Il sabato della MotoGP, da quest’anno, significa prove, qualifiche e gara sprint: tanto, tutto assieme e senza sosta, uno spettacolo per chi guarda le gare dalla televisione e dal circuito - aggiungendo una lunga serie di motivi per prendere il biglietto per l’intero weekend - ma che in un attimo ha diviso in due il paddock. In griglia i piloti sono tesi, è come se tutti si stessero giocando il mondiale all’ultima gara. Nei primi tre giri cadono in cinque: Mir si lancia su Quartararo cadendo e costringendo il francese a ripartire dal fondo, Marini perde la moto e provoca la caduta di Bastianini che ha rimediato una frattura della scapola e (con tutte le probabilità) tornerà in America, forse addirittura a Jerez. Al terzo giro anche Marco Bezzecchi, per una scivolata dopo un contatto. E poi i sorpassi: Marc su Miller e Oliveira assieme, Miller che sembra poterla vincere, Martín che va leggermente largo all’ultimo giro e si fa infilare da Bagnaia che vince davanti a lui e a Marc Marquez, partito fortissimo e sempre presente nel gruppetto di testa.
Aleix Espargarò sintetizza il discorso dicendo che Il Gladiatore è il suo film preferito, ma che non vorrebbe mai trovarsi nell’arena a lottare per la sua vita. E che invece la Sprint Race è proprio questo: mandare al macello i piloti per compiacere il pubblico. Parla veloce con sguardo fisso, dice che non vuole commentare il format ma probabilmente è perché non ha trovato ancora un aggettivo sufficientemente sgradevole. E aggiunge: “Quest’anno è tutto una qualifica”. Un altro che la vede allo stesso modo è Fabio Quartararo: “È una giungla, ma non siamo in macchina. Fortunatamente nel contatto non mi sono fatto male, ma restano 20 gare sprint e non mi piace. In futuro ci saranno altri incidenti, ma non abbiamo il potere per decidere. Chi decide? Loro. Alla fine è lo stesso per tutti, e non so se sia un bene o un male. Alla fine parliamo di sicurezza. Non mi sorprende che alcuni piloti siano stati aggressivi”.
Marco Bezzecchi parla, invece, degli altri piloti: “Ci sono piloti che in Safety Commission piangono come bambini per i troppi sorpassi, ma alla prima occasione fanno cose completamente stupide distruggendo la tua gara. Ci sono tre piloti che piangono in continuazione appena ti avvicini e poi fanno proprio così, sono aggressivi. Uno di questi mi ha attaccato”.
A conti fatti, in 12 giri si sono viste 5 cadute e un infortunio, il secondo della stagione dopo lo schianto spaventoso di Pol Espargarò. Ma il pubblico ne vuole ancora e, inutile dirlo, anche chi questa gara l’ha finita davanti. “Sono contento, ma è una sensazione strana”, racconta Pecco Bagnaia, che ha mostrato una consistenza piuttosto preoccupante per tutti gli altri. “L’obiettivo era stare nei primi tre e sono molto contento. Anche la gomma media è andata bene e sono pronto, è stato divertente anche se la battaglia è più intensa. Non ho preso troppi rischi ma ero molto a posto in entrata di curva e penso che se Jorge non fosse andato largo ci avrei provato tra la 10 e la 11”. Poi, quando gli riportano le parole di Aleix Espargaro e Fabio Quartararo, lui risponde senza sconti: “L’anno scorso era impossibile fare sorpassi per l’aerodinamica e ora è una giungla? Non ero dietro e non so cosa sia successo, sicuramente è tosta ma è così. Penso che sabato devi approcciarti diversamente alla gara. Se devi passare devi essere aggressivo ma queste sono le corse”.
Anche Jorge Martin si dice soddisfatto: “È andato bene tutto, volevo solo capire il format. Un peccato perdere il primo posto all’ultimo giro ma va bene, mi sento in forma e di nuovo forte in frenata. Il sorpasso di Bagnaia? Ho sofferto un po’ con la gomma e ho frenato tardi per non farmi fregare, ma ho perso una posizione. Ci ho provato per l’uscita dell’ultima curva, ma lui ha spinto fortissimo”.
Il più soddisfatto dei tre, forse, è Marc Marquez: Pecco ha il numero uno e da lui ci si aspetta una vittoria e Jorge Martín l’ha avuta a portata fino all’ultimo giro, mentre Marc ha affrontato il weekend in un crescendo clamoroso. “Fisicamente sto benissimo”, chiarisce subito. “E sono felicissimo, è stata una dome… no, scusate sabato. Un sabato inaspettato. Ieri abbiamo lavorato moltissimo per lo stile di guida e devo fare ancora uno step, ma ho fatto una buona qualifica e questo aiuterà molto. So che le gare corte sono un mio vantaggio, rispetto agli altri guadagno in staccata e non è il massimo per 25 giri. Il doppio sorpasso? Quando è entrato Oliveira ho capito che era il mio momento. Era l’unica possibilità per fare podio e stamattina top 5 sarebbe stato ottimo. Sono contento”.
Poi, quando anche ai tre uomini sul podio - più piccolo, senza inni o bandiere e allestito sul rettilineo - chiedono se preferirebbero fare due gare lunghe piuttosto che finire ogni sabato in questa giungla loro restituiscono tre secchi “no”.
Cosa è cambiato rispetto all'anno scorso? Tutto. I turni di prova per l'accesso diretto in Q2 sono più compressi, si aggiunge una gara, i piloti hanno più apputnamento con i fan. E, almeno a questa prima assoluta in Portogallo, c'è molta più tensione: se potrebbero, probabilmente alcuni di loro farebbero volentieri a botte. Perché le scariche di adrenalina sono più frequenti e intense, i tempi ancora più compressi e, di questo passo, i piloti faranno fatica a passare dall'essere atleti sulla moto a ragazzi davanti ad un microfono. Sono più diretti, meno frenati. Molto probabilmente il format verrà rivisto per dare più tempo ai piloti, ma la gara sprint non sembra una soluzione di passaggio. Il pubblico ha detto di sì e ne vuole ancora.