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Sfavorita? Sì, ma… Ecco tutti i motivi per cui l’Inter può battere il Manchester City in finale di Champions League

  • di Nicola Sellitti Nicola Sellitti

9 giugno 2023

Sfavorita? Sì, ma… Ecco tutti i motivi per cui l’Inter può battere il Manchester City in finale di Champions League
Il Manchester City in stagione ha perso sette partite su sessanta. Più di una su dieci. Potrebbe perdere anche contro l’Inter a Istanbul in finale di Champions League? Ecco i quattro principali motivi che possono far propendere per il sì. O almeno far sperare i tifosi…

di Nicola Sellitti Nicola Sellitti

L’Inter parte da sfavorita nella finale di Champions League, ma ci sono alcuni elementi che possono permettere ai tifosi nerazzurri di sognare. Il Manchester City, per esempio, delle ultime sessanta partite ne ha perse sette. E per vari motivi potrebbe perdere anche contro la squadra di Simone Inzaghi a Istanbul. Non solo perché c’è la cabala contro Guardiola, che lontano dalla Catalogna finisce spesso per non alzare la Coppa, oppure contro gli emiri perché forse è troppo facile vincere facendo un valzer intorno alle regole e spendendo oltre un miliardo di euro in un decennio. Andiamo a vedere le quattro principali ragioni per cui l’Inter potrebbe fare il colpaccio.

L'esultanza di Haaland e compagni per uno dei successi del Manchester City
L'esultanza di Haaland e compagni per uno dei successi del Manchester City

1) Ossessione Pep

È un’ossessione, la Champions, dalle parti della Manchester “dei poveri” almeno sino a un decennio fa, con lo United a dominare e il City a invidiargli i trofei. Devono vincere. Deve vincerla Pep, che ha giustamente ricordato che chi perde in finale non fallisce, che la cultura della sola vittoria non racchiude tutto lo sport, ma che per diventare immortali si deve alzare quel trofeo, che ha perduto dolorosamente con il Chelsea di Tuchel. Ne ha perse due Gundogan (una con il Borussia Dortmund), insomma c’è il bisogno quasi fisico di andare oltre. Anche Noel Gallagher, a suo modo, vive l’incubo Champions ed è pronto ad andare in giro in mutande per San Diego se il City vincesse, con tripletta di Haaland. Insomma, c’è una specie di vento alle spalle del City, che ha già messo da parte la Premier e l’FA Cup. Il treble è a un passo, ci è riuscito solo lo United di Sir Alex, ma ci è riuscita anche l’Inter, con Mou, nel 2010. E quindi una partita con punteggio bloccato, con la clessidra implacabile, potrebbe creare ansie tra gli uomini del profeta catalano.

L'allenatore del Manchester City Pep Guardiola
L'allenatore del Manchester City Pep Guardiola

2) Il City in trasferta fa meno paura

Ossessione a parte, ci sono motivazioni tattiche che possono portare l’Inter in paradiso, partendo dal dato iniziale, incontrovertibile: il City è più forte, più completo, si gode un genio in panca, uno che ha scritto la storia del calcio e dispone di una batteria di fenomeni che non si trovano nel calcio italiano. È una squadra evoluta, tecnica, velocità, resistenza, fame di vittorie, come ha spiegato ieri Haaland in diverse interviste. Lo stesso Haaland e De Bruyne sono calciatori di altro livello, livello planetario, che in pochi minuti mettono a soqquadro una partita. Dunque, è complicata, ma Simone Inzaghi sa che la macchina di Guardiola si può ingolfare lontano dall’Etihad Stadium.

In casa polverizza, maciulla le avversarie, per informazioni rivolgersi al Bayern Monaco e al Real Madrid, messe in fila senza troppi complimenti, anche con tanti gol sul groppone. In generale in questa edizione di Champions League i Citizens hanno fatto assai meglio in casa. Perché il pubblico, i 60 mila spettatori fissi sono diventati negli anni un fattore decisivo, l’Etihad non è ancora Anfield, oppure Old Trafford e forse mai lo sarà, ma ora conta, eccome.

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Kyle Walker

3) La chiave Walker

Pep avrebbe già trovato l’alternativa a Kyle Walker, che non dovrebbe farcela per la finale. Dentro Akè, l’olandese sosia di Gullit, difensore tosto e anche veloce, forse non ancora rodato per questi appuntamenti.

Forse Guardiola riproporrà la linea con quattro difensori puri, con Stones che poi avanza in mediana con Rodri: questo tipo di assetto ha fatto proseliti anche nel calcio italiano, si ritrova nella Fiorentina di Vincenzo Italiano e anche nel Napoli di Luciano Spalletti, quando Di Lorenzo diventa mezzala di centrocampo.

In realtà l’assenza di Walker è pesante per Pep. Il terzino inglese ha un allungo impressionante, consente al City di giocare assai alto, con la sua capacità di recuperare sull’avversario in campo aperto. Senza Walker e con un esterno che spinge (Gosens?), gli inglesi possono pagare dazio, Barella può infilarsi in quegli spazi. Chissà.

4) Lautaro, tra Mondiale e Champions

Guardiola, che è più scienziato del gioco che della cabala, ci avrà comunque pensato. Lautaro Martinez vive da mesi su una nuvola. Ha vinto i Mondiali (in verità con contributo esiguo alla causa argentina, anche per una caviglia malmessa), poi ha segnato gol a grappoli, vincendo la Supercoppa italiana e la Coppa Italia. Si è pure sposato, manca solo la Champions per sigillare una stagione storica, irripetibile. C’è da temerlo, Pep…

Lautaro Martinez
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