Ogni tanto spunta qualche foto, magari anche qualche video. Di chi? Di Giulietta, la figlia di Valentino Rossi, sopra una qualche minimoto o alle prese con qualcosa che ha un motore e i genitori, soprattutto mamma Francesca Sofia, ci scherzano su, regalando ai followers spezzoni di vita familiare. Non una famiglia qualunque, ma la famiglia Rossi. Che, però, a fare la famiglia qualunque ci prova in tutti i modi e ne ha pieno diritto. Ecco perché, soprattutto in questi giorni dopo la pubblicazione di una foto di Gulietta in sella a una minimoto replica della M1 con cui il babbo Valentino ha corso nel 2009, fanno un po’ arrabbiare alcuni commenti apparsi sui social. C’è già chi vede quella bambina, che ha poco più di un anno, su una strada preordinata, come se il suo futuro dovesse necessariamente essere simile a quello del papà. Non è così e meno che mai è questa la lettura più adatta a semplici racconti di vita quotidiana.
Quante volte, da bambini, ci siamo sentiti dire “perché non giochi con i giocattoli che hai?”. Una domanda che ha suonato nella testa di tutti noi quando i nostri genitori o i nostri nonni ci beccavano a trasformare in giocattolo ciò che giocattolo non era. Oggetti, più o meno originali o d’uso comune, che si trovavano in casa o intorno a noi, o negli ambienti che eravamo soliti frequentare. Ecco, è esattamente la stessa cosa per Giulietta Rossi. Solo che a casa sua ci sono motociclette ovunque e se esce di casa, oltre alle motociclette, ci sono pure motori di ogni tipo. Semplicemente quella bambina gioca con quello che trova intorno - preferendolo ai giocattoli veri che non mancavano a noi e figuriamoci se mancano a lei - esercitando la fantasia così come la natura impone di fare a chiunque ha ancora tutto da vedere o da scoprire.
Semplicità insomma. E meno che mai volontà di indirizzare una strada. Non lo fanno i genitori e non è giusto che lo si faccia sui social, anche se è chiaro che sognare piace a tutti. Sognare e magari scherzarci pure sopra, proprio come ha fatto Francesca Sofia pubblicando quelle immagini, probabilmente scattate anche a casa di Graziano Rossi, almeno a giudicare dalla collezione di auto da drifting immortalata. O scherzare come ha fatto Valentino quando, qualche settimana fa, sulla minimoto con Giulietta ci ha pure fatto un giro, condividendo poi quell’emozione con tutti quelli che lo seguono sui social.
E è un messaggio che è ancora più potente del sogno stesso di vedere un giorno un 46,magari rosa, su una moto da corsa. Perché è il racconto di qualcosa che si va perdendo sempre di più: genitori che giocano con i figli. Sì, ok, Valentino Rossi può permetterselo perché magari non ha cartellini da timbrare e capi a cui sottostare. Ma forse sarebbe stato lo stesso anche se non avesse potuto. Perché quella è anche la sua storia: la storia di un bambino con un babbo ex pilota che, giocando e senza caricare niente di predestinazioni, s’è ritrovato a essere leggenda. Valentino Rossi piccolissimo giocava con i motori. Giulietta Rossi, piccolissima, gioca con i motori. Un dopo non serve. Meno che mai servono le interpretazioni o i commenti sul futuro. E’ già bellissimo così, senza metterci sopra niente e senza guardare più lontano dell’immagine che basta già di una bambina che gioca, insieme al papà o alla mamma. Perché la velocità perfetta, come ci insegna una fiaba scritta per i bambini ma che per i bambini non è, “è solo esserci. Essere là”.