Il sogno, per lui, sarebbe quello di chiudere la sua lunga storia con Honda con almeno un altro podio, o comunque con qualche risultato che potesse onorare undici anni di legame potentissimo e vincente. Però non se ne parla: a Marc Marquez non ne va dritta una. Nonostante lui facesse di tutto – anche mettendoci la faccia e accettando quelle figure un po’ così che fa ogni volta che si attacca a Pecco come un pivellino capace solo di copiare per strappare un tempo da qualifica – il risultato sperato non arriva. E non è arrivato nemmeno nella Sprint del Qatar, con Marquez che all’inizio ha pure provato a restare agganciato a quelli davanti, prima di ritrovarsi a fare i conti con un Brad Binder che, lasciatecelo dire, ha voluto “fare il Marc Marquez”.
Entrata super aggressiva da parte del sudafricano e Marquez spinto praticamente fuori, con un bel po’ di posizioni perse e la gara che a quel punto è andata a farsi benedire. Stare dall’altra parte, però, brucia anche se ti chiami Marc Marquez, anche se tu sei uno che di manovre così c’ha disseminato la carriera. Tanto che dopo la Sprint quella frustrazione è venuta fuori tutta: “E’ stata dura, al limite. Non dobbiamo dimenticare che in Qatar c’è una sola traiettoria pulita, appena la si lascia si va sullo sporco e diventa anche pericoloso. Se freni più tardi, colpisci gli avversari. Brad Binder mi ha rovinato la gara, è ovvio”.
Undicesima piazza e coda tra le gambe, quindi, per l’otto volte campione del mondo, che è tornato anche a parlare del suo futuro in Ducati: “Io voglio vincere e è chiaro che sono andato a cercarmi un progetto che partisse dalla moto. Per vincere, oggi, serve la moto migliore e la Honda in questo momento non lo è. Sto facendo di tutto per aiutare la squadra, per fornire i feedback necessari e dare il mio contributo per la moto del prossimo anno, ma è innegabile che facciamo tanta fatica”.
Una fatica a cui l’otto volte campione del mondo sta cercando di ovviare con tutti i mezzi possibili, compreso quello di agganciarsi a Pecco nelle prove, per beneficiare della scia della Ducati. Qualcosa a cui ci siamo abituati nel corso della stagione, ma che adesso, con un Pecco in piena lotta per il mondiale, suona anche un po’ male per l’immagine stessa di Marc Marquez. Il fenomeno di Cervera, però, è stato chiaro e nelle sue parole sembra esserci un avvertimento anche per Luca Marini, che verosimilmente guiderà la sua RC213V il prossimo anno. “Con questa moto – ha spiegato – non c’è altro modo per fare il tempo. Solo chi guiderà o guiderà questa Honda può capire davvero: non hai altra strada che stare attaccato a uno davanti che va forte. Perché questo fa cambiare completamente l’aerodinamica. Mir era un pilota che non aveva mai preso una ruota e ora sta adottando la mia stessa strategia. A me lo hanno fatto in passato e spero che me lo facciano in futuro perché è un buon segno. Una volta che hai qualcuno alle tue spalle, se sei concentrato sulle tue cose, niente ti disturba”.