Il braccio fasciato, lamano tenuta alta con due dita steccate e, in faccia, il solito sorriso. E pure la voglia di scherzare: “Adesso sto sotto antidolorifici, quindi non sento niente. E poi per capire un pilota infortunato devi infortunarti pure tu”. Massimo Rivola l’ha buttata subito a ridere dopo il botto nel round inserito nel programma dell’Aprilia All Stars del Tofeo Guzzi. Aveva scelto di parteciparci da wildcard, quasi in un remake in chiave corsaiola di Boss in Incognito (ma non certo in incognito), ma in Curva 3 s’è stesso. Gara finita e trasferimento al centro medico per rimediare le ferite riportate alla mano, prima di rivestire i panni formali del CEO di Aprilia e onorare lo stesso tutti gli impegni di giornata. In mezzo a quella gente di Aprilia che ieri al Marco Simoncelli World Circuit non ha goduto uno spettacolo, ma ha condiviso uno spettacolo, facendolo e al tempo stesso vivendolo. Ricetta vincente, insomma, per un evento che alla fine ha sorpreso anche Jorge Martìn. “Ammetto – ha detto il campione del mondo – che avevo un po’ di paura a venire qui, invece devo solo dire grazie per come sono stato accolto”.

Zero fischi, nessun muso lungo da parte del pubblico e, in perfetto stile Aprilia, braccia aperte per un campione che dovrà sentirsi accolto fin quando le strade non si separeranno (ammesso che si separeranno). Che farà Martìn e cosa succederà, chiaramente, sono state il dubbio di tutti e domande che inevitabilmente hanno aleggiato sull’evento Aprilia. E nessuno ha nascosto niente. Anzi, proprio Rivola ha “approfittato” del suo incidente per ribadire che il verbo, in tutta questa partita, dovrà essere uno solo: capire. “Per capire – ha detto – un pilota infortunato, devi infortunarti anche tu. Ecco, io l’ho fatto. La verità è che ero troppo gasato e sono volato via in quarta piena: gran bel botto. Battute a parte, io ho un'idea e voglio perseguirla: penso che anche stare qui con tutta questa gente che ha l'Aprilia nel cuore e sentire tutto questo affetto possa avere un suo peso. Sono sempre per vedere le cose in positivo”. La linea è quella già segnata e è quella che da sempre caratterizza Aprilia e di cui abbiamo già raccontato ieri. Con Rivola che sceglie di restare a braccia aperte verso un pilota che dovrà ritrovare la serenità piena prima di prendere una decisione sul futuro. Al di là della confusione di un momento e delle mosse ai fianchi di chi spinge verso qualche altra direzione. E lo consiglia.
L’Aprilia All Stars, quindi, nelle sfortune di un inizio stagione che nemmeno un regista dell’orrore avrebbe immaginato così, è capitato come un evento che potrebbe segnare una svolta. Non nella decisione. Ma nel punto di vista in più da cui affrontarla. E quel passaggio di Jorge Martin - che a Misano s’era presentato senza tuta, quasi senza voglia e solo con un po’ di paura di ritrovarsi fischiato – di voler salire in moto per qualche giro è stato significativo. Tanto significativo.
“Gli abbiamo rimediato una tuta e un casco andando di corsa in un negozio Alpinestars perché quando s’è trovato qui, in mezzo a tutti che giravano in pista, non ha resistito e ha chiesto di poterlo fare anche lui – ha raccontato ancora Rivola – All'inizio ero contento che non avesse le sue cose, perchè pensavo che avrebbe desistito, poi ho capito che bisognava andare a trovare tuta, casco, guanti, stivali e tutto quello che serve, perchè quando un pilota vuole la moto non lo ferma niente. Ha girato con la RS660, poi anche con la RSV4, ma gli avevamo imposto di aspettare i clienti e quindi è andato molto piano. È stata una grande pubblicità per Aprilia, da un lato, perché anche un pilota della MotoGP, un campione del mondo, vede un'Aprilia e non riesce a resistere. Dall’altro lato mi ha messo grande ansia, perché Jorge è ancora lontano dall'essere in perfetta forma”. Chi, invece, in gran forma è sembrato da subito è proprio Massimo Rivola, che ha girato nella giornata di sabato con la RSV4 speciale (ex3ema) su tempi tutt’altro che da semplice amatore. Salvo poi, il giorno successivo, ritrovarsi nella ghiaia con una Guzzi V7 e fare di una mano fasciata il grimaldello ironico per ribadire, sia perdonato il gioco di parole, che la mano resta tesa verso una nuova stretta di mani.
