“Non salgo su una moto da quel giorno a Jerez e il primo approccio con un manubrio dopo l’infortunio l’ho avuto solo qualche giorno fa, quando sono risalito per mezz’ora su una bicicletta. Il medico mi ha detto ‘non più di mezz’ora’ e così ho fatto” – a svelare il retroscena è Marc Marquez, uscendo definitivamente allo scoperto sul suo recupero e lasciando intendere, visto il racconto, che pensarlo in sella alla sua Honda per il primo gran premio della stagione, in Qatar, è più che improbabile. Perchè l’otto volte campione del mondo ha poi spiegato che al momento gli è proprio categoricamente vietato di salire su una moto, tanto che molte foto e la clip fatte per la presentazione ufficiale del team Repsol dei giorni scorsi nascondono un segreto. Che lo stesso Marc Marquez ha voluto rivelare: “Non ero io, ma una controfigura”.
Proprio come nei film, quindi, dove le azioni pericolose non toccano certo al vero attore protagonista. Ma, nel caso specifico, l’azione pericolosa era salire in sella. E questo la dice lunga sull’attenzione che questa volta il campione di Cervera e lo staff medico che lo sta seguendo hanno deciso di prestare. L’intenzione di forzare i tempi non c’è e, anzi, ci si sta tenendo alla larga da ogni tentazione per non ripetere l’errore fatto dopo il primo intervento chirurgico del luglio corso.
Con il senno di poi, ha spiegato Marquez, si può ammettere che cercare di tornare a Jerez2 è stato un errore, “da lì è stata fatta una seconda operazione quando il piatto si è rotto a casa, con la sfortuna che ci fosse l'infezione. Se non ci fosse stata alcuna infezione, a quest'ora sarebbe guarito. C'è stato un contagio, molte cose sono state valutate e sono stati richiesti molti pareri, perché era un momento critico. Tra tutte quelle opinioni, ci siamo seduti con Emilio, Alberto e tutti intorno a me, e abbiamo deciso cosa fosse meglio per la mia testa e il mio braccio. Ecco perché sono andato a Madrid per un intervento chirurgico, al Ruber, con il dottor Samuel Antuña e tutta la sua squadra, che hanno fatto un ottimo lavoro”
L’otto volte campione del mondo, quindi, se la prende più con la sfortuna, pur ammettendo che forzare i tempi è stata tutt’altro che una buona idea, ma ribadisce che se è rimasto per così tanto tempo lontano dai gran premi è stato a causa di qualcosa che non era prevedibile. Difendendo, di fatto, l’operato del dottor Xavier Mir: “Sicuramente –ha concluso - se domani avrò un infortunio, andrò dal Dr. Mir, che è il mio medico di fiducia. Ma quando qualcosa è stato operato due volte, anche la tua testa ha bisogno di un cambiamento. Ecco perché con Puig e tutta la Honda ci siamo rivolti al Ruber Hospital di Madrid. Ma se domani mi faccio male a casa, la mia prima chiamata sarà comunque al dottor Mir e al suo team, perché è il mio medico di fiducia e quello che tante volte mi ha salvato da tanti infortuni e mi ha fatto correre dopo pochi giorni”.