La gestione del paese in questo anno particolare non si è contraddistinta soltanto per la varietà di colori delle regioni, ma anche per due verbi. Aprire e chiudere. Lasciare aperto per poi chiudere qualsiasi cosa, proviamo a portare un po’ di pubblico negli stadi, no non funziona, allora richiudiamo tutto. Sono stati, appunto, aperti vari spiragli di luce, salvo poi oscurarli non appena la situazione peggiorava. Chi ha proseguito con le varie precauzione è stato il mondo sportivo che, dopo circa dieci mesi, forse, vedrà lo stadio Olimpico aperto al pubblico per gli Europei di questa estate. Da sempre fautore degli impianti aperti, però, è stato il presidente della Lega serie C, Francesco Ghirelli. La terza divisione italiana con le sue sessanta compagini, infatti, ha subito una grave perdita economica non solo per la mancanza di botteghino ma per le conseguenti sponsorizzazioni non onorate. Aprire gli stadi, seppur con tutte le precauzione del caso, secondo Ghirelli, sarebbe un forte segnale non solo per il calcio, ma anche per il paese che potrebbe tornare a credere davvero al “Ce la faremo”.
Presidente, cosa ne pensa della questione apertura degli stadi per l’Europeo?
Premesso che logicamente il primo elemento per il quale dobbiamo avere attenzione è la salute, è evidente che dentro un percorso di questo genere il problema dello stadio Olimpico e dell’impiantistica sportiva determina un problema enorme. È un campionato e mezzo che sono chiusi, il fatto di poterli riaprire salvaguardando la salute e sperando che siano avanti le vaccinazioni, sarebbe un fatto positivo.
Lei si è battuto molto per fare un’apertura graduale degli impianti, come mai?
Per noi la chiusura degli stadi è stata ed è tuttora drammatica, le nostre risorse sono i botteghini e gli sponsor che logicamente senza aver pubblico non ci sono. È un segnale che non solo riguarderebbe il calcio, ma dal punto di vista della possibilità che ci sia una ripresa, che il paese comincia a uscire, sta meglio.
Quanto avete perso voi come serie C? Alcune squadre immagino stiano facendo fatica…
Abbiamo valutato oltre 90 milioni di euro, diciamo che le squadre oserei dire che stanno facendo gli eroi. Se qualcuno mi avesse detto che la situazione della serie C dal punto di vista economico-finanziario fosse stata quella di adesso non ci avrei creduto. Questo però non elimina la pericolosità della situazione, un proseguimento di tutto questo, può seriamente far schiantare il sistema.
Come state lavorando per evitare che il fragile castello crolli?
Intanto auspichiamo che gli interventi che erano previsti nel passato decreto vengano messi dentro come il contributo alle spese sanitarie che sono state drammatiche. Non voglio fare nessuna polemica con gli altri perché sarebbe sciocco, quando si sta male si sta male tutti. È evidente però che non si può pensare di intervenire solo nei settori che sono chiusi perché quelli come i nostri, per restare aperti hanno dovuto mantenere posti di lavoro, la possibilità di lavorare per l’indotto a cui si sono aggiunte le spese sanitarie dei protocolli che sono molto pesanti, il danno paradossalmente è ancora più grande. Oltre ai rimborsi sanitari, credo che bisognerà intervenire sulle questioni relative al credito d’imposta per salvaguardare il fatto che non ci sono sponsorizzazioni e per terzo le liquidità.
Secondo lei il sistema calcio andrebbe ridisegnato? Possiamo approfittare del Covid?
L’unica manovra l’abbiamo fatta noi in sessant’anni quando siamo passati da novanta a sessanta squadre. Il Covid ha evidenziato che c’è un ulteriore urgenza di riforma, è stato un amplificatore dell’esigenza. Mi auguro che ci sia da parte di tutti la consapevolezza che se non dobbiamo rompere il giocattolo sia necessario fare delle riforme rapidamente.
L’esempio della Juventus U23 potrebbe funzionare?
Assolutamente, è uno dei pezzi del sistema, in quel caso, la Juventus ha dimostrato che funziona. Bisogna fare una riforma che abbia in testa come rilanciare i settori giovanili, la Nazionale di Mancini lo ha dimostrato se si punta sui giovani si può vincere. Nel calcio di vertice siamo fuori da tutto, dobbiamo riprendere un percorso di competitività. C’è bisogno di lavorare per ragionare al sistema, quale è la mission di ogni campionato, quale è la sostenibilità e quali sono le regole alla base. Questo è l’elemento chiave con il quale dobbiamo lavorare.
Lei ha prolungato la fine dei campionati per fronteggiare gli imprevisti e salvaguardare la salute, come sta andando?
In silenzio, usando il protocollo ed il buon senso, abbiamo dovuto gestire oltre cento partite da spostare e rinviare creando profondi disagi in un campionato estremamente complesso e difficile. Come ho già detto la priorità è sempre stata la salute, non lo auguro a nessuno di vivere un campionato di questo genere, siamo molto impegnati a lavorare tutti i giorni.
Cambiando decisamente argomento la serie C ha già la sua prima vincitrice, la Ternana…
Sono particolarmente legato a Cristiano Lucarelli, l’ho avuto da ragazzino quando ero direttore generale del Perugia, ho visto il suo percorso, la sua crescita da allenatore. Alla prima occasione che ha avuto con una società solida alle spalle e un bel progetto ha messo a frutto tutta l’esperienza che aveva vincendo il campionato con grande professionalità e competenza. Non era facile, grazie anche al direttore sportivo Leone e al presidente Bandecchi. La Ternana era un gruppo che lo scorso anno non fece un bell’anno, su quella ossatura però ha costruito una squadra davvero forte con una determinazione incredibile, Cristiano Lucarelli è stato veramente bravo.