Dopo un anno particolarmente difficile per Suzuki, in cui Shinichi Sahara si è trovato a ricoprire il ruolo di direttore tecnico e team manager, da Hamamatsu hanno ripreso in mano la situazione e ingaggiato Livio Suppo. Il manager torinese rientra così nel paddock da cui mancava da fine 2017, quando ha lasciato una Honda vincente con Marquez nelle mani di Alberto Puig. L’impronta che Suppo ha lasciato in MotoGP non lascia indifferenti: Livio ha portato Casey Stoner alla Ducati, dove ha vinto quello che ad oggi è l’unico titolo per la squadra bolognese, per poi passare ad HRC, tornando a vincere prima con l’australiano e poi con Marc Marquez. Durante la scorsa stagione i piloti avevano più volte espresso la necessità di avere una figura di riferimento in grado di fare da tramite tra loro e i giapponesi e, forse nella speranza di non perdere peso politico e contrattuale, Suzuki ha deciso di accontentarli. Mentre Suppo si prepara alla sua prima conferenza stampa da Team Manager in Qatar, Sahara spiega l’approccio della squadra alla stampa: “Io e i piloti ci scambiamo informazioni regolarmente - ha raccontato in un’intervista ripresa da Paddock GP - Prima Davide Brivio trattava i contratti direttamente con i piloti. Nel mio caso, mi concentro principalmente sul fornire ai piloti una moto competitiva. Il nostro obiettivo principale è lottare di nuovo per il campionato. Non abbiamo fissato una scadenza per rivedere i contratti, ci parliamo regolarmente ma questo non è il momento di prendere una decisione. Penso che non si deciderà prima di quest’estate”.
In un mondo in cui i contratti vengono siglati ancora prima dell’inizio del campionato l’approccio Suzuki riporta agli anni passati, quando piloti e manager si sedevano ad un tavolo per discutere di rinnovi a Brno, data ormai cancellata dal calendario.
In seguito Sahara ha parlato del nuovo abbassatore Ducati per l’anteriore, spiegando che in Suzuki non è assolutamente una priorità: “Il nostro sistema funziona solo in partenza, non stiamo pianificando di evolverlo. So che altri produttori stanno cercando di usarlo durante il giro e, se funziona, dovremo testarlo anche noi. Ma non so se questo sia il modo giusto per ottenere più velocità sui rettilinei, oltre al fatto che servirebbe del budget per lo sviluppo. Noi rimaniamo piuttosto prudenti per progredire in sicurezza in aree come l'accelerazione e la frenata senza compromettere i nostri punti di forza. È il nostro metodo e speriamo che basti per affrontare i nostri rivali”.
Il che non significa, ha puntualizzato il direttore tecnico del Team Ecstar, che Suzuki abbia rinunciato a mettere in piedi un team satellite: “Per noi sarebbe molto positivo, ma la decisione dipende molto dalla politica della casa madre. È chiaro però che ci sono molti vantaggi nell'avere una squadra satellite: poter lanciare giovani piloti, raccogliere più informazioni, avere più possibilità di fare punti... Ma non è una decisione che dipende da noi e dobbiamo anche trovare una squadra che soddisfi le nostre esigenze. Dobbiamo essere pazienti”, ha concluso Sahara.