Il primo amore è il primo amore. Anche se ti chiami Paolo Ciabatti, sei un pezzo della triade magica Ducati che sta cannibalizzando il motorsport su due ruote e davanti hai ancora solo successi. Se poi il nuovo incontro con il primo amore rappresenta anche una sfida unica per il futuro, allora il presente incantato che stai vivendo rischia di finire in discussione. Quello di Paolo Ciabatti c’è finito e a ammetterlo è stato proprio lui, durante una chiacchierata con MOW alla grande festa Ducati che si è svolta il 15 dicembre scorso all’Unipol Arena di Bologna.
Paolo, da tempo girano voci di un possibile tuo addio al box del Team Lenovo Ducati in MotoGP, cosa c’è di vero?
Se parliamo di “addio”, allora di vero non c’è niente. Come si fa a dire addio a tutto questo? A prescindere dalla possibilità di un qualche nuovo impegno, gli addii sono un’altra cosa
Ok, però così la risposta, anche se romantica e condivisibile, è un po’ in politichese. E’ possibile che Paolo Ciabatti nel 2024 non sia sempre presente alle gare della MotoGP?
Sì, è possibile. Non è un segreto che mi sto occupando del progetto off road che porterà Ducati a esordire nel mondiale di motocross. Il cross è stato il mio primo grande amore in questo mondo.
Porterai avanti entrambi gli impegni? Oppure la triade Dall’Igna, Tardozzi, Ciabatti perderà un pezzo?
La MotoGP, soprattutto quest’anno, è stata un impegno molto pesante. Ho compiuto 66 anni e non sono più un ragazzino: i ritmi sono quelli che sono. Però non sono state prese decisioni di sorta ancora, è tutto in fase di valutazione, quindi c’è davvero niente da dire sotto questo aspetto. Stiamo valutando e sto valutando, anche sulla base, appunto, delle energie da spendere ancora dopo tanti anni. Qualunque sarà la direzione, comunque, Ducati ha competenze, uomini e strutture per fare bene. Adesso è solo il momento di godersela, rilassarsi e non pensare troppo. Sì, è possibile che mi vedrete un po’ di meno.
Come vi state muovendo?
Abbiamo annunciato qualche settimana fa questo nuovo programma che ci vedrà nel giro di due anni impegnati nel mondiale di Motocross. E’ una bella sfida, ma abbiamo con noi Tony Cairoli e Alessandro Lupino e abbiamo messo in piedi un piano di lavoro molto ben strutturato. Alessandro nel 2024 farà il Campionato Italiano, così da aiutarci a sviluppare la moto direttamente sul campo. Tony, invece, ci darà una mano, dall’alto della sua incredibile esperienza e della leggenda che è, su tutto ciò che riguarderà i collaudi.
Solo collaudi o c’è la speranza di rivedere Tony Cairoli anche in gara?
Ha una passione incredibile e è straordinario parlare con lui del nostro progetto. Io sono convinto che a un certo punto vorrà cimentarsi anche in gara, ma lo decideremo insieme. Nel 2025, dopo questo primo anno di ambientamento, esordiremo insieme a Maddii Racing, che è la squadra che abbiamo scelto come nostra partner, nel mondiale MXGP, poi nel 2026 anche nell’MX2.
I piloti?
Li sceglieremo al momento opportuno. Alessandro e Tony continueranno a aiutarci nello sviluppo.
Tornando, invece, alla velocità, è chiaro che Ducati, oltre che confermarsi, vorrebbe pure migliorare, ma le nuove regole sulle concessioni potrebbero essere un ostacolo piuttosto serio…
Ci sono state delle discussioni nell’associazione costruttori e con Dorna e FMI per aggiornare il sistema delle concessioni, che non sembrava più attuale. Honda e Yamaha sono oggettivamente in difficoltà e quindi era ragionevole pensare a qualcosa che potesse permettergli di recuperare competitività. Non sono molto d’accordo, invece, sul fatto che questi aiuti siano stati dati anche a KTM e Aprilia. I primi hanno vinto diverse Sprint e hanno dimostrato di essere super competitivi, soprattutto con Brad Binder. Aprilia, invece, ha addirittura vinto delle gare. Però questo, ormai, è ciò che è stato deciso e, al netto di tutto, dobbiamo solo metterci a lavorare per capire come muoverci alla luce di queste nuove regole
Anche in Superbike, con l’introduzione del peso minimo tra moto e pilota, è Ducati a rimetterci…
E’ segno che siamo i più forti. Prendiamola così. Questo in MotoGP è stato il mio secondo titolo mondiale, in Superbike, con Tardozzi, abbiamo già vinto tanto. Ora abbiamo vinto anche in Supersport con Bulega, oltre a vari campionati nazionali e alla 200 Miglia di Daytona. Ripetersi non sarà facile, ma ci proveremo a prescindere da tutto. Anche lo scorso anno dicevamo che ripetersi sarebbe stato difficile e invece siamo addirittura migliorati.
E adesso c’è anche Marc Marquez…
Lui è ancora sotto contratto con la Honda, quindi non può parlare, ma, come ho già detto in altre occasioni, il suo ormai famoso sorriso l’hanno visto tutti. E’ un pilota eccezionale, sei volte campione del mondo della MotoGP e non vince da tanto tempo, quindi avrà sicuramente una gran fame. Ho sentito quello che ha detto nel box e le impressioni avute dopo il test di Valencia con la nostra moto, non serve di certo Paolo Ciabatti per dire che Marc Marquez sarà certamente tra i protagonisti della prossima stagione. Ha voluto la Desmosedici e, avendo il fratello nel Team Gresini, credo si sia informato anche molto bene sulle caratteristiche della nostra moto, probabilmente ha studiato a lungo e mi viene quasi da dire che secondo me a Valencia non ha neanche spinto fino al limite. E’ probabile che abbia qualcosa ancora nel polso e che potrà sorprenderci nei prossimi test.
L’arrivo di Marc Marquez è, quindi, solo positivo?
Perché dovrebbe essere negativo? E’ chiaro che è un grandissimo campione e che, quindi, qualche problema di gestione verrà probabilmente a crearsi, ma Ducati ha già dimostrato di saper gestire i piloti. Anche nel finale di questa stagione c’è stata una particolare rivalità sportiva tra Martin e Bagnaia, fa parte delle corse. In alcune situazioni non sarà facile, perché quando hai tanti piloti con grandi ambizioni è normale che si creino tensioni, ma l’importante è non travalicare mai.
A proposito di Pecco e Martin, è stata dura da gestire?
Ma no. Non più di tanto, nel senso che comunque sapevamo che, avendo piloti di quel livello e fornendo gli stessi materiali anche a Pramac, avremo potuto ritrovarci a lottare tra di noi per il mondiale. Ma credo sia una conferma del valore della Ducati. Sono anche convinto che senza l’incidente di Barcellona, e quindi senza l’infortunio di Pecco e le conseguenze che inevitabilmente ha provocato nel pilota, il mondiale si sarebbe chiuso molto prima. Perché Barcellona è una pista in cui Pecco va forte e subito dopo c’era Misano, che è un po’ il suo regno e in cui, invece, ha dovuto, con un grande sacrificio e sopportando quello che ha sopportato, accontentarsi di limitare i danni. Zero punti a Barcellona e stampelle a Misano, con altre gare subito dopo in India e in Giappone, rendono la misura dell’impresa di Pecco. Tante cose in TV non si vedono o magari si evita di stare a dirle, ma la gamba di Pecco sanguinava vistosamente ancora in Giappone e quindi è chiaro che l’incidente di Barcellona, senza nulla togliere agli straordinari risultati di Martin, ha condizionato un po’ tutto.