Jos Verstappen aveva ragione a marzo, quando andava in giro tra le varie testate giornalistiche a dire che ad un certo punto la Red Bull avrebbe iniziato a crollare, a perdere ogni punto di forza per ritrovarsi allo sbaraglio. Una profezia che a inizio stagione, quando è emersa la diatriba tra Christian Horner ed Helmut Marko che ha fatto tanto discutere nei primi mesi di corse, sembrava una barzelletta quasi, perché il dominio che la Red Bull era riuscita a costruire sembrava un impero indistruttibile. E invece, gara dopo gara, se ne sono andati tanti dipendenti, Adrian Newey ha abbandonato il progetto e, addirittura, Max Verstappen è andato a colloquio con altri team per capire se effettivamente sarebbe stato possibile un 2025 altrove. Tutto il trambusto creatosi fuori dai circuiti è arrivato inevitabilmente ad influenzare anche ciò che succede in pista, con le prestazioni della RB20 che sono crollate drasticamente fino a toccare quasi il fondo a Monza, dove il risultato finale ha visto Max Verstappen tagliare la linea del traguardo in sesta posizione e Checo Perez in ottava.
Una performance che è andata in discesa soprattutto dal momento dell’addio dell’ingegnere Newey, il mago della squadra di Milton Keynes, quando a prendere le redini della monoposto sono stati gli uomini di Waché, il nuovo direttore tecnico, che però non ha dimostrato di essere all’altezza del suo predecessore. A Monza, nello specifico, la Red Bull è sembrata una qualsiasi vettura da midfield: dopo aver dominato la parte iniziale del 2024, alla sedicesima tappa del mondiale la macchina del team di Christian Horner si è ritrovata a battagliare con la Williams di Alex Albon e la Haas di Nico Hulkenberg, alla ricerca di una posizione che aiutasse Verstappen a limitare i danni. Perché Lando Norris, il suo rivale per il titolo piloti, si trovava a partire dalla pole position e - se non fosse stato per la grande strategia della Ferrari e di Charles Leclerc - avrebbe portato a casa i punti della vittoria, avvicinandosi ancora di più all’olandese. Per non parlare invece della classifica dei costruttori, dove la McLaren è ormai a otto punti di distanza dalla vetta della Red Bull, con la Ferrari che si è pericolosamente avvicinata, portandosi solo a circa quaranta punti in meno.
Le tappe che mancano dalla fine della stagione di Formula 1 sono solo otto e se la squadra di Helmut Marko non si sveglia, le conseguenze potrebbero essere davvero amare. Il grande problema è che anche Max Verstappen stesso sta iniziando a titubare della sua effettiva probabilità di laurearsi campione del mondo per la quarta volta: “Abbiamo trasformato una vettura dominante in un mostro” ha iniziato l’olandese quando gli è stato chiesto di riassumere un po’ il suo weekend. “Dobbiamo cambiare praticamente tutto per Baku. Vincere il campionato? Non è più così scontato” ha continuato il tre volte campione del mondo, che a Monza ha anche dovuto correre con una vettura “rallentata”. Infatti, Gianpiero Lambiase, il suo ingegnere, a circa metà gran premio gli ha comunicato di star guidando con un po’ di potenza in meno. Se a questo aggiungiamo i problemi al pit stop, tre secondi più lento del normale, e i tanti piccoli errori commessi da tutto il team, troviamo una squadra davvero allo sbaraglio, che sembra totalmente diversa da quella che ha iniziato il campionato in Bahrain.
“Se non ribaltiamo la situazione ci troveremo in difficoltà per entrambi i mondiali” dice Christian Horner. “Questo circuito ha evidenziato tutte le carenze che abbiamo rispetto all’anno scorso. Con una vettura non bilanciata poi si entra in un circolo vizioso: non si fa in tempo a curare un problema che ne nasce subito un altro” ha aggiunto il britannico, che ora teme la McLaren. Il Gran Premio di Baku si prospetta davvero importante allora per la Red Bull e per Max Verstappen - dato che Checo Perez non è minimamente coinvolto nel mondiale piloti - che dovranno mettersi nelle condizioni non solo di limitare i danni, ma di finire davanti a Lando Norris e Oscar Piastri. Servirebbe quasi un miracolo per la squadra di Milton Keynes, che deve svegliarsi e riniziare a lavorare a pieno regime, proprio come ha detto l’olandese: serve determinazione adesso per continuare a lottare e, sicuramente, dal weekend di Monza non c’è niente da portarsi dietro.