“Max Biaggi ha riportato la frattura multipla delle costole e per precauzione nelle prossime ore sarà ricoverato nel reparto di rianimazione. Per ora la prognosi è riservata, ma se tutto andrà bene, guarirà in trenta giorni”. Parlò così Emanuele Guglielmelli, direttore dell’ospedale San Camillo di Roma, il 9 giugno 2017. Max Biaggi a 46 anni era appena reduce dall’incidente più grave della sua vita, un violentissimo highside durante una sessione di allenamento in motard sul circuito Nazionale di Latina. Dopo quell’episodio il pilota romano dichiarò che non sarebbe più tornato in pista, nemmeno per gioco. Sospinto dalla passione il Corsaro, successivamente, fece dietrofront e tornò ad accarezzare i cordoli anni dopo, in occasione di una tre giorni di test con la Superbike RSV4 X a Sepang. “Con 160 giri compiuti Malesia, ho messo alla prova il mio fisico e la mia mente, per capire se tutto fosse ormai alle spalle. A quasi tre anni dal brutto incidente di Latina e con l'età che avanza inesorabilmente, credetemi ci ho messo del tempo per recuperare determinati meccanismi" – rivelò poi Max.
Biaggi che oggi, a più di cinque anni di distanza da quel terribile giorno, può dire di essere tornato sul Sagittario di Latina ed aver esorcizzato il trauma. È lui stesso a confessarlo in un toccante messaggio su Facebook, in cui Max ha lasciato pista libera alle proprie emozioni, cogliendo nel segno qualsiasi appassionato delle due ruote: “In questi ultimi giorni ho messo in ordine alcune cose nella mia vita e tutto questo mi ha impegnato molto. Tra le tante cose ho trovato il tempo di andare a Latina al Sagittario, dove 5 anni fa ho avuto quel terribile incidente, che ha cambiato la mia vita. Appena ho varcato il cancello del circuito, in un istante sono stato teletrasportato nel passato. Sono andato verso il box ed ho aperto la serranda! Non ci crederete ragazzi, ma il tempo lì si è fermato. Le moto sui cavalletti, i caschi sul tavolo, vicino ai guanti e la tuta sulla sedia. Proprio la tuta mi ha teletrasportato a quel 9 giugno del 2017. La mia Dainese, che mi ha protetto ancora una volta, dopo l’incidente è stata dilaniata dalle forbici dei paramedici, che con amorevoli cure mi hanno soccorso e mi hanno salvato. Per noi piloti la tuta è come una seconda pelle e vederla tagliata così, mi ha fatto pensare e non poco".
“Oltretutto a ricordarmi il crash c’era la cartellina con i tempi registrati in quella giornata. La scritta CRASH, in corrispondenza dell’ottavo giro, è inequivocabile” – racconta il Corsaro, che poi aggiunge: “A quel punto dopo aver rimesso un po’ in ordine il box, ho deciso di scendere in pista. Il tracciato era parzialmente bagnato, per questo motivo sono entrato in pista molto cauto. Nei primi giri mi sembrava di non riconoscere il tracciato. Tutto era anomalo. La distanza tra le curve, le traiettorie. Anche l’aria che lambiva il mio viso era strana. In effetti erano 5 anni che non indossavo un casco da cross ed il rumore dell’aria mi ha fatto tornare in mente il suono delle pale dell’elicottero che mi ha salvato. Infatti la bassa andatura dei primi due giri, non mi ha imposto una grande concentrazione, per cui i suoni e le immagini mi hanno teletrasportato a quel giorno, in cui ho rischiato di morire. Con il passare dei giri ho aumentato il mio ritmo, alla ricerca di una concentrazione che rompesse quell’incantesimo e mi riportasse alla realtà, ma con la piena consapevolezza di quanto accaduto! Il giorno dell’incidente ero da solo in pista e da solo sono stato in pista in questo mio ritorno sul motard! Alla fine dei due giorni ho completato circa 100 giri, alternandomi alla guida di diverse moto e riportando in pista le mie due Aprilia SXV 450 bicilindriche. Ragazzi lasciatemi dire che il suono di quel bicilindrico è una musica celestiale. Non c’è niente di simile, niente! È stato un bel flashback. Volevo tornare sul luogo dell’incidente, per provare ad esorcizzare quel terribile momento e per tornare a divertirmi, facendo ciò che amo in modo profondo, da sempre! Ho lasciato la tuta dell’incidente, ormai distrutta, appesa accanto a me, per ricordare a me stesso che la vita è un bene prezioso. Si ritorna in moto, con consapevolezza e con tanta, tanta passione, che è sempre il motore di tutto”.