Lapo De Carlo risponde al telefono mentre fa una pausa dalla sua (quasi) incessante attività radiofonica. È il direttore di Radio Nerazzurra, la web radio e testata giornalistica dei tifosi dell'Inter, nata per soddisfare la “dose quotidiana” di passione nerazzurra con un palinsesto radiofonico mirato che copre tutta la giornata dal lunedì al venerdì, con “Football breakfast” nel weekend, “Domenica bestiale” ogni domenica e diretta in occasione di ogni partita della squadra. Un progetto lanciato nel 2019 e che ora si è trovato alle prese con nientemeno che una finale di Champions League (e ha organizzato per la sera del match un happening con 400 persone all'Arena Piola di Milano). Mentre chiacchieriamo Lapo chiede il permesso di fermarsi in lavanderia per lasciare delle camicie. Lo ascolto in silenzio mentre pone l’attenzione della commessa su una camicia in particolare che – dice – gli serve per forza entro sabato. La ragazza conferma che è possibile e lui tira un sospiro di sollievo. Sto per domandargli se si tratta di una camicia fortunata, ma non voglio rovinarmi l’idea di quel momento con una risposta che non voglio sentire. In cuor mio è così e mi arrogo il diritto di pensare che l’efficienza delle lavanderie milanesi possa avere un ruolo fondamentale in tutta questa storia. De Carlo mi racconta di Radio Nerazzurra, dell’Inter e della non ossessione con cui si sta avvicinando alla finalissima. “Non siamo favoriti – dice – ma sarebbe bellissimo vincere. Ma senza ossessioni. Sappiamo bene che certe cose possono succedere e non bisogna per forza aspettare sempre quarant'anni per poterle vivere”.
La domanda è banale, ma è anche d’obbligo. Come stai vivendo questa attesa?
Ho più di 50 anni e me la sto godendo. L'Inter è sfavorita e non ho alcuna pretesa. Naturalmente tutto quello che ho appena detto non varrà per il giorno della partita. Mi conosco e so perfettamente che poi quando inizierà il match cambierà tutto.
Radio Nerazzurra come seguirà l’evento?
In diretta costante, dalle dieci di mattina fino a mezzanotte. Io amo molto questo tipo di eventi che sono alla fine dei veri e propri happening. Mi spiace che sia stata presa la decisione di non montare i maxi schermi nei luoghi centrali della città e di convogliare i tifosi soltanto dentro lo stadio.
Non sei il primo ad avanzare dubbi su questa decisione…
Perché hanno scelto – e credo che sia una scelta politica – di togliere alla gente il raduno e l’attesa collettiva per strada. Che poi sono i momenti più attesi di giornate come quelle di sabato. Come se si fossero ancora le restrizioni legate al Covid e come se pesassero ancora i tragici fatti di Torino del 2017.
La radio è un osservatorio privilegiato sul mondo del tifo. Come sta oggi il tifoso interista?
È difficile provare a fare l’identikit di cinque milioni di tifosi però l'umore è sicuramente intercettabile. I tifosi di Radio Nerazzurra sono tifosi prevalentemente ancora increduli. Però al tempo stesso una buona parte di loro è pretenziosa e rivendica il diritto di essere lì dov’è, perché la squadra negli ultimi due anni non ha ottenuto quello che avrebbe meritato.
Prima hai detto che l’Inter parte sfavorita… lo confermi?
Sì. Dopo tanti anni arriviamo a una finale europea da sfavoriti. Credo che l’ultima volta sia stata a Rotterdam contro l’Ajax nel 1972 (finì 2-0 per gli olandesi con doppietta di Johan Cruijff, ndr). Ma quella di non essere i favoriti è un’idea ormai accettata…
Possibile che questo City non abbia punti deboli?
Una squadra come il City che vince per cinque volte la Premier, il campionato più competitivo, negli ultimi sei anni è una macchina perfetta a cui manca solo l’Europa. E per conquistare la Champions negli anni hanno investito tantissimo. Lontano da casa la squadra di Guardiola dà l’idea di essere meno straripante. La speranza è che possa essere una partita più abbordabile per l’Inter.
Prima hai parlato di “imponderabile”. Poniamo che questo imponderabile si verifichi. Mi racconti la tua domenica mattina? Posto che tu vada a dormire…
Magari molto tardi, ma a dormire ci vado perché poi il giorno dopo me lo voglio godere tutto. Sarebbe una giornata meravigliosa, di quelle che ti fermi a pensare quanto sia incredibile la vita. La inizierei al bar, con la mazzetta dei giornali, poi passeggiata in bici per il centro con mia moglie a fare foto e a parlare con la gente. Sarebbe un lungo cammino fino a lunedì, in radio. Dove ci sarebbe – letteralmente – il delirio.