Rimane immobile Antonio Fuoco durante gli ultimi minuti della 24h di Le Mans, gara di cui è leader insieme a Nicklas Nielsen e Miguel Molina. Non dice niente ma non stacca gli occhi dallo schermo davanti a sé, mentre stringe la mano del suo compagno di squadra. Nel frattempo però l’emozione da gestire è così tanta che piange, in silenzio, come un bambino. Perché per lui, vincere la 24h di Le Mans non è soltanto la realizzazione del suo più grande sogno, ma anche la chiusura del piccolo grande cerchio dei sacrifici fatti per mantenere la sua carriera.
Era piccolissimo la prima volta che è salito su un kart: tuta rossa e cappellino della Ferrari, che sognava un giorno di poter guidare. Una Scuderia che poi lo ha preso sotto la sua ala, crescendolo per dargli la possibilità di rappresentarla nel mondiale endurance, dove Antonio ha dimostrato di essere uno dei migliori della sua generazione. Accanto a lui, in ogni passo della sua carriera, c’è sempre stato il suo papà, Gabriele Fuoco, che per primo sognava di vedere suo figlio toccare il cielo con un dito al volante della rossa. Un sogno che ben presto è diventato realtà, perché Antonio Fuoco ha finalmente vinto la 24h di Le Mans in uno scenario che ha provato ancora di più la sua competitività.
Una qualifica quasi deludente, portata avanti direttamente dal pilota di Cariati, che nel momento del giro lanciato più importante ha preso troppo aggressivamente un cordolo vanificando tutto il resto del giro. Una seconda fila ottenuta dall’italiano non era abbastanza per affrontare la gara con leggerezza, anche perché a Le Mans tutto può succedere. E tutto è successo, con la 499 P numero 50 che è riuscita a prendersi la vittoria con un pit stop in meno e l’autonomia della vettura a zero una volta ferma al parco chiuso. Un’impresa epica, che Antonio Fuoco in lacrime ha deciso di dedicare tutta al suo più grande supporto, papà Gabriele.
“Gli ultimi dieci minuti sono stati quelli che mi hanno fatto realizzare. Fino a lì pensi a tutto e non pensi a niente. Sai che ci potrebbe essere una foratura, un piccolo incidente, non si riesce a star tranquilli. Poi negli ultimi due giri riponi tutto nella speranza, augurandoti che vada tutto bene” ci dice Antonio dopo la gara. “Eravamo tutti a dita incrociate dentro al box, con le lacrime agli occhi ma super concentrati. Lo sapevamo che era la nostra giornata e l’ultimo stint di Nicklas è stato fantastico”
Poi gli viene chiesto se in quegli ultimi dieci minuti ci fosse un pensiero in particolare nella sua testa, mentre Nielsen spingeva per arrivare al traguardo e Molina lo sosteneva. “È difficile capire cosa ti passa per la testa, soprattutto quando la macchina è ormai passata sulla linea del traguardo. Tante emozioni e, soprattutto, tanti ricordi” dice Antonio. E mentre lo fa le lacrime tornano a scivolargli dagli occhi, perché ci dice che “è tutto per una persona che non c’è più”. Lui che l’ha supportato, gli ha spiegato tutto e poi lo ha lasciato volare alla ricerca del suo ruolo in un mondo che da padre sembra così spaventoso, che dall’alto adesso lo guarda festeggiare sul podio più importante del motorsport.
Antonio che è difficile vedere commosso, sempre concentrato e pronto solo a mettere giù il gas, questa volta si lascia andare. Perché dopo una gara così importante e speciale come ha descritto lui stesso, le emozioni sono troppo importanti per lasciarle da parte. La dedica più bella di questa incredibile storia della 24h di Le Mans è allora la sua, che racconta di un legame con il motorsport, la sua passione e la sua realtà, che vale ancora di più di un risultato così importante come quello sul circuito de La Sarthe.