Dopo aver visto la Sprint Race della MotoGP in Argentina, verrebbe voglia di congelare un momento lungo dodici giri, venti minuti scarsi, e farlo durare per l'eternità. Il sabato corsaiolo delle due ruote, a Termas de Rio Hondo, è stato semplicemente una goduria. A pochi giorni di distanza dalle legittime polemiche di Portimao, il Motomondiale ha offerto agli appassionati il suo profilo migliore, quello di cui ci si innamora subito. La faccia felice delle corse ha mostrato tutta la sua seducente bellezza in quella che per Enzo Jannacci coincide con la faccia triste dell'America - quel Sud America contraddittorio, affascinante, malinconico e spesso povero che va dal Messico in giù, tirando in ballo anche l'Argentina. Nel sabato di Termas de Rio Hondo abbiamo visto pista bagnata, umida, asciutta, senza mai smettere di divertirci. Il picco del coinvolgimento è arrivato di pari passo con la Sprint Race, letteralmente fuoco e fiamme. Battaglie, staccate, traversi e sorpassi senza esclusione di colpi. Senza mai oltrepassare il sottile - ma essenziale - limite che separa una condotta di gara maschia e aggressiva da una furia di manovre pericolose ed eccessive. Le stesse che erano state duramente criticate una settimana fa in Portogallo.
Nella Sprint Race di Termas de Rio Hondo abbiamo visto un pilota, Brad Binder, che ha vinto partendo dalla quindicesima casella. Alla faccia di chi dice che oggi in MotoGP le qualifiche contano più della gara, che c'è meno spazio per le sorprese, per la fantasia, per i ribaltoni e per le rimonte alla vecchia maniera. Abbiamo visto un'Italia delle due ruote che, girala e ribaltala, è sempre lì davanti. Spesso, praticamente sempre, le Ducati si scambiano le prime posizioni. Altrimenti Aprilia tenta di conquistarsi un ruolo da protagonista. I "pilotini dell'Academy", ieri, hanno praticamente monopolizzato il gruppo di testa, trasformandolo nella classica combriccola di amici che, come ogni sabato al Ranch, smette di scherzare solo a visiera abbassata. Fanno sul serio Luca Marini, Marco Bezzecchi e pecco Bagnaia quando sono in pista assieme, ma non per questo abbandonano la ricerca di quel divertimento che loro chiamano "gusto". Nei dodici giri del sabato argentino hanno accolto a braccia aperte, nella battaglia, anche un altro amico. Franco Morbidelli - ritrovato, sorridente, competitivo. Tutti erano visibilmente felici per lui, stracolmi di gioia per avere condiviso una gratificante scarica di adrenalina col Morbido, che da troppo tempo non partecipava alla festa. Valentino Rossi, da casa, osservava lieto lo spirito dei suoi ragazzi: "Che gara, che emozione, bravi!" - ha scritto il 46 sui social.
Ecco che arriviamo al punto. Il sabato di Termas de Rio Hondo è stato un susseguirsi di scariche di adrenalina, di emozioni potenti e vibranti come schiaffi sul viso a temperatura sotto zero. Ci svegliamo la domenica mattina con una bella sensazione addosso, ma è una sensazione di pienezza. Siamo talmente soddisfatti, appagati, che non cambieremmo nulla di ciò che è stato. Anzi, vorremmo avere un pò di tempo a disposizione per prolungare un benessere che ci coccola e sul quale sarebbe bello adagiarsi per sempre. Vorremmo rimandare l'eventualità di un momento che rischia di scombinare tutta la meraviglia che abbiamo visto e fatto nostra, come un bel sogno che al risveglio resta nitido in mente. L'attesa, l'eccitazione, per la gara tradizionale (e fino a qualche mese fa indiscutibilmente sacra) della domenica ci è stata portata via dalla Sprint Race del sabato. Ci svegliamo la domenica mattina senza avvertire lo stomaco in subbuglio, sferzato dal volo di mille farfalle. È domenica ma non siamo tesi, non siamo eccitati, non rispondiamo male a chi ci chiede di uscire proprio all'ora della Gara. Non avremmo mai pensato di arrivare a questo. Eppure, forse, siamo contenti così.