A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. La massima di Giulio Andreotti, adesso, è perfettamente calzante per il motomondiale. Perché Dorna, Irta e Fim hanno diffuso un comunicato in cui annunciano che dopo Valencia ci sarà una ulteriore gara in Europa. E per quelli abituati a pensare male, e quindi spesso anche ad azzeccarci, una considerazione diventa d’obbligo: Marc Marquez si infortuna, sta fuori un GP e taaaaac… arriva la notizia che il calendario avrà un’ulteriore coda dopo il 15 novembre. Certo, contestualmente all’annuncio del gran premio in più è arrivata anche la notizia della definitiva cancellazione degli appuntamenti di Argentina, Malesia e Thailandia. Ma quello si sapeva. Tanto che nel calendario 2020 diffuso dopo il lockdown questi appuntamenti non erano stati previsti. “Sospesi” era la definizione ufficiale, ma era chiaro come il sole che la situazione a livello mondiale relativa al diffondersi del Covid19 non avrebbe permesso una evoluzione differente da quella “da sospesi a cancellati”. E così è stato. Con l’aggiunta, quasi a compensazione, di una data ulteriore da svolgersi in Europa come ultima tappa del mondiale e su un circuito ancora non precisato (verosimilmente sarà Portimao, ma non lo sapremo prima del 10 agosto).
Per gli appassionati, e anche per le tasche (sofferenti in seguito al Coronavirus) degli organizzatori, la notizia di poter assistere ad un GP in più è sicuramente ottima. Lo spettacolo ci guadagna e l’indotto pure. Ma sul piano dell’opportunità, visto come sono andate le cose dopo i primi due round di Jerez, siamo sicuri che sia stata una gran mossa? In considerazione del complottismo cosmico che ormai regna sovrano anche nel motorsport, non si rischia di mettere in discussione la credibilità di tutto il sistema? Soprattutto alla luce di due accadimenti non proprio trascurabili: Marc Marquez out per una gara e con zero punti in classifica e Yamaha che, prima nel Mondiale, è già a corto di motori. L’argomento è già ampiamente dibattuto sui social, tra i gruppi di appassionati e tra quelli dei più facinorosi tifosi. E anche tra gli addetti ai lavori, già pronti con calcoli alla mano ad azzardare pronostici sulla base del doppio zero rimediato da Marc Marquez e delle sole 13 gare in calendario. Che, ora, sono diventate 14. È chiaro che per l’otto volte campione del mondo, anche se è ingiusto parlare di vantaggio, si tratta di una inaspettata (e immaginiamo gradita) opportunità. Potenzialmente, visto che ha dimostrato di essere nettamente superiore a tutti con la sua Honda, per lui sono 25 punti in più. Poi nel motorsport non si può mai dare nulla per scontato e non è detto che di quei 25 punti riesca a metterne nel sacco qualcuno, ma per usare un paragone calcistico la scelta di aggiungere una corsa al campionato suona un po’ di arbitro che concede 15 minuti di recupero oltre il novantesimo.
Anche perché se da un lato la fortuna conseguente ad una decisione inaspettata degli organizzatori può compensare la sfortuna di Marc Marquez, dall’altro non si può trascurare il problema oggettivo di Yamaha con i motori. Due, per stessa ammissione di Lin Jarvis, sono già da buttare e per ogni moto con il marchio della casa di Iwata ce ne sono solo 5. Insomma, andando avanti con questa media, per alcune Yamaha rischia di essere difficile già arrivare a Valencia. Un problema del produttore, sicuramente, che non può certo prendersela con nessuno. Ma un problema che c’è e che è noto. Maverick Vinales, ad esempio, li ha già usati tutti e cinque, mentre Valentino Rossi e Franco Morbidelli ne hanno messi definitivamente KO uno ciascuno. Motori che non possono essere sostituiti e nemmeno aperti ed il cui sviluppo, tra l’altro, è bloccato per il 2021. Certo, gli ingegneri giapponesi sono già al lavoro per risolvere i problemi pur restando nelle prescrizioni del regolamento, ma non è così scontato che ci riescano.
In questo scenario, con Marquez chiamato a recuperare punti e Yamaha che rischia di finire i motori prima che finiscano le gare, Dorna e organizzatori cosa fanno? Aggiungono un gran premio al calendario. Per carità, ben venga lo spettacolo e lungi da noi credere ad ipotesi di malafede, ma ne facciamo una questione di opportunità mediatica. Era il caso di prestare il fianco ai complottisti?