Il sogno si è trasformato già a partire dai primi appuntamenti con questo campionato, in cui le Ferrari hanno subito dimostrato velocità e concretezza, ponendo le pasi per un ottima stagione. Ma grande, grande davvero, è diventato a Le Mans. Fuoco una pole l'aveva già fatta in questo 2023, all'atto inaugurale di Sebring, ma sul circuito di Le Mans è tutto diverso: chiude davanti all'altra rossa, portando la sua numero 50 davvero sul tetto del mondo.
Antonio non ci crede. Sapeva di volerlo, sapeva di poterci provare, ma farlo è tutta un'altra storia. Un successo clamoroso che arriva dopo anni complessi per la sua carriera in una vita passata a sognare la Formula 1, a lavorare per arrivare lì, per poi dover accettare che quello, di sogno, non si sarebbe realizzato. Gli anni, duri e bellissimi, sui kart, una gavetta fatta di grandi speranze e tanto sudore, dieci anni fa l'arrivo nella Ferrari Driver Academy, le classi cadette, le stagioni in Formula 2, il ruolo di collautore in Formula 1 con Ferrari. Ma lì, tra i venti del suo sogno di bambino, Antonio non è riuscito a entrare. Non per la mancanza di talento, o di passione e duro lavoro, ma perché le dinamiche della classe regina spostano soldi e attenzioni, cambiando nell'arco di un momento.
Ma Fuoco non si è tirato indietro, non ha mollato un decimo di secondo. Ha ricostruito il suo obiettivo, ha capito come continuare ad andare veloce. Per la sua attenzione, il suo lavoro e il suo impegno con Ferrari è stato scelto per questo grande ritorno nel WEC e lì, in mezzo a uno schieramento di sei piloti in due equipaggi, ha dimostrato chi è.
Chissà a cosa penserà Antonio scendendo in pista davanti a tutti al via delle ventiquattro ore più lunghe della sua storia. A quali sacrifici ha messo in fila per arrivare dov'è, a quanto questo viaggio turbolento sia comunque stato bello in ogni sua parte. Alla malinconia anche, perché no, di non avere papà Gabriele al suo fianco - dentro al box - proprio in questo momento. Lui che l'ha seguito per tutta la sua carriera, che lo ha accompagnato dai kart fino alle monoposto, e che di questa passione è stato padre e protettore. Papà Gabriele che è scomparso quasi un anno fa e che Antonio ha salutato sui social ripensando a tutti i consigli che lo hanno fatto crescere.
Crescere fino a lì, migliorare fino a lì. Arrivare alla griglia più ambita della storia del motorsport e farlo davanti a tutti. Con il numero 50.