Quando, nel 2020, Honda ha deciso di tornare in Superbike con una moto di nuova generazione, le aspettative erano alte per tutti. Erano gli anni del dominio di Jonathan Rea, che proprio scommettendo su sé stesso aveva lasciato HRC per Kawasaki vincendo sei mondiali in fila, l’ultimo proprio due anni fa. Per rientrare subito competitivi, dal Giappone arrivano con una moto nuova mettendo sotto contratto un pilota, Alvaro Bautista, che nella stagione precedente sulla Ducati aveva dominato una buona metà di stagione. Mezzo rivoluzionato e pilota di riferimento però riescono a portare a casa soltanto un podio, il tutto mentre in MotoGP arriva il clamoroso infortunio per Marc Marquez che segna una brusca battuta d’arresto nel ruolino di marcia HRC. Da qui, fatto il buco, si è cominciato a scavare.
L’anno successivo le cose non sono andate meglio e, in questo 2022, Honda ha fatto peggio di chiunque altro. In MotoGP non è arrivata nemmeno la vittoria - che Marc Marquez sperava di guadagnarsi a Valencia - e la classifica costruttori è stata impietosa: ultimo posto, niente di meno. Eppure, durante i test invernali la moto sembrava quel grosso salto generazionale rispetto al passato che avrebbe messo a posto le cose: forme del tutto riviste, un motore pieno, geometrie inedite. E invece l’anteriore non avvisa e non comunica, così si finisce in terra senza rendersene conto. In una stagione soltanto, la RC213-V ha prodotto 21 cadute per Pol Espargarò, 21 per Alex Marquez, 18 per Marc Marquez (che però ha una media più alta degli altri avendo corso meno) e 12 per Takaaki Nakagami, per un totale di 72. Carene e denaro, ma anche punti in classifica. E, soprattutto, il feeling che se ne va, perché quando la moto non avvisa poi tornarci sopra per andare forte diventa complicatissimo. A fine anno, dunque, la classifica costruttori della MotoGP dice questo: Ducati 448; Yamaha 257; Aprilia 248; KTM 239; Suzuki 198; Honda 155.
In Superbike le cose non vanno meglio, anzi. Eppure i piloti, Xavi Vierge e Iker Lecuona, sono giovani (rispettivamente 25 e 22 anni) e pieni di talento, è il mezzo meccanico a non aiutarli. Basti pensare che fino all’anno scorso a guidare quella stessa Honda c’era Alvaro Bautista, che oggi - inutile dirlo - è campione del mondo. La classifica costruttori della Superbike parla chiaro: Ducati 632; Yamaha 577; Kawasaki 530; BMW 259; Honda 258. Ultimi ancora, anche lì. Mentre Ducati si prende tutto dopo anni difficilissimi, Honda tocca il punto più basso. La pandemia ha influito, ma proprio come la Ducati del dopo Rossi, quella da rifondare e rivedere, anche in HRC si dovrà ripartire da zero. I piloti ci sono, almeno per adesso. Ora serve un cambiamento strutturale che Marc Marquez chiede a gran voce, anche in pubblico, dal GP d'Austria: una grossa riorganizzazione della squadra e, soprattutto, un nuovo modo di fare sviluppo, più immediato e radicale. Fortunatamente per loro anche quest’anno c’è la Formula 1, che ricorda a tutti quanto Honda sia ancora in grado di fare i motori.