Siamo al Mugello, Marc Marquez gira per il paddock sereno e disponibile con tutti. Saluta, si ferma a fare le foto con i fan, sorride. È il Marc Marquez di sempre, i risultati però non ci sono. Alla fine delle FP1 è 19°, ad oltre un secondo da Takaaki Nakagami che pure guida una Honda e con quella è riuscito a mettersi davanti a tutti. Oggi, al Mugello, ricorda il Valentino Rossi degli ultimi anni, il Capirossi degli ultimi anni, il Dovizioso degli ultimi anni. Ricorda, Marc Marquez, un pilota in picchiata verso il fondo della classifica e la fine della carriera. Non in un processo graduale, come era lecito aspettarsi, quando esperienza e tecnica colmano il divario in termini di velocità pura rispetto ai piloti più giovani, ma in una vertiginosa discesa che sa di sentenza.
Fino a ieri si è parlato di problemi alla moto, una Honda troppo distante da quella a cui Marc era abituato, oggi però le cose stanno diversamente e chi vive il paddock - ce lo raccontava Carlo Pernat dopo il GP di Francia - è convinto che il vero limite dello spagnolo sia il fisico. Marc fatica a guidare e quando lo fa al limite sa di giocare la roulette russa: una caduta, a spiegarlo è stato lui stesso, può essere la fine di tutto: della gara, della carriera, della vita a cui è abituato. È possibile correre in MotoGP a queste condizioni? La risposta è sì, se sei Marc Marquez. Correre non è vincere però, ed evidentemente per farlo in MotoGP serve altro. Ci vuole una moto veloce, un fisico che risponde come vorresti e la mente sgombra. A conti fatti è forse quello l’ostacolo più grande: lui, che ha costruito una carriera sul correre al limite superandolo costantemente, sa di non poterselo più permettere. Con tutte le probabilità in questo GP d'Italia Marc Marquez risalirà la classifica, sfrutterà il più possibile la scia e chiuderà la gara davanti agli altri piloti Honda, ma non è abbastanza. Non per vincere un mondiale e tornare a scrivere la storia del motociclismo.