Il 25 aprile di vent'anni fa perdeva la vita, al Lausitzring mentre collaudava una Audi R8 Sport, l'ultimo italiano ad avere vinto in Formula 1 su una Ferrari: Michele Alboreto. Il ricordo del pilota gentiluomo arriva dall'amatissima moglie Nadia che, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ripercorre l'esistenza del suo Michele tra successi, sfide e un grande amore: "Abitavamo nella stessa via, a Rozzano, ci siamo messi insieme da ragazzini, non aveva neanche la patente. Mi conquistò con la sua ironia non certo con l’aspetto fisico. Era un gentiluomo, con il gusto della battuta, non ho più riso così tanto come con lui".
Erano tempi diversi e gli inizi nel mondo delle corse non furono facili. Difficile immaginarlo adesso, conoscendo la storia di Alboreto, ma tutti sembrano avere dubbi sul suo futuro come pilota, Nadia compresa: "Spesso nemmeno si qualificava, e io pensavo: 'Mah, questo non è il suo mestiere' Mi ha smentito, ci metteva l’anima al volante ed è riuscito a farsi notare. Non dimenticherò mai il suo esordio in Formula 1: all’arrivo in hotel c'era Niki Lauda, eravamo intimiditi. Per Michele quei piloti erano degli dei".
Un amore, quello per il motorsport, che costrinse entrambi a cambiare in corsa, molte volte, anche gli aspetti di una vita lontana dal gossip: "Quando firmò con la Ferrari spostammo il matrimonio. Lui aveva già firmato ma ancora non si sapeva. Una cerimonia veloce nel comune di Basiglio, farlo dopo sarebbe stato impossibile per noi che non amavamo il clamore".
Il rapporto con Enzo Ferrari, con i tifosi e con la velocità, che - racconta Nadia - è sempre stata la vera passione di Michele, anche in "Milano-Montecarlo da record, oggi lo avrebbero arrestato: una volta trovò i caselli chiusi e la pattuglia ad aspettarlo. Per gli autografi".
Tante gioie, soddisfazioni e quel rimpianto datato 1985, l'anno in cui il mondiale di Formula 1 gli scivolò tra le mani. Poi il 1988, in cui morì Enzo Ferrari e Michele lasciò la rossa: "Era finita un’epoca, stava cambiando tutto con l’ingresso della Fiat - spiega Nadia, raccontando gli anni di Le Mans e quel tragico schianto durante i test su un prototipo Audi - Era quasi a fine prove, lo avevo sentito la mattina. Mi aveva detto: 'Anticipo il rientro, così ti aiuto con le bambine'. Michele era un padre stupendo. Io dovevo partire con un’amica per Praga, poi è arrivata quella chiamata".