Marc Marquez riusciva con la Honda a fare cose che ancora oggi, a distanza di due anni, restano totalmente inspiegabili. Non l’ha detto il classico appassionato da bar, ma Johann Zarco, che una Honda la guida adesso e che per HRC è pure diventato il pilota di riferimento nonostante la sua RC213V sia quella del Team LCR. Il pilota francese, più volte intervistato in questi giorni di avvicinamento al GP di Francia, ha raccontato che da tempo, ormai, studia i vecchi dati di Marc Marquez: Solo che se la teoria è abbastanza facile, per la pratica non c’è niente da fare. Marc Marquez è irreplicabile e la misura del 93 devono ancora inventarla. Valeva quando era più rotto che intero e guidava una moto che era diventata inguidabile, figuriamoci quanto può valere adesso che Marc è in piena forma e tra le sue mani c’è una Desmosedici del team ufficiale.

“La verità – ha detto Zarco al podcast En la Honda – è un pilota incredibile. Cercare di fare le stesse cosa che ha fatto lui è quasi impossibile, perché è un pilota molto estremo. Posso studiare i suoi dati e mettermi lì a analizzare e capire le differenze, ma allo stesso tempo non capisco come gli riescano certe cose: c’è sempre un momento, una fase, in cui Marc fa meglio. E’ difficile capire il perché”. Quasi una ammissione di “manifesta inferiorità” che può suonare pure di avvertimento per quei piloti, Pecco Bagnaia e Alex Marquez su tutti, che si trovano a giocarsi il titolo con l’otto volte campione del mondo.

Ambizioni, queste, che per ora Johann Zarco dice di non avere, riconoscendo che la strada da fare per la Honda è ancora molta. Ma pure che ne è stata fatta già tanta. “La nostra moto è migliorata – ha spiegato - anche gli altri piloti Honda hanno ottenuto risultati migliori. Per me è andata meglio di quanto mi aspettassi all'inizio dell'anno: due volte in Argentina e in Qatar ho visto il podio quasi fino alla fine della gara è questo è una motivazione incredibile. Sono sicuro che l'evoluzione della Honda mi aiuterà molto e avrò anche più fiducia sulla moto. Personalmente voglio dimostrare di avere una motivazione illimitata, di poter essere il primo pilota Honda e ora anche il primo pilota non Ducati in classifica, anche questo sarà importante per quest'anno. A Le Mans? L'obiettivo è arrivare tra i primi 10, ma se ne avrò la possibilità potrò sognare il podio. Certo, al momento non è un obiettivo, ma è qualcosa a cui possiamo pensare”.
Concretezza e realismo, quindi, per uno Zarco che è consapevole di giocarsi, a 30 anni suonati, anche la possibilità di vestire i colori del team ufficiale di Honda nel 2026 se continuerà a confermarsi il miglior pilota del marchio. Il francese, però, dice che per ora non sono il mercato e le prospettive future a occupare i suoi pensieri, ma solo il lavoro da portare avanti per migliorare una moto che, dopo la cura di Romano Albesiano, s’è rivelata meno catastrofica di quanto s’era creduto. Zarco, infatti, ha rivelato che i nuovi setting trovati hanno permesso di raggiungere una agilità maggiore, nonostante la potenza del motore risulti ulteriormente ridotta. “La differenza per noi la fa la facilità di guida della moto – ha concluso - l'anno scorso era molto difficile in curva e anche il motore era un po' strano perchè slittava molto. Quest'anno non abbiamo molta potenza, ma il motore aiuta molto sia a guidare sia a preservare la gomma e avere un ritmo più costante”.