Carlos Sainz è sempre stato un padre silenzioso. Li ha incontrati spesso, nella sua lunghissima carriera da pilota, i figli di papà, i genitori troppo presenti, i padri sempre in mezzo, al centro del box, pronti a discutere e criticare ogni scelta dei team.
Li ha visti in azione quando portava Carlito alle prime gare di kart e incontrava ex campioni mancati buttare sui figli frustrazioni e speranze. E si è fatto la promessa di non diventare mai un padre così. Lui che nel mondo dei Rally è una leggenda, che ha vinto per tre volte la Dakar, che all'alba dei suoi 70 anni ancora corre, si diverte, vince e mette all'angolo ragazzini maledetti. Lui che avrebbe qualcosa da dire, ha scelto sempre di non dirlo. Ancora oggi lo si vede di rado nel box Ferrari, a cui preferisce il più comodo hospitality, lontano dall'azione e dagli occhi di un figlio a cui ha cercato di insegnare tutto ma sempre lontano dalle telecamere.
Quanto l'avrà aspettata, papà Carlos, questa prima pole position in Formula 1 del figlio. Quante volte gli avrà detto di migliorarsi qui, là, in quello e quell'altro settore. Quante volte Carlito sarà stato deluso di non essere riuscito a mettere insieme i pezzi e portare a casa il giro perfetto. Ma a Silverstone, sotto una pioggia che sembrava gridare i nomi di Max Verstappen e Charles Leclerc, Carlos ha fatto tutto giusto. Ha guidato senza paura delle condizioni esterne, come nei Rally che l'hanno accompagnato per tutta la vita, e ha azzeccato il suo primo colpo, diventando il 104esimo pilota della storia della Formula 1 a ottenere una pole position.
E chissà se guardandolo lì, primo per la prima volta, papà Sainz avrà pensato a quella notte a Macao. Nel 2010, quando il figlio aveva soli 16 anni e fare bene in quella gara di Formula BMW era fondamentale, più che importante. Quando lo svegliò, munito di pila elettrica, alle 3 di notte per andare a controllare la pista insieme. Controllarono buche, tombini, punti di frenata, tratti pericolosi e possibili fonti di errore. Prepararono quel successo come Carlos sapeva fare, come aveva imparato in una vita intera passata in macchina lontano dalle piste, ma dentro le strade più diverse.
Vinse a Macao, il suo Carlito. E quella vittoria fu l'inizio di un viaggio verso la Formula 1, la Ferrari, il primo posto sotto la pioggia di Silverstone. Vinse a Macao e imparò qualcosa, qualcosa che si porta dentro ancora oggi e che c'è, anche lì, dentro il suo primo giro perfetto.