“I momenti belli sono stati più di quelli difficili e fino a qui il bilancio della mia carriera può essere solo positivo” – Enea Bastianini riassume così la sua vita nelle corse alla vigilia della sua prima stagione in sella alla Desmosedici ufficiale del Team Lenovo Ducati. Non nasconde che per lui è il coronamento di un sogno e che adesso c’è qualcosa di ancora più grande da andare a prendere. E’ giovanissimo, ma nel motomondiale c’è arrivato quando era poco più di un bambino e le cose per lui non sono andate sempre così bene. Anzi, c’è stato un momento in cui la sua carriera sembrava finita.x
“I momenti belli sono stati più di quelli difficili e fino a qui il bilancio della mia carriera può essere solo positivo” – Enea Bastianini riassume così la sua vita nelle corse alla vigilia della sua prima stagione in sella alla Desmosedici ufficiale del Team Lenovo Ducati. Non nasconde che per lui è il coronamento di un sogno e che adesso c’è qualcosa di ancora più grande da andare a prendere. E’ giovanissimo, ma nel motomondiale c’è arrivato quando era poco più di un bambino e le cose per lui non sono andate sempre così bene. Anzi, c’è stato un momento in cui la sua carriera sembrava finita.
Una fase difficile che Enea identifica con un luogo e una data: Mugello, maggio 2017. "Nel 2017 – ha raccontato nel podcast di RedBull - ho pensato per la prima volta di smettere di correre. Non mi sentivo bene, non riuscivo ad essere veloce, al Mugello ho iniziato a piangere. È stato il momento peggiore della mia vita. Le persone più importanti per la mia crescita sono state mio padre e mia madre, mi hanno sempre sostenuto molto da quando ho iniziato a gareggiare e non hanno mai dubitato delle mie potenzialità. Poi Carlo Pernat ha fatto il resto”. Dopo quella stagione difficile, infatti, per Bastianini è cominciata una fase nuova e nel 2020 è arrivato anche il titolo mondiale in Moto2 con ItalTrans. Nel frattempo anche l’incontro con Alice, la ragazza che, a detta di tutti, gli ha messo definitivamente a posto la testa.
“L'amore – ha aggiunto il pilota riminese - gioca un ruolo molto importante nella mia vita, perché per arrivare dove vuoi hai bisogno di persone che ti amino. Prima di tutto ci sono la mia famiglia e la mia ragazza, ma anche gli amici sono fondamentali”. Qualcuno con cui condividere, quindi, nonostante l’immagine stereotipata dei piloti che sono sempre soli con le loro emozioni. Soli dentro il casco, ma comunque con la consapevolezza che tutto ciò che sta intorno conta e conta tanto. “L’ultima volta che ho pianto – ha aggiunto ancora il Bestia – è stata quest’anno in Qatar, quando ho vinto. Sono state lacrime di gioia, molto diverse, quindi, da quelle versate al Mugello nel 2017. In quel momento mi è mancato Fausto Gresini. In tanti momenti quest’anno ho desiderato che fosse con noi, ma è stato bellissimo respirare lo stesso spirito di squadra di quando era qui. Non è cambiato niente”.
E non è cambiato neanche Enea Bastianini, solo che adesso è meno irruento e lascia che anche le emozioni sedimentino. Anche gli idoli sono quelli di sempre: “Casey Stoner è stato un riferimento per me in uno dei periodi più importanti della mia carriera, 2010 e 2011, il suo stile mi ha ispirato molto. Quando ero ancora più giovane il mio idolo era Valentino Rossi, e quando stavo crescendo anche Andrea Dovizioso perché ammiravo molto come affrontava ogni fine settimana. Sono stato molto ispirato da questi tre piloti”.
Adesso a ispirarlo, invece, c’è la Ducati e il sogno di diventare campione del mondo, anche se Bastianini è consapevole che all’inizio ci sarà da soffrire: “Non mi aspetto un inizio facile – ha concluso - Dovrò adattarmi a certe situazioni che per me saranno nuove. Allora potrò sfoderare le mie armi, le mie potenzialità, ed esprimermi al meglio delle mie possibilità. Il rapporto con Bagnaia? Potrebbe nascere una sana rivalità, con lui mi sono sempre trovato molto bene”.