Il popolo dei social è incontentabile. Polemico per vocazione, rissoso per natura e sempre pronto ad attaccare. E’ così da sempre e, diciamolo chiaramente, fa anche un po’ gioco, perché ogni discussione che si alimenta genera un traffico che finisce per tramutarsi in visualizzazioni o comunque in attenzione mediatica. Ma non è questo il punto. Il punto, piuttosto, è che ieri sono stati tolti i veli alla nuova Ducati Desmosedici, quella che a detta degli addetti ai lavori sarà la principale favorita per la vittoria del titolo 2022 della MotoGP. E’ una moto rinnovata per stessa ammissione di chi l’ha sognata e realizzata, Gigi Dall’Igna, è più potente di quanto non ce ne fosse bisogno (e speriamo davvero che per esagerare non si sia finiti con il darsi la zappa sui piedi), è rossa di un rosso antico che richiama le origini del marchio e la sua storia ed è stracolma di novità aerodinamiche di cui si potrebbe parlare per settimane. Invece quale è stato l’argomento del giorno a poche ore dall’unveiling di Ducati? E’ brutta!
Ammesso (e assolutamente non concesso, visto che a noi è piaciuta da matti non fosse altro che per l’idea di futuro che esprime) che sia davvero brutta, ma quale è il problema? Se lo è chiesto anche Guido Meda, la voce della MotoGP, che è intervenuto proprio sui social a difesa della creatura di Gigi Dall’Igna. Un post secco, per spiegare un concetto che dovrebbe essere ovvio, ma che a quanto pare è diventato argomento divisivo. Questo rosso così scuro e intenso segna il ritorno ufficiale del colore Ducati – scrive il Guidone nazionale –Un colore che ho sempre trovato meraviglioso. C’è chi dice…è brutta. Non è vietato dirlo, ma è poco sensato. A parte che a me piace perchè si vedono dentro il genio e la tecnologia, questa non è una moto che oltre ad andare forte e bene deve anche vendere, tipo il capolavoro Panigale. Questa deve andare forte e bene e basta! Perchè non è facile adesso. Perchè ce ne sono molti che vanno forte. Perchè è il mondiale della Motogp. Perchè l’uomo ancora conta, anche se vi raccontano che l’elettronica fa tutto. Ecco, vi raccontano una boiata! Su questa rossa, questa Ferrari delle due ruote con il motore nuovo e ancora più cattivo, ci tornano Francesco Bagnaia e Jack Miller, due cari ragazzi, così diversi e così in gamba. Sulle altre sei (!!!) Enea Bastianini, Luca Marini, Marco Bezzecchi, Fabio Di Giannantonio e Johann Zarco. Tutta gente di qualità. Pronti per la mischia. Adesso test. È ora. È ora di tornare in pista. È ora di non vedere l’ora!”
Al di là della difesa, sacrosanta e puntuale della Desmosedici 2022 oggetto di bodyshaming social il giorno stesso in cui si è mostrata, nelle righe di Meda, ci sia consentito un piccolo processo alle intenzioni, sembra esserci la risposta a una domanda che ci facciamo da un sacco di tempo: chi erediterà i tifosi di Valentino Rossi? Per anni è stata la domanda delle domande quando si cercava di prevedere ciò che sarebbe successo dopo l’addio del Dottore alla MotoGP. E adesso che è successo davvero, adesso che Vale fa altro, sembrano svanire nomi e totonomi, in favore di un marchio. Dopo Rossi c’è la Rossa e toccherà a quelli di Borgo Panigale , e non a un singolo pilota, accogliere una passione che è per le corse, ma che per alcuni è stata anche per un personaggio che è diventato leggenda. Per anni abbiamo guardato le gare da malati veri del motorsport e ci siamo sentiti quasi infastiditi, al di là del tifo o meno per Valentino, quando quelli meno malati ci chiedevano “cosa ha fatto Rossi?” come se le corse fossero solo il 46. Adesso non ce lo chiederanno più, ma forse si interesseranno ancora alle motociclette da corsa, al mondiale della MotoGP, con una domanda che tutto sommato dovrebbe inorgoglirci piuttosto che farci sentire “più appassionati” e quella domanda potrebbe essere mutuata di una sola vocale: “che ha fatto la Rossa?”. Sarà pure brutta la moto, ma se Ducati è riuscita in questo c’è solo da goderne. Tutti.