Pedro Acosta vince con un distacco nettissimo al Mugello su Tony Arbolino e poi, durante i festeggiamenti nel parco chiuso, scambia il casco che ha in mano (quello con cui ha corso) con uno che gli viene passato dagli uomini del suo team. Tanto è bastato, in Moto2, per far scattare il solito balletto dei sospetti. Perché Pedro Acosta ha cambiato casco? Cosa aveva quello consegnato agli uomini della sua squadra e sostituito con uno appena portato dal box?
Domande che gli altri team della Moto2 hanno posto direttamente alla direzione di gara, con un ricorso che, stando a quanto è dato sapere, vede tra i primi firmatari proprio il team Marc Vds, quello con cui corre Tony Arbolino che di Pedro Acosta è il primo rivale in questa lotta per il mondiale della classe di mezzo. C’è anche un video che racconta l’insolito scambio. La notizia del ricorso, invece, è circolata nel paddock nel tardo pomeriggio di ieri, ma nessuno l’ha confermata in via ufficiale fino alla giornata di oggi. Quando, oltre alla notizia, è stata diffusa anche la decisione presa dai commissari: ricorso respinto. Sul perché sia stato respinto, però, nessuno ha fornito spiegazioni, tanto che i dubbi restano e sono anche parecchi visto che in Moto2 c’è il limite del peso e che, di fatto, lo scambio di caschi è avvenuto prima della procedura con cui si stabilisce se il pilota con tutta la sua attrezzatura raggiungeva o meno in gara quel limite.
Ok, non può essere certo qualche centinaio di grammi di casco diverso a giustificare l’enorme distacco che Pedro Acosta ha accumulato dai suoi rivali durante il GP del Mugello, ma quando lo l’unica spiegazione è quella fornita dal Team Ajo i dubbi finiscono per non dissolversi. “Abbiamo scambiato il casco solo perché volevamo scattare le foto della vittoria con un casco pulito piuttosto che con uno che aveva appena corso” – hanno affermato dalla squadra di Acosta. Il regolamento dice che – ragioni nobili o meno – il casco non può essere cambiato prima della misurazione del peso e ancora una volta chi è chiamato a far rispettare le regole ha preferito la via dell’interpretazione. Insomma, la stessa cosa che purtroppo succede in MotoGP con gli incidenti di gara e che gli stessi piloti della massima categoria lamentano ormai da mesi.