Sulla griglia di partenza della Sprint Race di Phillip Island ci sono quattordici gradi e un vento che spira dal Mare di Tasmania, sparando raffiche sul rettilineo dei box e in approccio della velocissima curva uno a destra, dove le folate arrivano di traverso e rischiano di portare piloti e moto verso l'esterno. Alcuni primi piani intrisi di tensione e di tentativi di riscaldamento vengono trasmessi dalla regia internazionale poco prima dello spegnimento dei semafori: non ci vuole molto per capire che i tredici giri della gara breve australiana, oltre ad essere potenzialmente spettacolari ed incerti, saranno anche delicatissimi.
Dopo qualifiche asciutte ma con asfalto non gommato (per la pioggia notturna) in cui ha quasi registrato il record della pista, Jorge Martín scatta ineccepibilmente dalla pole. Si presenta in curva uno con qualche metro di vantaggio sulla compagnia cantante e, potendosi pemettere di staccare presto e con prudenza, inganna Marc Marquez (secondo in griglia) che va largo e spalanca la porta - in ordine - a Marco Bezzecchi (che apriva la seconda fila), Pecco Bagnaia (che scattava dalla quinta casella), Maverick Vinales (che chiudeva la prima fila), Enea Bastianini (fenomenale la sua partenza dalla decima piazza), Brad Binder e Franco Morbidelli, che viene subito riscavalcato dal 93 con un sorpasso da circoletto rosso all'ingresso dell'ultima curva del primo giro. Questi sette piloti si giocano la posta grossa della corsa, anche se da subito il leader del Mondiale lascia intendere che servirà qualcosa di veramente speciale per sottrargliela: a suon di giri sul piede dell'1'27"alto (si tenga conto che il record della pista è 1'27"246 e che nella qualifica odierna, in condizioni imperfette, il numero 89 ha sfiorato quel primato del 2023 che ancora gli appartiene) Martín imposta subito una fuga, mettendo subito un secondo tra sé e gli inseguitori, primo dei quali diventa Bagnaia, che nel frattempo infila Bezzecchi con una manovra coraggiosa in staccata di curva uno, nonostante la Ducati numero 1 appaia come una bandiera in balìa del vento.
L'unico in grado di replicare i tempi di Martín è Marquez che intanto, liberatosi di Vinales Binder e Bastianini grazie ad un'ultima curva che nessuno fa come lui e che gli permette di scaricare sull'asfalto del rettilineo dei box tutti i cavalli della GP23, firma un 1'27"949 al quarto giro e - in men che non si dica - addenta coi canini la gomma posteriore media di Bezzecchi (unico tra i primi, che montano la soft, ad operare questa scelta). Marc sfrutta ancora il rettilineo per lasciarsi Marco alle spalle, che viene sopravanzato anche da un Enea Bastianini agile, pimpante e abile a fotocopiare le traiettorie dell'otto volte campione del mondo davanti a lui. Quel Marquez che, una volta sul codone di Pecco, non riesce a fare la differenza come in precedenza all'uscita dell'ultima curva: impiega tre giri per sorpassare Bagnaia e ci riesce grazie ad una percorrenza magistrale della tre, la Stoner, una piega a sinistra da quinta marcia che profuma di mare e di traversi prima della poderosa staccata della quattro. Altre sei curve e Pecco - in difficoltà anche sul cronometro, dove registra dei 28"alti - viene scavalcato dal compagno di squadra Bastianini dopo lo scollino di curva 9.
Negli ultimi giri le posizioni del podio sembrano cristallizzate, mentre la quarta di Bagnaia diventa improvvisamente preda di un Vinales costantemente sul ritmo del 28"basso nel finale. A due passaggi dalla bandiera a scacchi, però, il fattaccio: Maverick in fondo al dritto svernicia Bezzecchi e si invola verso Bagnaia, ma Marco appena prima della staccata viene messo in crisi da una folata di vento, che lo costringe a ritardare la frenata e a finire risucchiato dal tunnel d'aria dell'Aprilia di Top Gun. Il contatto, ad oltre 300 km/h, è inevitabile e spaventoso, perché Bezzecchi e Vinales non smettono mai di rotolare. Se Maverick, ovviamente inconsapevole di ciò che è accaduto alle sue spalle, si rialza subito mostrando il dito medio a Marco, questo resta immobile e apparentemente privo di sensi sulla ghiaia per istanti che appaiono infiniti. Intanto, mentre Binder scivola alla quattro e Pedro Acosta è vittima di un highside alla Siberia, la Direzione Gara tranquillizza tutti con il messaggio più bello del sabato di Phillip Island: all riders conscious.
Mentre Marco e Maverick vengono scortati ai box sugli scooter, Jorge Martín taglia il traguardo con un secondo e mezzo di vantaggio su Marquez, quattro abbondanti su Bastianini e quasi sette su Bagnaia, quarto. A punti anche Di Giannantonio - quinto ma sotto inchiesta per i livelli di pressione della gomma anteriore - Morbidelli, Raul Fernandez, Aleix Espargaró (da ventesimo a ottavo) e Augusto Fernandez.
Così Martín si porta da +10 a +16 su Bagnaia, che tra i primi della classe è sicuramente il più deluso del sabato di Phillip Island. La sensazione è che Pecco e il box Ducati numero 1, in una notte australiana che potrebbe rivelarsi decisiva in ottica titolo mondiale, dovranno tirare fuori almeno mezzo secondo per insidiare Martín. Sotto questo punto di vista, Bastianini e in particolare Marquez sembrano più pronti per la gara lunga, densa di incognite, che scatterà alle 5 italiane di domenica portando in dote un favorito delineato: Jorge Martín, sempre più leader di questo Mondiale bello ed eterno.