Andrea Kimi Antonelli cammina nello stretto paddock di Formula 1 di Montecarlo con il passo veloce, seguito a ruota dai fotografi del circus. È venerdì mattina e tutti aspettano sbucare dai tornelli al centro del Principato i piloti della massima seria arrivati in pista per le prove libere del primo giorno d'azione. Per Kimi invece è già tempo di prepararsi per le qualifiche, programmate per il pomeriggio del venerdì dopo una sessione di prove libere al giovedì. Per lui è la prima volta a Monaco: il FRECA, campionato vinto dall'italiano nella stagione precedente, non varca i cancelli del Principato e il Formula 3, che invece corre a Monaco, è stato saltato da Antonelli, che dopo le tante considerazioni fatte con Mercedes nel corso dell'anno scorso, ha debuttato direttamente in Formula 2. Una sola sessione di prove libere, per un debuttante a Monaco, è quasi niente.
C'è tutto da imparare anche per chi, come i piloti di questa generazione, può allenarsi al simulatore, studiando e capendo ogni dettaglio. Montecarlo però fa storia a sé, stretta e veloce, figlia di quei circuiti cittadini d'altri tempi, di cui è regina assoluta, che non concedono errori. E se in gara la noia del "trenino" può concedere un po' di respiro ai dilettanti, in qualifica è tutta un'altra cosa. "Sei emozionato?" gli chiedo quando lo intercetto nel paddock, bloccando per qualche secondo il suo passo veloce: "Sì, anche perché andiamo in qualifica senza aver girato sull'asciutto". Già, perché c'è un di più. Non basta l'aver avuto una sola sessione per preparare la sua prima qualifica a Montecarlo, perché quell'unica prova libera - quella del giovedì - è arrivata in quella sola ora di pioggia consistente che in tutto il fine settimana ha toccato il Principato. Una prova quasi inesistente allora, inutile per provare il tempo, il giro secco, il limite.
Ma Kimi sorride, è l'emozione a prendere il sopravvendo. Non è pressione, o almeno: non è solo pressione. È la gioia profonda del poter essere lì, alla sua prima volta su una pista che parla ai piloti come nessuna, che resta fuori dal tempo, che simboleggia un passaggio. È la gioia di chi cerca di farsi scivolare addosso un periodo complicatissimo della propria carriera: la Formula 2 che si incastra con i test privati fatti con la Formula 1 con Mercedes, prima uno, poi due, poi tre e ora quattro. Le indiscrezioni sul suo futuro, le chiamate continue: "Passerà alla massima serie il prossimo anno", "già quest'anno", "hanno chiesto la deroga alla FIA", e poi ancora le parole di Lewis Hamilton che - interrogato su chi vorrebbe al suo posto in Mercedes - fa il nome di un ragazzo ancora 17enne: "Io se fossi in Toto prenderei Kimi Antonelli".
È la magia di un momento che non si ripeterà mai e che sta segnando la sua carriera. Così come sta segnando quella del suo compagno di squadra in Prema Ollie Bearman, e di tutti i protagonisti di una Formula 2 che è una finestra sul mondo della Formula 1, un tuffo a un futuro che vedremo presto. La qualifica che è un'unica presa d'aria di emozioni, e le due gare che - molto più della massima serie - ci hanno regalato sorpassi e strategie, errori e colpi di scena. Nella Feature Race di domenica mattina, mentre il paddock si svegliava aspettando la gara del pomeriggio, gli occhi di tutti erano incollati al grande schermo del TV Pen, per seguire i ragazzi del futuro nel loro presente, al centro di un momento che era - e che resterà - solo loro. Non ci sono i sedili da conquistare, il mercato da decidere, i grandi nomi da convincere. Non c'è niente, solo la guida, Montecarlo, i muri vicini, i sorpassi alla Rascasse e gli inseguimenti sotto al tunnel. C'è tutto quello che ci sarà, e tutto quello che già ci deve essere. Passione, talento, un po' di follia. E il sorriso di chi non vede l'ora.