“Non corro per arrivare decimo, meno che mai per arrivare quindicesimo”. Quando Marc Marquez disse questa frase abbiamo pensato, tutti e noi di MOW compresi, che volesse provocare Valentino Rossi, umiliarlo in qualche modo alla fine di una carriera in cui aveva vinto tanto ma che, in quel momento, gli permetteva di godere, al massimo, di una decima posizione. Magari in quel momento era davvero l’intento di Marc Marquez, ma adesso quella frase suona come qualcosa che fa paura. E fa paura tanto.
Perché proprio al Mugello, mentre il numero 46 di Valentino Rossi viene ritirato per sempre, Marc Marquez sta vivendo il peggior fine settimana di tutta la stagione. Sempre dietro, mai in partita, contrariato anche nelle dichiarazioni e senza quel sorriso che ha da sempre caratterizzato la sua faccia. C’è chi dice che è tutta colpa della moto e chi, come Carlo Pernat e tanti altri, sostiene che invece il problema è ancora quella maledetta spalla infortunata a Jerez nel 2020. Ma il Mugello doveva essere il GP della rinascita o, almeno, il GP in cui capire definitivamente se andare avanti avrà senso o meno.
Se le premesse sono queste, con Marc Marquez fuori dai primi dieci in qualifica e costretto pure a partire dalla dodicesima casella (ammesso che corra), allora c’è poco da starsi a chiedere. Perché è stato lui il primo a dire che senza la possibilità di giocarsi le vittorie non avrà alcuna motivazione per continuare. A correre e soffrire. E come in un paradosso che si rinnova e si ripete, i destini di Valentino Rossi e Marc Marquez finiscono per incrociarsi ancora, come sei due, ultimi figli del vecchio e meraviglioso mod di “essere pilota”, vivessero una simbiosi in differita. Come se, ma per fortuna questo è ancora solo un timore, il prossimo numero che non vedremo mai più, dopo il 46, potrebbe essere davvero il 93.