"Ma siete sicuri di voler scegliere la risposta?". A domandarlo, a rete, davanti allo sguardo confuso di Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, è un ragazzino americano di vent'anni. È il 1980 e Adriano Panatta non crede alle proprie orecchie: "Sei sicuro? Guarda che io batto molto bene".
Panatta si arrabbia, ci vuole poco, ci è sempre voluto poco: "Sto ragazzino stronzo - dice a Bertolucci - adesso rispondi bene che gli facciamo subito il break e chiudiamo il discorso". Si chiama Mcqualcosa, l'americano, e - lo scopriranno in pochi minuti - risponde bene per davvero. Adriano se la prende con Bertolucci: "Ma ti avevo detto di rispondere bene e ti fai fare subito ace?" poi però, in risposta, sbaglia davanti all'americano sbaglia anche lui.
La risposta è sempre l'inizio di questa storia. Una storia di grande tennis, l'epoca d'oro del tennis italiano, che inizia ben prima di quella finale di Montecarlo del 1980. La risposta è il guizzo nel tennis, la fantasia, la rincorsa. È giocare di presunzione davanti a un ragazzo che è già l'americano supponente e terribile che tutti ricorderanno. John McEnroe.
Il doppio è la sua specialità, qualsiasi sia il compagno di squadra, ma a Montecarlo è ancora acerbo e Adriano Panatta e Paolo Bertolucci sono una coppia rodata. Lo vinceranno quel doppio, aggiudicandosi la finale - e il titolo - a Montecarlo, diventando la prima e unica coppia italiana a trionfare nel Principato nell’era Open.
Una storia "in risposta" quella del tennis italiano di quegli anni. Insperata, meritata, indimenticabile per chi l'ha vissuta e da brividi per chi può solo sentirla raccontare. È la storia di Una squadra la nuova docu-serie Sky Original prodotta da Fandango, Sky e Luce Cinecittà in sei puntate, all'esordio il 14 maggio alle 21:15 con i primi due episodi su Sky Documentaries, disponibile anche on demand e in streaming su NOW. Un viaggio che parte dal 1976, l'anno d'oro di Adriano Panatta, e arriva proprio a quel 1980 di Montecarlo. I protagonisti, quattro campioni assoluti, sono gli eroi di quel tennis mitologico: Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Adriano Panatta, Tonino Zugarelli, capaci di conquistare - in cinque anni - la finale della leggendaria Coppa Davis per ben quattro volte, vincendola nel 1976 contro il Cile.
Storie di amici, come Panatta e Bertolucci, che in quegli anni vivevano insieme, tra movida romana e amori impossibili (come quello che legò Panatta a Loredana Berté) ma anche storie di colleghi che, amici veri, non riuscirono a diventare mai. I due schieramenti composti da, da una parte, le star Panatta-Bertolucci e, dall'altra, i più tranquilli Barazzutti-Zugarelli. Storie di rapporti conflittuali, litigi, nervosismi sportivi e caratteri predominanti.
Ma anche momenti che sembrano uscire da un film, più che da una storia di sport e vittorie, come quando Panatta trionfò a Parigi - nel 1976 - facendosi recapitare un paio di scarpe all'ultimo secondo, arrivate direttamente da Fiumicino tra le mani di un pilota incaricato della consegna, perché Bertolucci, distratto dalla confusione nello spogliatoio di Adriano, portò via le sue scarpe dopo l'eliminazione, lasciando Panatta a piedi nudi per la finale del Roland Garros contro Solomon.
Una squadra inizia e finisce dentro un sogno chiamato Coppa Davis. Il sogno di portare l'Italia in alto, di vestire la maglia azzurra e smettere di vivere e giocare da individualista, da protagonista, come il tennis costringe a fare, per rendere grande il proprio paese. Il sogno di una squadra, della squadra: Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli. Campioni italiani, leggende in risposta.