Può un padre trovarsi davanti alle immagini agghiaccianti dell’incidente in cui è morto suo figlio? Sì, può per rispondere a un dovere. Che non è solo quello di fare chiarezza, ma è soprattutto quello di capire cosa è successo esattamente per fare in modo che a un altro padre non tocchi qualcosa di così lacerante. Maurizio Salvadori, il papà di Luca, ha solo questo obiettivo nel cuore. Non in testa: nel cuore. E ha scelto di condividere tutto quello che nel suo cuore è passato in questi giorni attraverso un video che andrebbe visto e basta. Visto senza commenti. Visto solo per ragionarci poi a freddo. Ecco perché, almeno adesso e così a caldo, scegliamo di raccontare di quel video, toccandola il meno possibile, solo la parte in cui quel padre – quasi rispondendo a una mission che era di suo figlio – ha voluto condividere anche la ricostruzione dell’incidente che è costato la vita a Luca. Ma risparmiandoci le immagini crude e gli audio agghiaccianti e scegliendo, piuttosto di mostrare una ricostruzione in 3D realizzata anche grazie all’aiuto di Dainese e che spiega quanto Luca Salvatori sia stato maledettamente sfortunato in quel giorno di qualche mese fa in Germania. Ma pure di quante lacrime siano costate la leggerezza e la superficialità – come ci aveva anticipato il presidente del MotoClub Spoleto – di chi ha organizzato quella gara.
“E’ molto frequente – dice Maurizio – che mi si chieda come sia stato possibile un incidente così tragico. E questa domanda è legata anche al mio dichiarato impegno per la sicurezza che feci nel primo video. Io sono stato costretto a vedere le immagini dell'incidente nell'ambito dell'azione che stiamo portando avanti presso i tribunali tedeschi. Ma non è il caso di mostrarle, abbiamo pensato di farvi vedere la dinamica dell'incidente attraverso una precisa ricostruzione in 3D. Luca segue da vicino il pilota che lo precede, l'ingresso in curva è a 250 km/h, improvvisamente sbanda, entra in eyeside e il corpo in aria prende una traiettoria stranissima, cade davanti alla moto di Luca che è costretto a spostarsi sulla sinistra sull'erba. A questo punto cade la moto, arriva per prima contro le barriere, le sposta, perché non sono fissate come da normativa, e si apre un varco su cui arriva Luca direttamente sulle balle di paglia e l'impatto. Purtroppo è a 102 km/h, come è stato rilevato”.
Il resto, purtroppo, l’ha fatto l’inadeguatezza delle protezioni, con la moto che solleva la barriera d’aria e Luca che gli si infila sotto. “C'è da dire – prosegue Maurizio Salvatori - che queste protezioni ad aria non sono omologate, non erano fissate a terra come da regolamento, e sembra siano barriere protettive usate per le corse ciclistiche. C'è da aggiungere che le balle di paglia che sono state pressate meccanicamente, non come quelle di una volta, sono vietate dal 2018. Credo che ci sia poco da aggiungere a questa situazione. In buona sostanza, le regole della federazione internazionale non sono state applicate. Al di là di tutte queste questioni tecniche, c'è anche un aspetto che definirei morale. La telecamera di Luca ha continuato a funzionare dopo l'incidente, e abbiamo fatto tradurre tutte le parole dei soccorritori e le comunicazioni via radio con la direzione gara. E abbiamo sentito che non c'è stata alcuna preoccupazione per le persone. L'unica cosa che viene chiesta continuamente è di fare in fretta a ripristinare la pista perché le gare dovevano andare avanti. Poi, come sapete, in caso di incidenti mortali è d'obbligo l'intervento della polizia del posto per rilevare i vari aspetti dell'incidente, e nell'interrogatorio di rito fatto a uno degli organizzatori. L’uomo ringrazia la polizia per l’intervento anche se lo definisce superfluo, dichiara di avere già organizzato decine di queste competizioni su strada e di avere già avuto altri incidenti mortali, e che tutto sommato questa è normale amministrazione. Addirittura il poliziotto a fronte di questa risposta ha ritenuto opportuno virgolettare il ‘normale amministrazione’. Bene, io credo che personaggi di questo tipo debbano essere allontanati da questo tipo di responsabilità, perché non è possibile che oggi possano ancora operare”.