Solo qualche giorno fa Pedro Acosta aveva tuonato chiedendo ai giornalisti di non parlare sempre di Valentino Rossi e Marc Marquez. Adesso, però, a parlare di Marquez è stato proprio lui e lo ha fatto andando a toccare una questione che per molti sembra passata in secondo piano: il contraccolpo psicologico che il fenomeno con cui il fenomeno di Cervera dovrà fare i conti dopo l’ennesimo stop e l’ennesimo intervento chirurgico. Perché è come se tutti si preoccupassero di capire se la spalla di Marquez tornerà mai davvero a ritrovare la migliore funzionalità, senza prendere in considerazione qualcosa che conta più delle ossa: la testa. Pedro Acosta, invece, è proprio della testa che ha parlato.
“Di Marc Marquez ce ne è uno solo, per questo, anche se è chiaro che mi fa molto piacere, non mi piace che si parli di me come suo erede – ha premesso Acosta – Adesso Marc sta attraversando un altro momento bruttissimo e mi dispiace davvero tanto per lui, anche se sono certo che saprà venirne fuori. Al di là della spalla, penso che deve essere dura, come pilota, doversi fermare ancora per un infortunio, per qualcosa che non ti fa davvero mostrare quello che hai e tutto il talento che custodisci. Il danno psicologico che questo può fare è grande. Molto grande. Quando tornerà, continuerà ad essere il Marc Márquez di sempre e è quello che spero e gli auguro. Ma se non lo sarà, continuerà ad essere Marc Márquez perché nessuno toglierà quello che ha fatto".
Parole, quelle di Acosta, da pilota navigato e che stridono con i suoi diciotto anni appena compiuti. Una maturità e una sensibilità che dimostrano, al di là dei risultati in pista, che questo ragazzino spagnolo può davvero rappresentare il futuro delle corse in moto e raccogliere l’eredità di quei campioni di cui lui stesso, per primo non vuole sentire parlare. Perché, come ha detto, a contare è il presente e senza nessuna fretta di fare passi in avanti troppo velocemente. “Non penso a vincere questo mondiale, visto il distacco dal primo, figuriamoci se penso al passaggio in MotoGP – ha spiegato – io sono in Moto2 per imparare e lo sto facendo ogni domenica, sono contento e mi trovo bene, e con KTM siamo in piena sintonia. Ho anche l’opportunità di un confronto continuo con Dani Pedrosa e credo che questo per un giovane pilota come me sia un privilegio enorme. Avere la parola di qualcuno con così tanta esperienza è tantissimo. Devi solo aprire le orecchie e ascoltare e ricordare i suoi consigli. È anche bello averlo come collaudatore. Poi, grazie a quello che prova e a tutto quello che passa per le sue mani, le cose buone ci arrivano. Sta facendo un gran lavoro".