Il 2024 sarà un anno di grandi cambiamenti per la Formula 1 e il calendario ufficiale, da poco pubblicato da FIA e Liberty Media, ne è la prova definitiva. Più Gran Premi in una stagione, come promesso da Stefano Domenicali, con il passaggio a 24 weekend di gara per un super campionato che prenderà il via a inizio marzo (si comincia con il Bahrain il 2 marzo) e si concluderà a dicembre (ad Abu Dhabi l'8 dicembre). Più organizzazione negli spostamenti all'interno della stagione, così da evitare - come richiesto da molti - inutili ulteriori emissioni per cercare di rendere la Formula 1 il più green possibile, con grandi cambiamenti rispetto al passato in termini di posizionamento dei Gran Premi: prima su tutti Suzuka che passa dal solito autunno della seconda parte dell'anno ad essere la quarta gara del 2024, con appuntamento il 7 aprile.
Si spostano anche i weekend europei, con il fine settimana di Barcellona a fine giugno (si corre il 23), Monza il primo settembre, e Spa il 28 luglio. Cambia posizione nel calendario anche Baku, solitamente posizionata nella prima metà dell'anno, che invece passa a settembre (domenica 15).
Tra le modifiche più discusse nel 2024 c'è sicuramente il doppio fine settimana iniziale del calendario con la tappa in Bahrain e quella a Jeddah che - in via del tutto eccezionale - vedranno il via del Gran Premio al sabato e non tradizionalmente alla domenica. Il motivo è stato reso noto da FIA e Liberty Media: la scelta è infatti quella di rispettare l'inizio del Ramadan, il mese sacro per i musulmani che nel 2024 comincerà proprio domenica 10 marzo. Per permettere ai team e ai piloti di poter correre il 9 marzo si è così spostata anche la data del Bahrain, in modo che si possa avere una settimana intera (da sabato a sabato) di distanza tra un Gran Premio e un altro, non andando a togliere un ulteriore giorno alle squadre.
Una scelta, quella di spostare i GP dalla domenica al sabato per scelte legate alla religione dei luoghi di cui la F1 è ospite, che rispetta le tradizioni del posto ma che allo stesso tempo rappresenta un grande cambiamento per la storia dello sport, dividendo i tifosi tra "puristi" e "rivoluzionari", in una discussione destinata a tenere banco ancora a lungo.