KTM vincerà, ma l’industria europea ne uscirà ancora una volta con le ossa rotte. E’ quello che viene da dire leggendo gli ultimi aggiornamenti dei quotidiani austriaci sulla tremenda crisi in cui è piombato il costruttore austriaco di motociclette. Sì, perché pare che all’orizzonte si siano fatti avanti tre investitori pronti a mettere sul piatto 750 milioni di Euro, ossia più del totale che servirebbe nell’immediato a KTM per tenere buoni i creditori e fare in modo che il piano di ristrutturazione presentato possa essere approvato senza troppi paletti nell’assemblea decisiva del prossimo 25 febbraio. E’ una buona notizia? Dipende dai punti di vista. Perché nessuno, soprattutto nel mondo della finanza, è mosso da buon cuore e solidarietà, ma sempre e solo da un interesse che è, appunto, finanziario prima ancora che economico. Che significa? Significa, in estrema sintesi, che i tre investitori potranno sì garantire sopravvivenza al marchio, ma che i posti di lavoro persi non saranno recuperati e pure che, con tutta probabilità, la parola d’ordine dal giorno successivo all’incremento di liquidità sarà “delocalizzare”. L’avevamo già buttata là e adesso sta succedendo davvero.
La necessità di un intervento esterno è però diventata urgente e la ricerca di investitori, inevitabilmente, è ora il faro di speranza per un'azienda che ha fatto della performance e dell'innovazione il proprio marchio di fabbrica. Le tre offerte anticipate dalla stampa austriaca dovrebbero essere formalizzate nei prossimi giorni, ma di fatto si sa già tutto. I nomi chiave sono principalmente due. Il primo è Bajaj, il colosso indiano che attualmente detiene una partecipazione del 37% in Pierer Mobility AG, la holding che controlla KTM. Con un fatturato annuale che si attesta attorno ai cinque miliardi di euro, Bajaj è ben posizionato per offrire fino a 300 milioni di euro di capitale proprio. La mossa non è solo una questione di investimento, ma un'opportunità strategica per consolidare ulteriormente la presenza di KTM nei mercati asiatici e africani, dove Bajaj già importa i prodotti del marchio austriaco.
Dall'altra parte c’è CFMOTO, il già potentissimo protagonista del mercato cinese che s’è ben piazzato in Europa grazie anche a una serie di collaborazioni proprio con KTM, di cui è partner dal 2018. L’offerta di CFMoto potrebbe variare tra i 350 e i 700 milioni di euro, puntando a conquistare una quota di maggioranza nella Pierer Mobility. Non è solo un investimento economico, ma un vero e proprio affare strategico: CFMOTO è già responsabile della rete di concessionari KTM in Cina e ha dimostrato di avere le spalle non larghe, ma infinite proprio. A completare il quadro, si starebbe facendo spazio anche Fountainvest, un investitore finanziario di Hong Kong che ha già fatto capolino in Europa, contribuendo a importanti acquisizioni nel settore dei beni di consumo e dell'intrattenimento e che, come in Austria è già noto, detiene le quote anche del famoso produttore di equipaggiamento per sciatori Atomic. Tre colossi, quindi, che da una parte potrebbero con assoluta semplicità e in tempi rapidissimi ribaltare le sorti, per ora decisamente nefaste, di KTM, ma che dall’altra non si faranno certamente scrupoli a portare altrove la produzione, visti i costi del lavoro in Europa.
Mentre il futuro di KTM si delinea tra incertezze e opportunità, Pit Beirer, il direttore del Motorsport, si erge come un comandante in un mare in tempesta che, almeno nelle dichiarazioni, sembra non aver paura di niente e di nessuno. Con la serenità di chi ha affrontato sfide simili in passato, Beirer ha raccontato a SpeedWeek di aver già messo in atto un audace “piano in 100 punti”. Una sorta di manifesto di resilienza che mira a garantire la sostenibilità della casa austriaca senza sacrificare le performance sportive. "Abbiamo già adottato misure da tempo - ha affermato Beirer - Abbiamo ridotto il nostro programma complessivo a dodici piloti in totale. La crisi ha in qualche modo colpito anche nelle corse e abbiamo dovuto fare delle scelte”.
Nonostante le difficoltà, Beirer si dice grato per il supporto dei partner e sponsor, che hanno dimostrato un’impareggiabile solidarietà. "I nostri partner ci hanno aiutato a superare i momenti difficili - sottolinea - Dobbiamo continuare a sviluppare la moto soprattutto in MotoGP. Perché solo questo può renderci". In sostanza, Beirer sembra affermare che ogni euro risparmiato grazie al “piano in 100 punti” dovrà essere reinvestito in innovazione e sviluppo per ottenere quei risultati che poi permetterebbero a KTM anche di mettersi bene in vetrina attraverso il motorsport e la MotoGP in particolare. In questo scenario, la KTM è chiamata a reinventarsi, a riscrivere le proprie regole del gioco. Nel bel mezzo di una lotta per la sopravvivenza.